«Già all'esterno abbiamo notato che la vegetazione intorno era bruciata», racconta a MeridioNews il responsabile del gruppo Grotte del Cai etneo. Intanto i carabinieri hanno individuato il presunto responsabile: un postino 21enne catanese Guarda il video
Belpasso, in cenere la posta trovata sepolta nella grotta «Hanno appiccato il fuoco, recuperati solo sette sacchi»
«Una montagna di cenere». In questo si è trasformato il tappeto di posta che era stato ritrovato da un gruppo di speleologi del club alpino italiano di Catania all’interno della grotta della dinamite. Il sito lavico si trova in via Pettirosso, nel villaggio delle Ginestre, alla periferia di Belpasso, ed era ormai diventato un cimitero delle lettere. A una settimana e mezza dalla scoperta, alle 6.30 di questa mattina alcuni membri del gruppo Grotte del Cai etneo arrivano davanti alla grotta per recuperare le tonnellate di materiale cartaceo abbandonato all’interno. Ma ne trovano ben poche: nel frattempo, la maggior parte è andata in fumo. Intanto i carabinieri hanno individuato il presunto «postino disonesto» che sarebbe un 21enne catanese che dovrà rispondere di violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza.
«Giunti nella zona della grotta, già all’esterno – racconta a MeridioNews Carmelo Bucolo, il responsabile del gruppo speleogico che era presente anche al momento del ritrovamento della posta mai consegnata – abbiamo notato che parte della vegetazione lì intorno era bruciata». Entrati con le corde per fare il prelievo che era stato autorizzato dai carabinieri di Belpasso, che hanno raccolto la denuncia già la scorsa settimana, «ci siamo accorti che dentro la grotta c’era una montagna di cenere. Questo sono diventate le lettere che si trovavano nelle parte centrale del tunnel. Non so a quando risale il rogo – precisa – perché dopo lo scorso mercoledì non siamo più tornati qui, ma certo non è di ieri sera». Gli speleologi sono riusciti a recuperare solo le lettere che si sono salvate dalle fiamme, cioè quelle ai lati del tunnel. «In tutto abbiamo riempito sette sacchi di iuta», poco rispetto alle tonnellate di corrispondenza abbandonata nel sito. «Fra la puzza di bruciato e la polvere, operare non è stato semplice – dice Bucolo – nonostante avessimo le mascherine, qualcuno si è anche sentito male».
I sette sacchi pieni di posta riportata in superficie e rimasta integra sono stati sigillati e consegnati ai carabinieri che faranno le verifiche del caso per ricostruire i fatti e individuare le eventuali responsabilità. Intanto, i carabinieri hanno individuato un impiegato di una società di servizi – la Olimpo Service Srl – delegata alla consegna di corrispondenza a livello regionale. Stando a quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, sarebbero oltre duemila le lettere gettate via dal postino per evitare la fatica di doverle consegnare. Al fattorino cui era stata affidata la corrispondenza, i militari sono arrivati tramite lo stesso meccanismo utilizzato per la tracciatura della posta: un palmare dotato di lettore ottico che procede allo sparo del barcode presente sulla busta che la monitora fino al momento del recapito al destinatario.
Datate anche 2016 e 2017, le buste ancora sigillate e mai recapitate ai destinatari sarebbero riconducili a una ditta privata di consegna della posta che lavora anche con altre aziende in subappalto. Fra la corrispondenza anche comunicazioni importanti e urgenti mandate dall’agenzia delle Entrate, da banche, da altri istituti di credito, da studi legali o da compagnie assicurative. Dal controllo generico a campione fatto la scorsa settimana, subito dopo il ritrovamento, pare che i destinatari fossero cittadini di Misterbianco, Mascalucia, Gravina, San Gregorio, Paternò e Aci Bonaccorsi.
«Non siamo tra i Comuni destinatari di questa corrispondenza ritrovata – dichiara il sindaco di Belpasso, Daniele Motta, presente questa mattina per seguire le operazioni di recupero nella cavità lavica, insieme anche all’assessore all’Ecologia e al responsabile della ditta privata – ma abbiamo comunque subito un oltraggio sul piano ambientale in un sito di interesse naturalistico. Abbiamo, inoltre, dovuto constatare che è stato appiccato il fuoco all’interno della grotta che ha distrutto molto materiale e reso difficile l’accesso per gli operatori del Cai». Consapevole delle difficoltà di tenere sotto controllo un sito come quello della grotta della dinamite, il primo cittadino belpassese fa «un appello ai cittadini perché di fronte a movimenti sospetti facciano immediatamente le segnalazioni alle forze dell’ordine. Da parte mia – aggiunge – sto provando a capire come mettere in sicurezza il sito, a partire dall’idea che davanti all’ingresso andrebbe messo un cancelletto».