Urbanizzazione selvaggia al Villaggio Goretti Il procuratore Salvi: «Accertare le colpe»

È voluto andare a vedere di persona le condizioni del villaggio Santa Maria Goretti a una settimana dall’ultimo allagamento. Il procuratore capo di Catania Giovanni Salvi ha svolto stamattina un sopralluogo tra le vie del quartiere ancora sporche di fango, accompagnato dal sostituto procuratore Vincenzo Serpotta. A fare da guida gli uomini del corpo forestale e due rappresentanti del comitato dei residenti. «Non voglio creare aspettative che non possiamo realizzare – ha detto Salvi – Non possiamo portare soluzioni al problema, ma possiamo contribuire a determinare eventuali responsabilità». Nei giorni scorsi la Procura ha aperto un fascicolo sulla situazione del villaggio Goretti.

Salvi è arrivato poco dopo le nove di questa mattina e si è fermato a verificare in più punti le condizioni del torrente Forcile. «Vi è un buon livello di manutenzione delle opere – ha precisato il procuratore – ma un serio problema di urbanizzazione che ha fortemente alterato le previsioni originarie degli scarichi delle acque fluviali. Di per sé questo non è un fatto insormontabile, ma devono esserci delle provvidenze atte a far fronte ad una situazione che originariamente non era tale».

La visita per le vie del quartiere è durata circa mezz’ora, poi Salvi è andato a discutere con i tecnici nelle vicina sede dell’ispettorato forestale. «Ci siamo trovati di fronte una persona molto disponibile – spiega Lorenzo Leone, presidente del comitato Santa Maria Goretti – gli abbiamo spiegato le nostre preoccupazioni a proposito dell’aeroporto e dei centri commerciali. Non è possibile che tutte le acque piovane defluiscano solo sul canale Forcile che puntualmente esonda tra le strade del quartiere». I residenti sono tutti d’accordo: è necessaria la costruzione di un nuovo canale di raccolta delle acqua piovane, destinato esclusivamente agli ipermercati e all’aeroporto.

L’avvocato Maria Malgioglio, legale del comitato, ha annunciato di aver presentato un esposto alla Procura. «Oltre alla rabbia per i continui danni alle abitazioni – spiega l’avvocato – i residenti temono per la loro stessa incolumità, perché non esistono vie di fuga».

Leone ci porta alle spalle dell’aeroporto, dove, a distanza di giorni, la terra non è riemersa dalle acque. Le campagne sono allagate e, dove non ci sono gli alberi, sembra di avere di fronte un lago artificiale. In fondo c’è la pista di Fontanarossa, dove gli aerei continuano ad atterrare e decollare regolarmente. «Qui è un pantano – spiega il rappresentante degli abitanti – e quando piove forte anche la zona dell’aeroporto si allaga, solo che l’acqua finisce tutta da noi».

La Procura, come ha precisato Salvi, valuterà adesso se sono stati commessi «reati nel rilascio degli strumenti urbanistici che hanno creato questa situazione e se ci sono pericoli per l’incolumità pubblica».

 


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Una settimana dopo l'ennesimo allagamento della zona attigua all'aeroporto Fontanarossa, il capo della Procura etnea fa visita al quartiere. «Non possiamo portare soluzioni, ma contribuire ad accertare eventuali responsabilità». Presenti i rappresentanti del comitato dei residenti che chiedono un nuovo canale di raccolta per le acque piovane e denunciano «le responsabilità dell'aeroporto e dei centri commerciali». E davanti a via San Francesco La Rena spunta un enorme acquitrino

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