Belpasso, imputazione coatta al segretario del Pd La presunta diffamazione al sindaco e i precedenti

Il post del sindaco Carlo Caputo apparso ieri su Facebook

A quanto pare, tra Carlo Caputo e Nunzio Distefano intercorre una storia lunga. E non è d’amore. Ieri Caputo, sindaco di Belpasso ancora per pochi giorni, ha scritto su Facebook un lungo post per comunicare a chi lo segue che il segretario comunale del Pd (sebbene candidato al Consiglio con il centrodestra) sarebbe stato rinviato a giudizio per diffamazione. Proprio su querela di Caputo, che non avrebbe apprezzato una sua uscita di qualche mese fa sui social network. In realtà però Distefano non deve andare a processo. Per lo meno, non ancora: dinnanzi alla richiesta di archiviazione del pm, il gip ha disposto l’imputazione coatta. La procura dovrà dunque redigere il capo d’imputazione, ascoltare il dem nel merito della vicenda e poi – ancora dinnanzi al gip, che stabilirà infine cosa fare – sostenere ancora la tesi dell’archiviazione o, in alternativa, chiedere che Distefano vada davvero a processo. 

La replica, ancora su Facebook, di Nunzio Distefano

Ma qual è, per l’appunto, il merito della questione? Dallo scambio polemico tra i due tenutosi ieri pomeriggio su su Facebook non si capisce granché, ma lo spiega a MeridioNews il primo cittadino Caputo. «Distefano – spiega – ha insinuato che, a Belpasso, un mio amico si è aggiudicato un lavoro da 4200 euro, proprio perché sarebbe vicino a me. Poi ho verificato che questa azienda, che è davvero di un mio caro amico, in cinque anni ha fatto in città due lavori: questo da 4200 euro, e uno da circa tremila euro. Quello più congruo (che ha poi scatenato la querela, ndr) era un appalto per la realizzazione e la posa di dossi artificiali: su quella cifra, l’utile d’impresa dovrebbe stare intorno ai 500 euro. Di questo stiamo parlando». 

Il sindaco ricorda per l’appunto che il segretario del Pd, più o meno otto mesi fa, aveva postato su Facebook una foto che lo ritrae a cena insieme al suo amico. «L’appalto – aggiunge – venne assegnato dopo inviti anche ad altre ditte, nonostante l’importo fosse al di sotto dei ventimila euro». Sul social network blu, ieri pomeriggio, Caputo aveva sostenuto che, contro di lui, Distefano ha avanzato 198 esposti in cinque anni («uno stalkeraggio»), senza alcun esito, mentre la sua querela era andata a segno al primo colpo. 

Numeri che Nunzio Distefano contesta. «Mi attribuisce 198 esposti – ha scritto ieri – li ha sognati oppure dice cifre a caso. Sono meno di venti e le indagini sono in corso». «Finora – puntualizza oggi al telefono – io e il mio legale (l’avvocato Enzo Guarnera, ndr) non siamo entrati nel merito perché c’era la richiesta di archiviazione del pm. Quando mi notificheranno il nuovo capo d’imputazione chiederò di essere sentito. E poi – prosegue – si aprirà anche una partita collaterale». Che, a suo avviso, potrebbe contemplare anche la responsabilità di altri. A riprova del fatto che tra i due le storie sono tese da anni, il segretario del Pd di Belpasso rivela che, in passato, Caputo lo avrebbe denunciato («denunce poi archiviate»), mentre un sostenitore del sindaco lo avrebbe querelato. «Ma non ho mai reagito con contro querele. Ora mi sono un po’ scocciato di fare il punching ball. Così – conclude – stavolta, trovandoci peraltro in campagna elettorale, ho chiesto al mio avvocato di monitorare le condivisioni di quel post e fare il più possibile per tutelarmi». 


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