Voto di scambio, nuova accusa per Riccardo Pellegrino Coinvolti politici dell’Acese, ipotesi consenso da mafia

Esiste un secondo filone nell’inchiesta della procura di Catania che, a fine marzo, ha notificato la chiusura delle indagini al consigliere comunale uscente di Catania e attuale candidato sindaco Riccardo Pellegrino. Il nome dell’esponente forzista, accusato di avere comprato voti in occasione delle Regionali di novembre, compare insieme a quello del padre Filippo nell’elenco di 14 persone a cui a inizio aprile è stato notificato un avviso di accertamenti irripetibili, nell’ambito di un nuovo procedimento aperto dai pm Marco Bisogni e Tiziana Laudani, gli stessi che si sono occupati della precedente vicenda. Anche stavolta a occuparsi delle indagini è la Direzione investigativa antimafia. Stavolta i 14 sono accusati, a vario titolo, di corruzione semplice e voto di scambio politico-mafioso. Da fonti vicine a piazza Verga, risulta che gli accertamenti sarebbero stati effettuati l’11 aprile su un telefonino sequestrato proprio al candidato sindaco etneo, che domani dovrebbe chiudere la campagna elettorale a piazza Palestro.

Quello di Pellegrino, comunque, non è l’unico nome eccellente. Scorrendo l’elenco degli indagati, si trovano altre figure legate alla politica locale. Alcune sono stati già indagati nel filone di marzo: è il caso, per esempio, dell’ex primo cittadino di Mascali Biagio Susinni. Chi non compare è l’ex primo cittadino di Aci Catena, Ascenzio Maesano, già condannato per corruzione per una storia di tangentiin attesa del giudizio di secondo grado. Maesano, che è coinvolto anche nell’inchiesta su mafia e rifiuti denominata Gorgoni, è considerato dagli inquirenti il candidato attorno a cui era stata costruita una macchina del consenso, poi dirottata su Pellegrino, nel momento in cui il politico catenoto era ormai fuori dai giochi per via dell’arresto. Altro nome conosciuto è quello di Nino Amendolia: l’ex deputato regionale, nei giorni scorsi, è finito al centro delle cronache per essere rimasto ferito al termine di quella che sarebbe stata una rapina, con i malviventi che durante l’aggressione hanno esploso un colpo d’arma da fuoco

Oltre quella di Catania, la notizia potrebbe destabilizzare anche gli ultimi giorni della campagna elettorale ad Acireale. L’avviso della procura guidata da Carmelo Zuccaro è arrivato infatti anche a Sebastiano Brischetto, storicamente attivo nella politica locale e padre della candidata sindaca della Lega Giusy. Il suo nome, tuttavia, sarebbe emerso nell’ambito della campagna elettorale per le Regionali, in cui la figlia – tornata in campo per le Amministrative nella città dei cento campanili, dopo l’esperienza assessoriale degli anni Duemila – non è stata protagonista. Anche se di elezioni non se ne parla – l’ultima tornata si è svolta l’anno scorso – l’indagine riguarda anche il consiglio comunale di Aci Catena: tra le persone che hanno scoperto di essere indagate c’è Francesco Petralia, attuale consigliere d’opposizione e nel 2017 candidato sindaco per il centrosinistra. Anche per lui, che nel passato è stato vicesindaco di Pippo Nicotra, al momento non è dato sapere se l’ipotesi di reato è quella di corruzione elettorale semplice o di voto di scambio politico-mafioso. Nella sua stessa posizione si trovano due ex consiglieri catenoti, entrambi vicini all’ex deputato regionale Nicotra. Si tratta di Giuseppe Caponetto e Michele Puglisi.

La miscellanea di nomi, molti dei quali in apparenza privi di connessioni reciproche, sarebbe venuta fuori da un lavoro investigativo caratterizzato da una sorta di effetto domino, ma che avrebbe una radice comune: a indirizzare i magistrati della procura etnea, infatti, sarebbe stato il pentito Mario Vinciguerra. Arrestato nel 2013, nell’operazione Fiori Bianchi, l’ex esponente del clan Santapaola è passato a collaborare con la giustizia. Nei suoi verbali si sarebbe concentrato sugli intrecci di potere tra politica e Cosa nostra nell’Acese

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Riceviamo e pubblichiamo dal candidato sindaco Riccardo Pellegrino:

In relazione alla notizia pubblicata sul vostro giornale on line di oggi 07.06.2017, dal titolo ‘Voto di scambio, nuova accusa per Riccardo Pellegrino…”, comunico che si tratta di una notizia già diffusa tempo addietro per la quale ho già manifestato assoluta serenità in ordine alle ipotesi formulate in quanto del tutto estraneo alle stesse, così come piena fiducia nell’operato della magistratura. Sotto tale profilo mi auguro un’indagine rigorosa e certosina che permetta di fugare ogni dubbio sulla costante correttezza del mio operato. Ciò che trovo del tutto singolare è il tempismo con cui tale notizia, ribadisco già nota , viene ripresa dalla vostra testata proprio tre giorni prima della competizione elettorale comunale che mi vede protagonista e con riferimenti a presunti atti di indagine a me del tutto sconosciuti.

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Il riferimento del candidato sindaco Riccardo Pellegrino forse va all’indagine chiusa dalla procura di Catania a fine marzo. Tuttavia, quella di cui dà notizia il presente articolo è un’altra. I due fascicoli chiaramente hanno numeri di procedimento e tempi diversi.
Redazione MeridioNews


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