Mafia, arrestato il latitante Fiorito Gestiva gli affari gelesi al Nord

A tradirlo involontariamente è stato il figlio Cosimo. Seguendo i suoi spostamenti, ieri mattina all’alba la polizia di Varese ha posto fine alla latitanza di Salvatore Fiorito, 67 anni, catanese residente a Ferno, nel Varesotto, ricercato per associazione a delinquere di stampo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti gestito dal clan gelese dei Rinzivillo. Indicato nel 1990 a capo di una decina legata a Nitto Santapaola, da maggio Turi basetta – com’era soprannominato – era ricercato. Per lui il tribunale di Caltanissetta aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione Tetragona, insieme ad altre 62 persone tra la Sicilia, la Lombardia e la Liguria.

Seppur sfuggito alla cattura, a Fiorito erano già stati sequestrati tre immobili, tra cui la villa in cui risiedeva a Ferno. La polizia lo ha invece trovato in un casolare di campagna – vicino all’aeroporto di Malpensa – usato come laboratorio di filati e predisposto per la latitanza: sotto terra, infatti, era previsto un ambiente in cui nascondersi in caso di eventuali perquisizioni e a cui era possibile accedere attraverso una botola. Fiorito, d’altronde, non era inesperto. Nonostante i lunghi periodi già trascorsi in carcere, «non ha minimamente ridimensionato il suo spessore criminale – spiega la polizia di Varese – mantenendo nel tempo le alleanze e collaborazioni di sempre». E anzi «crescendo negli interessi, di pari passo ai fratelli Rinzivillo e in particolare, a Crocifisso, con il quale risulta avere dato vita, nel Varesotto, ad una vera e propria holding del crimine».

Salvatore Fiorito era soprattutto a capo del traffico di stupefacenti. Secondo le indagini della polizia, avviate nel 2008, nei primi mesi del 2009 aveva organizzato insieme a Rosario Vizzini – altro uomo dei Rinzivillo – l’importazione di un grande carico di cocaina dal Sud America attraverso l’Inghilterra. Un ciclo di denaro sporco – proveniente anche dalle estorsioni – che le cosche gelesi ripulivano investendo in diverse attività imprenditoriali del Nord. I Rinzivillo in Lombardia e gli Emmanuello – verso cui pure era rivolta l’indagine – in Liguria.

Ma Fiorito era già noto alla polizia non solo per gli affari illeciti. Fin dagli anni ’80 il suo curriculum criminale è andato allungandosi per il coinvolgimento in diversi omicidi. L’ultimo, pianificato ma poi saltato, riguardava proprio il suo socio in affari, Rosario Vizzini. Accusato di aver sottratto parte degli incassi dei traffici criminali a Busto Arsizio, per lui Crocifisso Rinzivillo aveva emesso una condanna a morte. L’incarico di preparare l’esecuzione fu dato proprio a Fiorito. Ma le giustificazioni di Vizzini bastarono a salvargli la vita.


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