Il ricordo di Sebastiano Gesù e del cinema condiviso «Le sue collezioni utili a leggere i fenomeni culturali»

A leggere i post su Facebook dei suoi contatti, riconosco perfettamente Sebastiano Gesù, perché tutti insistono sulla sua gentilezza e generosità. È vero, lui era fatto proprio così, un infaticabile costruttore di percorsi visivi, che amava condividere. Studenti e spettatori gli riconoscono ciascuno almeno una scoperta – un film, un autore, una rassegna tematica –, altri invece l’innamoramento per il cinema tutto, come medium che ha nel suo destino originario la fruizione pubblica, in sala, in piazza, ovunque si possa tendere uno schermo bianco. Tutti gli amici che scrivono, per ricordarlo affettuosamente, mettono in comune un ricordo personale, una fotografia, oppure mostrano a favore di camera la copertina di uno dei suoi innumerevoli libri.

Probabilmente ciò che resta, al tempo dei social network, è proprio la messe di ricordi individuali di amici cari o magari di spettatori riconoscenti del lavoro di selezione e di proposta artistica, scientifica, o ancora studenti pronti a esprimere affettuosa gratitudine per un corso universitario, un ciclo di lezioni al Centro sperimentale, un seminario, la presentazione di un film o di un libro. Sono tracce digitali, parole e immagini, che contribuiscono a disegnare la complessità e la ricchezza condivisa di Sebastiano.

È stato prima di tutto un critico cinematografico, capace di individuare con straordinaria sensibilità le direzioni tortuose e talvolta involute che l’audiovisivo stava prendendo con l’avvento del video analogico prima e della registrazione digitale poi. Ha raccolto e collezionato tutti i materiali cinematografici che riguardavano la Sicilia: lungometraggi e cortometraggi, a soggetto e documentari, manifesti e locandine, libri, cartoline, fotografie e gadget promozionali. Nessun film girato in Sicilia o che coinvolgesse registi o attori siciliani è passato inosservato dal suo radar a sintonia fine. Mi capitava talvolta di ricevere dei dvd di copie lavoro di studenti molto giovani, che mi dicevano che il corto era stato visto solamente dai loro parenti e dal prof Gesù. Lui vedeva tutto, partecipava a tutte le manifestazioni tematiche, in Italia e nel mondo (ultimamente aveva contribuito a organizzare iniziative in Australia, Sud Africa e Argentina), con un’energia che io – con un quarto di secolo in meno – gli invidiavo tantissimo. Le sue collezioni non erano mai finalizzate a uno sterile accumulo di oggetti, ma divenivano sempre strumenti per la lettura di fenomeni culturali. Così, giusto per fare un esempio, il manifesto de Il giorno della civetta nella distribuzione tedesca, che riportava un titolo diverso, Don Mariano, dimostrava la fascinazione che il pubblico straniero ha per la rappresentazione cinematografica dei boss della mafia siciliana. Un semplice manifesto promozionale permetteva così di riconoscere e denunciare uno stereotipo che ancora oggi perseguita i siciliani.

Non si contano le mostre, le retrospettive, le rassegne, che spesso prendevano la forma editoriale di ricche curatele, in cui i giovani critici – tutta la mia generazione, nessuno escluso – trovavano spazio, potendo così misurare la propria scrittura con un pubblico di lettori.

Ieri Sebastiano si è fermato a riposare. Dopo aver lottato contro tante vicissitudini che lo avevano provato nel corpo, ha deciso forse che poteva andare bene così, che era pienamente soddisfatto. L’ultimo libro, L’arte del silenzio, sul cinema delle origini in Sicilia, riporta una dedica dolce: «La giovinezza è come la primavera / una stagione molto adulata / a Chiara e Massimo, / con infinito amore». I due giovani sono la figlia e il genero, che gli hanno donato l’ultima grande emozione, la sua amata nipotina Marta, nata sei giorni fa. Lui l’ha incontrata e le ha sorriso. Ha commentato con un post pubblico su Facebook: «È nata Marta, siamo felici». Con questo tono lieve, mi piace ricordare il mio amico. Con la sua affermazione aperta e luminosa di una felicità semplice, piena, assoluta.

(I funerali si terranno oggi pomeriggio, alle 16, nella chiesa del Sacro Cuore a Santa Venerina)


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