Mario Rapisardi, Catania ignora il centenario «Una persona prima che un viale»

Litigava con Giosuè Carducci e con Giovanni Verga. Col primo discuteva di letteratura, col secondo condivideva una donna. Non era esattamente uno che a Catania non si conosceva, Mario Rapisardi. Nato nel 1844, è morto cento anni fa, a 67 anni. Al funerale del poeta e letterato hanno partecipato 150mila persone, perché «era uno che ai cittadini piaceva». «Non tanto per il suo stile – spiega Andrea Manganaro, docente di Letteratura italiana all’università di Catania – quanto per il fatto che si poneva il problema della giustizia sociale». Laico al confine con l’ateismo, polemico e impegnato, Mario Rapisardi «nella Catania degli anni ’70 dell’Ottocento era integratissimo, nei suoi versi citava Marx e prendeva posizioni piuttosto vicine al socialismo». E poi, docente del liceo classico Nicola Spedalieri e, per trent’anni, della facoltà di Lettere dell’ateneo etneo. Per il resto del tempo, intavolava accese discussioni coi letterati del suo tempo, non solo sull’arte ma anche su questioni meno colte. «Rapisardi era sposato con Giselda Foglianesi, una maestra fiorentina – argomenta Manganaro – Lei aveva un amante: Giovanni Verga». Pene d’amore tra letterati.

«Non lo ricorda mai nessuno – afferma Giovanni Lo Castro, ex insegnante del liceo Spedalieri – perché non è un autore che è mai entrato nel circuito scolastico». Certo, c’erano «altri più meritevoli, ma si può sicuramente annoverare tra i classici e merita considerazione – continua Lo Castro – al pari di Micio Tempio».

Ma il Comune di Catania sembra averlo scordato. «Eppure, giurerei che in vita fosse più noto di Verga», racconta Manganaro, che il poeta catanese l’ha studiato. Le ragioni di questa dimenticanza «forse sono da cercare nelle sue posizioni politiche che lo hanno penalizzato in altri momenti storici, e magari anche in questo». In realtà, le motivazioni dell’amministrazione sono ben più pratiche: «Non ci sono soldi». L’assessore alla Pubblica istruzione Vittorio Virgilio di pensarci ci ha pensato, ma non sapeva che fare. «Quando organizziamo questo genere di iniziative lo facciamo tramite le scuole, che in questi giorni sono chiuse – sostiene – e non so se tenteremo di fare qualche convegno, magari nei prossimi giorni».

«Dalla nostra classe politica non mi aspettavo niente di più – ride Lo Castro – mi stupisce che sappiano che Rapisardi è stato una persona prima che un viale».


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