Catania, il ritorno di Pulvirenti divide il tifo etneo Tra pro e contro, ecco le voci di curva e tribuna

«Non rilasciamo interviste, non abbiamo un presidente». Il messaggio, chiaro ed inequivocabile, proviene dalla pagina Facebook La domenica allo stadio, una delle voci della Curva Nord del Calcio Catania. Bastano queste poche righe, dunque, per comprendere come gli applausi e i sorrisi che la tribuna A ha riservato al patron rossazzurro Antonino Pulvirenti, al suo rientro allo stadio dopo tre anni in occasione dell’amichevole contro il Biancavilla, non corrispondano all’umore generale del tifo etneo. Troppo poco tempo è passato, probabilmente, per suturare una ferita che rimane ancora pulsante e profonda per i supporter catanesi: l’inchiesta I treni del gol, la gestione di Pablo Cosentino e l’inopinata retrocessione a tavolino in Serie C pesano ancora come macigni nell’animo della parte più calda della tifoseria etnea.

Francesco, frequentatore della Curva Nord e gestore di Per l’onore di Catania, una pagina su Facebook che raccoglie molti appassionati di Calcio Catania, ha una posizione chiara e netta a riguardo: «Ciò che ha fatto Pulvirenti non potrà mai essere dimenticato, né tanto meno lui mai potrà essere perdonato – specifica l’intervistato – dato che ancora ci sono molte cose non chiare, sia in merito all’inchiesta I treni del gol, sia allo scellerato periodo con Cosentino al comando. Trovo imbarazzante – conclude il tifoso – l’accoglienza riservatagli in tribuna A, come se fosse un re: la curva, nelle ultime due partite, lo ha totalmente ignorato, non rivolgendogli alcun coro».

Vedute del tutto simili anche nella parte opposta dell’impianto di piazza Spedini, in Curva Sud: Federico è un assiduo frequentatore di quello spicchio di stadio e, come molti suoi colleghi di tifo, ritiene che non possa esserci perdono per gli errori commessi da Pulvirenti. «C’è stato l’applauso in tribuna A, ma la gran parte dei tifosi non approva: non ci sono i margini – sottolinea il giovane tifoso – per dimenticare a breve termine ciò che per i tifosi è stata una vera e propria sconfitta morale. Non è un rientro giustificabile: l’atteggiamento delle curve probabilmente non varierà, a prescindere dai risultati. La figura di Pulvirenti non può considerarsi riabilitata». 

La posizione della tribuna B, come spesso è accaduto nei momenti più difficili, è differente. La parte più moderata del pubblico rossazzurro è ben rappresentata da Raimondo Lizzio, uno degli storici fondatori del Catania Club Giarre-Riposto: «Ho massimo rispetto e affetto per i ragazzi della curva – ricorda Lizzio – li ammiro e voglio loro bene. Ciò premesso, mi piace ricordare come Pulvirenti abbia dimostrato con i fatti di volere la riabilitazione. Avrebbe potuto mollare tutto: invece è rimasto – ammette l’intervistato – aumentando le quote di capitale e avendo l’umiltà di richiamare un grande manager come Pietro Lo Monaco». Gli errori restano, ma la volontà di rimettersi in gioco chiedendo scusa è un fattore da non sottovalutare: «Questa promozione dà nuova linfa al progetto di rilancio della squadra che – specifica Lizzio – senza i soldi di Pulvirenti non avrebbe mai potuto essere messo in atto».

Un’affermazione, quest’ultima, che rappresenta probabilmente il potenziale punto di raccordo tra mondi e visioni che di primo acchito sembrano incompatibili. Se Pulvirenti non fosse rimasto, infatti, il Catania avrebbe seriamente rischiato di ripartire da zero. «Bisogna essere realisti – ricorda Francesco, tifoso della Nord – non c’è gente che voglia investire. Fare gli ipocriti dicendo che sarebbe stato meglio fallire è sbagliato». Gli fa eco dalla tribuna B Raimondo Lizzio: «Capisco i supporter delle curve, sono giovani e non è facile fagocitare ciò che è successo. Ma Pulvirenti e Lo Monaco sono la nostra certezza per un progetto vincente: si può anche sbagliare – conclude – ma il tempo alla fine sarà galantuomo».


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