Acireale, soldi da Regione per porto S. Maria La Scala? Il 16 luglio il sindaco Alì incontrerà l’assessore Falcone

La Regione avrebbe pronto un finanziamento tra i tre e i quattro milioni di euro, da fondi Poc (Piano operativo complementare), per riqualificare il porto di Santa Maria La Scala, frazione marinara di Acireale. Il 16 luglio si terrà il primo abboccamento ufficiale tra la Regione Siciliana e la nuova amministrazione comunale pentastellata. Il sindaco Stefano Alì incontrerà a palazzo Esa, a Catania, l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone, in primo luogo per cercare di trovare la quadra su un’ipotesi che MeridioNews ha raccontato pochi giorni fa: la costruzione di una fermata del treno ad alta percorrenza in piazza Cappuccini. In quella sede, però, potrebbe esserci l’occasione di avviare un’interlocuzione anche sull’infrastruttura portuale. 

«Abbiamo intenzione di investire sul porto di Santa Maria La Scala – dice Falcone -. C’è peraltro uno studio di fattibilità che prevede un intervento che va dai tre a i quattro milioni di euro. Noi saremmo pronti con fondi del Poc, dopodiché vediamo un po’ come riusciremo a procedere». Il componente del governo Musumeci ipotizza, almeno nei fondamentali, il genere di intervento che si potrebbe compiere a Santa Maria La Scala. «Bisogna fare un piccolo braccio – spiega – e su questo realizzare i servizi essenziali che accompagnano la banchina. Quanto ai tempi – aggiunge – dobbiamo capire se il progetto dobbiamo farlo noi, e lo faremmo attraverso il provveditorato dei Lavori pubblici, o se invece potrà pensarci il Comune. In quest’ultimo caso potremmo essere ancora più disponibili, perché ci sarebbe la possibilità di accelerare». 

Non ancora informato dell’ipotesi, all’inizio il sindaco Stefano Alì rimane perplesso. «Sapevo che gli argomenti dell’incontro del 16 sarebbero stati due – precisa – ma credo che parleremo soprattutto della fermata in piazza Cappuccini». Davanti all’ipotesi di un finanziamento per migliorare l’area portuale di Scala, tuttavia, il primo cittadino non chiude la porta, anzi. A precise condizioni. «Ci sarà da valutare anche il tema dell’impatto ambientale – avverte – e ci sono persone competenti che possono occuparsene. Però se c’è la possibilità di portare denaro sul territorio, di certo non dico no». Una seconda condizione da seguire, secondo Alì, è rispettare le vere esigenze dell’infrastruttura. «Se si tratta di un semplice allungamento del braccio – prosegue – potrebbe non servire a granché. Tutti i porti della nostra zona, nel momento in cui c’è mare forte da Sud, non sono protetti. Si tratterebbe semmai – ipotizza il sindaco – di rafforzare le barriere frangiflutti oppure di costruire un braccio perpendicolare».

Alì conosce piuttosto bene la frazione di santa Maria La Scala. Una delle sue prime uscite accanto al Movimento 5 stelle, che poi lo ha scelto come candidato sindaco in una corsa in crescendo che ha schiuso le porte di Palazzo di città ai pentastellati, aveva avuto come palcoscenico proprio la graziosa frazione a mare. In quel caso il neosindaco e la parlamentare del M5s Angela Foti avevano allestito una conferenza stampa per contestare alla radice i lavori di riqualificazione di una parte del lungomare, intervento finanziato dalla Comunità europea con oltre 877mila euro nel 2013, ma scattato dopo oltre due anni. Alì e Foti ritennero quei lavori particolarmente lacunosi, e in quei giorni – era l’aprile 2016 – si sviluppò un vivace botta e risposta tra l’ingegnere elettronico e l’allora primo cittadino Roberto Barbagallo. Nessuno poteva ancora immaginare che Alì ne avrebbe poi preso il posto. Tantomeno era prevedibile la bufera giudiziaria che, lo scorso febbraio, ha costretto Barbagallo a lasciare lo scranno più altro di via Lancaster. 

Come detto a più riprese, l’incontro istituzionale del 16 luglio sarà incentrato principalmente sulla mobilità. Falcone e la delegazione del Comune acese cercheranno di trovare una base di accordo per la costruzione, in pieno centro, di una fermata del treno ad alta percorrenza. Per questa opera pubblica ci sono cinque milioni di euro affinché Rfi costruisca l’infrastruttura, da cui passerà, con tempi e modi ancora incerti, il treno veloce – e, almeno in teoria, puntuale – che collegherebbe in un primo momento Catania a Fiumefreddo, passando anche per Giarre. La linea potrà poi essere sviluppata ulteriormente verso Messina, passando anche per Taormina, quando verrà completato il raddoppio in variante del binario tra Fiumefreddo e Giampilieri, opera di ricucitura per la quale c’è un contratto istituzionale di sviluppo da due milioni e 270mila euro, al momento fermo alla progettazione preliminare, ma che dovrebbe andare in gara all’inizio del prossimo anno. Considerati i tempi per l’approvazione e per l’aggiudicazione della gara, Falcone prevede un avvio dei lavori, che verranno eseguiti da Rfi, «entro la fine del 2019». Che poi dovrebbero chiudersi in un arco temporale che varia tra i 12 e i 15 mesi. Seguendo questa road map, la fermata potrebbe essere cosa fatta nei primi mesi del 2020


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