Forconi, terzo giorno di presidi La polizia scorta tir di viveri e benzina

Terzo giorno di protesta e blocchi da parte di Forza d’Urto e Movimento dei Forconi, affiancati da altre sigle e categorie produttive. Nelle ultime ore, secondo le agenzie di stampa, per disposizione dell’unità di crisi allestita in prefettura, a Catania tir che trasportano beni di prima necessità come benzina, medicinali, derrate alimentari e attrezzature per scuole, ospedali e carceri sono stati scortati dalla polizia. Traffico scorrevole e nessuna tensione in mattinata al casello di San Gregorio, sede del principale presidio di autotrasportatori e agricoltori a Catania e provincia. I tir di Forza d’urto occupano ancora una corsia per ogni senso di marcia ma i manifestanti, alle otto, dormivano ancora. I rinforzi dal Movimento dei forconi sono arrivati solo a metà mattinata. Il loro concentramento maggiore, infatti, è stato a Paternò. «Gli studenti delle scuole superiori sono scesi in strada a manifestare la loro solidarietà», racconta Francesco Crupi, agricoltore del movimento. Bloccando anche il traffico. «Tutte le nostre pattuglie sono fuori – spiega un carabiniere – La situazione è difficile da gestire, soprattutto così all’improvviso». E non è questa l’unica novità . «Domattina a Palermo incontreremo il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, i prefetti della Sicilia e presenteremo le nostre richieste», annuncia Giuseppe Richichi, presidente dell’Aias.

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In città gli scaffali dei supermercati si svuotano. Tonnellate di frutta e verdura stanno marcendo nei campi perché non riescono a raggiungere negozi e supermarket, causando disagi ai consumatori e danni per milioni di euro ai produttori. Allarme anche per latte e latticini. Ad affermarlo è la Coldiretti, che parla di «effetti disastrosi per l’economia siciliana» a breve e a lungo termine. Intanto gli automobilisti non trovano un distributore aperto. Qui al casello, anche tra chi è fermo con il proprio mezzo, non c’è solo chi appoggia la protesta per l’elevato prezzo del carburante. C’è anche chi, come un autista di Cosenza, è stato bloccato e «costretto a fermarsi», insieme a un collega francese. «Altrimenti questi mi tagliavano le ruote» racconta rassegnato. E non è il primo ad essersi scagliato contro i metodi intimidatori utilizzati da chi protesta. Che invece si dice felice dell’adesione solidale di cittadini e commercianti. A Pachino, racconta un lettore di CTzen, le saracinesche dei negozi sono tutte abbassate. Ma a causa della «pressione che alcuni gruppi di manifestanti stanno esercitando sui commercianti prospettando conseguenze spiacevoli ad una eventuale apertura degli esercizi commerciali». «Io condivido pienamente le ragioni della protesta – aggiuge Salvo – ma non accetto che siano supportate dai soliti comportamenti mafiosi di cui noi siciliano siamo veramente stufi».

 


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