Mafia, le nuove leve per ricostruire il potere dei Laudani Gli ordini dal carcere su come gestire racconti del pentito

Sono iniziati, dinanzi al giudice per le indagini preliminari Giuliana Sammartino, gli interrogatori di garanzia per i 19 soggetti, presunti affiliati al clan Morabito-Rapisarda arrestati all’alba di martedì dai carabinieri del comando provinciale di Catania nell’ambito dell’operazione En plein 2. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Giorgio Castorina, Giuseppe Arcidiacono, Giuseppe Patanè, Vincenzo Vinciullo, Vincenzo Marano, Lucio Farina e Samuele Cannavò, mentre Sebastiano Tocra e Antonino Barbagallo hanno contestato le accuse che gli sono state mosse. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati, Antonio Giuffrida, Salvatore Caruso, Vittorio Lo Presti, Carmelo Lo Presti, Roberta Castorina, Mario Cardillo e Massimo Di Guardo. Gli altri arrestati saranno sentiti nei prossimi giorni. 

L’operazione En Plein 2 ha di fatto smantellato il clan nell’orbita Laudani dei Morabito-Rapisarda, mettendo in evidenza le figure delle nuove leve del gruppo malavitoso paternese, chiamate a rimpiazzare le vecchie glorie del clan ormai da tempo in carcere. Un ruolo di particolare rilievo è quello assunto da Lucio Emanuele Farina, 21 anni il prossimo 13 dicembre, figlio di Angioletto Farina, finito anch’egli in manette martedì scorso, e nipote sia di Alessandro Farina, braccio destro del boss Turi Rapisarda, sia di Orazio Farina. Quest’ultimo è il collaboratore di giustizia, che con le sue rivelazioni, sta dando un contributo non indifferente alla magistratura nella ricostruzione del funzionamento del clan in tutti i suoi aspetti. 

Secondo gli inquirenti, il rampollo della famiglia Farina, presente ai colloqui in carcere assieme ad Antonino e Vanessa Mazzaglia, rispettivamente suocero e moglie di Alessandro Farina, «svolgeva il ruolo di portavoce dello zio – scrivono i magistrati – nei confronti degli associati a lui più vicini come Samuele Cannavò, Francesco Pappalardo, il padre Angioletto Farina», ricevendo indicazioni da Alessandro Farina «sui fornitori a cui rivolgersi per la piazza di spaccio e su come espandersi a Santa Maria di Licodia». Lucio Farina, su preciso mandato dello zio, dava indicazioni al resto del gruppo su come «nascondere le armi per timore di controlli delle forze dell’ordine e su cosa dire e fare a seguito della collaborazione di Orazio Farina». 

E d’altronde, l’ascesa del ventenne e la sua affiliazione al gruppo, era è stata suggellata con il solenne bacio in bocca da parte dello zio Alessandro prima e successivamente dal boss Rapisarda, dandogli un bacio sulla guancia. A dare conferma dell’attiva partecipazione del ragazzo al gruppo mafioso, lo zio Orazio Farina, nel corso di un interrogatorio dello scorso gennaio, raccontava: «So che di recente Lucio, grazie al padre Angelo, si è avvicinato al gruppo di Turi Rapisarda …Quando parlo di avvicinamento – specifica il pentito davanti al magistrato – intendo dire che, in mancanza delle vecchie leve, che si trovano in carcere, questi giovani stanno ricostituendo le forze del gruppo Laudani e quindi ne garantiscono la continuità».


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