Inferno centro storico, esposto cittadini in procura «Il problema è che il Comune non fa il suo dovere»

La vita notturna nel cuore del centro storico di Catania scorre tra cocktail, risse, bracieri accesi, distese di bottiglie in frantumi e cittadini su tutte le furie. Uno spartito che sembra essere sempre lo stesso, ma l’asticella della vivibilità adesso sembra essere orientata sempre di più verso il basso. Colpa di alcuni locali, giurano gli abitanti, e della poca inclinazione di titolari e avventori al rispetto delle regole. «Molti di loro occupano il suolo pubblico ma la faccenda non preoccupa nessuno». A parlare è Enrico Reginato, presidente del comitato dell’Indirizzo. Un gruppo che, quando è nato, ha messo insieme 120 residenti. Uniti dalla lotta contro l’inferno che attanaglia un pezzo del centro storico di Catania «Il nodo principale è che il Comune non fa il suo dovere. Ci sono delle regole che andrebbero rispettate ma nessuno si prende la briga di farle osservare».

L’elenco di problemi e criticità è finito all’interno delle pagine di un esposto che il gruppo di cittadini ha deciso di presentare agli uffici giudiziari etnei e al procuratore capo Carmelo Zuccaro. Ennesimo atto ufficiale tra quelli messi insieme negli ultimi nove anni. «Le uniche convocazioni e risposte sono state limitate alla Fabbrica del decoro voluta dall’assessore Salvo Di Salvo». Strumento per sensibilizzare la partecipazione dei cittadini, promosso da Palazzo degli elefanti, tradottosi in un parziale fallimento. «Abbiamo scritto un modello di regolamento per il decoro urbano ispirandoci alla città di Bologna – continua Reginato – Ma la nostra proposta non è mai passata in Consiglio comunale perché c’è sempre stata la mancanza del numero legale». A questo si aggiungono le dimissioni del presidente del tavolo di confronto permanente Renato Camarda. Andato via a maggio dello scorso anno per l’impegno del Comune ridotto al lumicino. 

Il girone dantesco del centro storico a cui fa riferimento Reginato è quello che parte da piazza Mazzini, lungo via Garibaldi. Zona dalla quale è possibile immettersi in via Auteri. «Dove ci sono quattro locali, più due negozi di prossimità che campano vendendo soltanto alcolici». All’angolo con via Zappalà-Gemelli, l’ingresso dell’istituto scolastico Amerigo Vespucci, gli scalini sono spesso pieni di bottiglie di vetro rotte. «Poi ci sono piazza Currò e piazza dell’Indirizzo – continua il presidente del comitato -. Qui nonostante i divieti di transito dei mezzi nessuno rispetta le regole». Il dito però viene puntato anche nei confronti degli esercenti: «C’è sempre musica a volumi inaccettabili. Alcuni locali hanno preso anche l’abitudine di chiudere alle sei del mattino, con tutte le conseguenze del caso per chi abita in queste zone». Di notte capita anche che qualcuno decida di fare un selfie con una persona, forse ubriaca, parzialmente priva di sensi e distesa a terra. 

Purtroppo quanto descritto non riguarda episodi isolati. Nelle pagine dell’esposto, indirizzato anche al sindaco Enzo Bianco, viene fatto riferimento a «episodi di spaccio di droga, risse alle quale ogni notte assistiamo tutti tranne, a quanto pare, gli operatori dell’ordine pubblico. Persone ubriache che urinano sulle pareti dei palazzi e defecano sui marciapiedi, lasciando il segno e il lezzo indelebili». Soltanto qualche giorno fa MeridioNews aveva raccontato, attraverso alcune testimonianze, un pestaggio in piena regola avvenuto proprio in piazza Currò. Vittima un migrante intento a spacciare marijuana. 

Reginato quando descrive la situazione con cui è suo malgrado costretto a convivere non nasconde l’indignazione. Spesso in giro per lavoro in Europa ma con base anche a Firenze, in Toscana: «Catania non è assolutamente seconda. È una città bella ma chi ha comprato casa in questa zona si ritrova a non avere nessuno servizio. Nonostante il nostro contributo a rendere vivibile il quartiere. La verità è che da qualche anno l’unico modo per tirare qualche soldo a Catania è vendere alcolici. Questa è diventata la famosa movida». 


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