Cantarella e la vicedirezione della rivista massonica di Labisi Lodava il suo sguardo sull’Africa, ma lui lì comprava diamanti

L’Africa: la medicina per riscoprire il vero senso della vita. È il titolo scelto per una pubblicazione sulla rivista massonica Rebis della serenissima gran loggia del Sud al cui vertice sedeva Corrado Labisi. L’ex paladino della legalità finito in manette nei giorni scorsi perché ritenuto al vertici di un’associazione a delinquere finalizzata alla distrazione di denaro pubblico. A firmare quell’articolo del 2009 è, ironia della sorte, uno degli uomini simbolo della Lega di Matteo Salvini a Catania: Fabio Cantarella, ex vicesindaco di Mascalucia e oggi assessore ai Rifiuti della giunta etnea del sindaco Salvo Pogliese

Cantarella, in quegli anni, non era solo una firma della rivista, ma il vicedirettore del periodico culturale in cui si raccontano le attività della loggia di Labisi. E tra grembiuli, compassi, muratori e diritto templare, uno sguardo veniva dato anche al continente nero. «Cuore pulsante del mondo, dove la vita ha avuto origine e dove tutto è iniziato». In mezzo a tanti ragionamenti «sullo smarrimento dei valori della società moderna», un passaggio, nella parte iniziale, era riservato proprio all’operato di Labisi. Ai suoi studi e al suo sguardo attento all’asse afro-mediterraneo. Qualcosa, scriveva Cantarella, «a cui pochissimi hanno saputo guardare». Tra questi «il nostro pregiatissimo gran maestro Corrado Labisi». Il quale però, secondo i magistrati, avrebbe dedicato gran parte dei suoi viaggi in Africa all’acquisto di diamanti, forse – è l’ipotesi dell’accusa – con i soldi pubblici destinati all’istituto per anziani e disabili Lucia Mangano.

Oggi la rivista ha sospeso le pubblicazioni, il sito è offline e l’ex gran maestro dietro le sbarre. È anche in Costa d’Avorio che l’ex paladino della legalità avrebbe fatto affari, acquistando pietre preziose «di cui nulla si sa». Un passaggio ipotizzato nelle carte dell’inchiesta Giano bifronte, citando un «trasferimento di fondi all’estero tramite la compagnia Western Union per il più che probabile pagamento dei diamanti». Labisi non ha mai fatto mistero del suo interesse per il continente nero, sebbene in modi diversi: incontri, onorificenze ma anche pubblicazioni, come l’articolo di Cantarella, per sottolinearne l’impegno. 

Sempre nel 2009, Labisi si inventa una direttrice massonica a livello internazionale. Con lui, al tavolo dei relatori durante la presentazione all’hotel Nettuno, ci sono anche l’allora ministro dell’Industria della Costa d’Avorio Ehui Bernard e don Salvatore Lo Cascio, parroco del quartiere Librino e padre spirituale del defunto capomafia Pippo Ercolano. Negli anni successivi, tra il 2010 e il 2011, Labisi organizza conferenze e tavole rotonde per parlare della situazione politica della Costa d’Avorio e lancia appelli per la pace. Paese in cui si sarebbe recato più volte, annunciando la realizzazione di progetti sanitari e la costruzione di ospedali mobili. «Con quali soldi?», gli viene chiesto in un’intervista. L’ex gran maestro giura che tutto si sarebbe fatto con «l’autofinanziamento e senza chiedere fondi alla Regione».

Qualche anno prima, la voce del massone, ancora una volta legata all’Africa, finiva nelle trascrizioni delle intercettazioni nell’inchiesta antimafia Fiori Bianchi. Si arriva a lui perché a essere controllato è il suo interlocutore, Giorgio Cannizzaro, eminenza grigia della famiglia mafiosa di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano con contatti di alto livello con imprenditori e prelati del Vaticano, poi condannato a sei anni. Tra i due, che si chiamano «fratelli», secondo gli investigatori ci sarebbe stato «qualcosa che va al di là della mera conoscenza e che sottintende una comunanza d’interessi per certi versi inquietante». Il riferimento è a un colloquio in cui Labisi, Cannizzaro e una terza persona – «un nobile ospite con accento francese» – parlano appunto di Africa. «I fratelli africani sono fratelli nostri con tutto il cuore», diceva Cannizzaro all’uomo che, a questo punto, replicava: «Ora bisogna andare a concretizzare, perché tutti vi aspettano laggiù». Di cosa si sarebbero dovuti occupare, però, non è dato saperlo. Gli anni sono gli stessi in cui Labisi colleziona una serie di incarichi: dal ruolo di ambasciatore a Catania dei sindaci della Costa d’Avorio all’incarico di fiduciario dell’ambasciatore africano presso il Quirinale, passando per la sindacatura onoraria di Sikensi, cittadina ivoriana nel Sud del Paese.

«Non sapevo di questi presunti affari di Labisi in Africa, lui raccontava di fare beneficenza e aiutare il prossimo – replica a MeridioNews Fabio Cantarella – La rivista (Rebis, ndr) veniva stampata dall’editore di Paesi Etnei Oggi Andrea Pitrolino di cui all’epoca ero direttore responsabile. Ogni tanto scrivevo pure io ed ero vicedirettore perché mi chiedeva di collabore per dare una mano. Labisi? Lo conoscevo perché sponsor di Paesi Etnei, aveva ottimi rapprto con Pitrolino, ma personalmente non avevo nessuna conoscenza stretta con lui». Cantarella chiarisce anche la sua presunta appartenenza alla massoneria: «Non ne faccio parte, d’altronde gli elenchi sono al ministero. Conosco tanti massoni, posso ammetterlo, medici importanti, ingegneri e qualche imprenditore, ma non sarei per mettere tutti sullo stesso piano. Il male e il bene sono ovunque ma attiene ai singoli».


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