Licodia, le ammissioni di Gagliano «Forse ho colpito Stefania con un coltello»

Loris Gagliano ha confessato. Le dichiarazioni spontanee che ha rilasciato alle forze dell’ordine – nonostante lo stato confusionale – sono chiare: «Non ricordo bene, ma forse ho colpito Stefania con un coltello, e forse c’era anche qualcun altro della sua famiglia». Il ragazzo, 24 anni, è accusato di aver ucciso ieri mattina a Licodia Eubea, in provincia di Catania, la sua ex fidanzata Stefania Noce – sua coetanea – e suo nonno Paolo Miano, 71 anni, e di aver ferito la moglie di lui, Gaetana Ballirò, 72 anni. È stata proprio l’anziana donna a chiamare la madre di Stefania per chiederle aiuto e a far scattare l’allarme. Nel frattempo, però, Gagliano era già scappato con la sua Ford Ka.

Quando i carabinieri della stazione di Acate l’hanno trovato e arrestato, voleva uccidersi. Con un tubo di gomma, aveva collegato lo scarico dell’auto all’abitacolo. Erano le 15.50, la macchina aveva il motore spento ed era posteggiata in via dei Platani, una zona disabitata a Marina di Acate, a 50 metri dal mare. Era confuso, ma parlava. Diceva che era il compagno di Stefania, che stavano insieme da quattro anni, che «lei cercava pretesti futili per litigare e io sono molto geloso». «Ricordava che erano usciti insieme, la sera prima, e che avevano discusso – afferma il tenente Guido Cioli, dei carabinieri della compagnia di Vittoria – ma ogni tanto si perdeva, era turbato». Tra le sue dichiarazioni, c’è anche quella in cui confessa l’omicidio: «Credo che stamattina sia successo qualcosa di molto violento a Licodia Eubea», ha detto Gagliano ai militari.

Al momento del fermo, il sedile anteriore del passeggero era occupato. C’erano vari coltelli. Tra i quali quello usato per l’omicidio. Una lama insanguinata lunga 11 centimetri. E poi una katana e tre coltelli a serramanico. «La vendita di armi bianche di questo genere è consentita – spiega Cioli – ma è vietato il trasporto, poiché sono catalogati come oggetti atti a offendere». Pugnali a scatto, di uso militare, che Gagliano ha dichiarato di aver acquistato a Roma, e di aver portato «per difendermi, perché lei (Stefania Noce, ndr) era stata spesso violenta con me». Ma i suoi abiti raccontano un’altra storia: inzuppati di sangue, sono stati sequestrati dai carabinieri e saranno usati come prova.

A uccidere la ragazza un colpo alla gola, mentre a essere stati fatali per il nonno una serie di coltellate alla schiena. La casa in cui si è consumato il delitto, in via Cairoli 5, nel pieno centro di Licodia Eubea, è su due piani. Secondo le ricostruzioni, Stefania Noce si trovava al secondo, in cucina, quando ha cominciato la lite con Loris Gagliano. L’ultima.

Guido Ioppolo, difensore del giovane attualmente detenuto nella casa circondariale di Ragusa, preferisce non commentare. «Non ho ancora avuto modo di parlare da solo con lui – dice – anche se ho assistito all’interrogatorio». E continua: «Domattina andrò a trovarlo in carcere».

Intanto, oggi pomeriggio alle 16.30 è programmata l’autopsia sui corpi delle vittime.


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Quando lo hanno arrestato, il ragazzo che ha ucciso Stefania Noce, 24 anni, era in stato confusionale. Stavano insieme da quattro anni, ma litigavano spesso. «Cercava pretesti futili per litigare», ha detto poco dopo essere stato fermato dai carabinieri. Tra i ricordi vaghi, anche quello di «una cosa molto violenta»

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