No surrender: Beppe, il coltivatore di manna «Un lavoro stressante, ma anche magico»

La manna per i siciliani non scende dal cielo. Da qualche anno sta arrivando dal lavoro faticoso di Giuseppe, detto Beppe, Cassataro che, del frutto del frassino, segue la raccolta, la trasformazione e persino la distribuzione. Lo fa con i genitori e i due fratelli, da quando, qualche anno fa, dopo la laurea in Economia e Commercio a Parma e una specializzazione triennale a Palermo in Sviluppo locale, ha deciso di darsi all’agricoltura.

Nato a Cefalù, ventotto anni fa, Beppe ha sempre amato la vita in campagna. “Tutto è nato per gioco. Comunque, l’amore – spiega – me l’ha trasmesso mio nonno Antonio, a cui, sei anni fa, chiesi di svelarmi i segreti della raccolta della manna. Avevo capito che il mercato di questo frutto, di cui, secondo la Torah, si cibò il popolo d’Israele, camminando per 40 anni nel deserto dopo l’uscita e la liberazione dalla schiavitù in Egitto, ha enormi potenzialità. In pratica, nel mondo non abbiamo concorrenti, perché la manna nasce solo qui tra Castelbuono e Pollina, in provincia di Palermo. Merito di un clima particolare: un caldo secco, associato ad un venticello, che rinfresca le nostre estati e alleggerisce la fatica nei campi. Sì, perché è proprio nel periodo tra luglio e settembre che raccogliamo la manna, sotto un sole cocente e ad una temperatura che sfiora i 38 – 40 gradi”.

Per questo dice che il lavoro è stressante? “Certo – replica il giovane – e qui siamo solo noi cinque a farlo. Per giunta la raccolta è una fase piuttosto delicata”. Ma chi sono i clienti? “Prima – fa sapere Beppe – c’erano le industrie farmaceutiche, le quali hanno cominciato a ridurre le loro richieste, da quando hanno scoperto che la mannite si può produrre anche in modo sintetico. Quaranta anni fa, quando c’erano solo loro a richiederla, operavano 1600 produttori. Ora siamo in 20 e i clienti, per fortuna in aumento, sono soprattutto i privati che, rifiutando la medicina tradizionale, preferiscono curarsi con la manna. Questa, infatti, ha tante proprietà. Prima fra tutte quella di regolarizzare l’intestino. E’ un ottimo digestivo, un lassativo, che non crea assuefazione e non ha controindicazioni, a differenza di altri prodotti. La manna, poi, è consigliata ai diabetici, perché non altera il livello glicemico del sangue. Ed è anche utile a levigare la pelle, ridurre le rughe. Un buon rinfrescante. Quindi della manna si può fare un uso terapeutico, ma anche cosmetico e si sta sperimentando da qualche anno l’ impiego nell’industria dolciaria. Ottimi sono i mannetti, panettoni alla manna e le torte a base di cioccolata e manna, o i liquori alla manna”.

Oggi i Cassataro, che vendono il prodotto puro, ma anche quello lavorato, esportano in Germania, Francia. Però, sognano di sbarcare negli Stati Uniti. Ma quanto ha investito? “Guardi – risponde – per il momento non molto. L’azienda è familiare e una mano ce la dà l’Università di Parma. Oggi i nostri prodotti vengono fatti anche da laboratori in Emilia Romagna. Ma di qui ad un anno puntiamo a realizzare un laboratorio a Pollina per produrre e trasformare direttamente in Sicilia. La ricchezza rimarrebbe qui nella nostra regione. Abbiamo presentato un progetto per accedere a finanziamenti europei. Questo ci consentirà di soddisfare la domanda sempre più crescente di prodotto naturale. Se oggi produco 200 chilogrammi di cannolo (prodotto naturale), il progetto finanziato ci consentirebbe di  soddisfare una richiesta che viaggia sui 600 chilogrammi. E, di conseguenza, anche di creare occupazione. Quest’anno assumeremo quattro-cinque unità. E ne cercheremo altre. Vorrei trasformare il sogno della mia famiglia in un progetto di sviluppo locale. In cambio agli assunti offro la possibilità di diventare imprenditori di un mercato in continua crescita. La concorrenza non mi spaventa. Meglio essere tanti, quando la domanda aumenta di continuo.

Certo, questa è un’attività che richiede pazienza e, a volte stanca. Io, per esempio, che lavoro per dieci ore ogni giorno in primavera e in estate, anche perché gestisco la trasformazione, il confezionamento e la vendita, mi stanco e mi stresso molto durante la raccolta. In quella fase basta una pioggerellina o un po’ di nebbia per rischiare di perdere tutto. Si tratta di un mestiere che richiede una fase lunga di apprendimento. E’ importante imparare a capire quando la pianta è matura. Bisogna entrare in simbiosi e comprendere, per esempio, che il frutto va staccato solo quando le foglie non sono troppo verdi, ma un po’ flosce. A quel punto serve aspettare che la linfa, fuoriuscita dopo le incisioni della pianta, si attorcigli a fili di nylon, tanto simili a stalattiti. Il lavoro, assicuro, è stressante, ma riserva anche momenti quasi magici”.

Fatturato? “Con la cosmetica – replica – abbiamo cominciato l’anno scorso. Quindi non ho numeri precisi. Potrò fornirli solo nei prossimi mesi”. Quanto si sente tosto? “Beh – sorride – per affrontare queste sfide e in un territorio come questo, devi esserlo e tanto. Anche se l’ho detto molte volte. Ho avuto un grande aiuto dall’attuale amministrazione comunale. Il sindaco, Magda Culotta, 25 anni, organizzando il Festival Sette soli, Sette lune, oltre a continui gemellaggi, ha permesso che il mio prodotto fosse conosciuto nel Mediterraneo. La manna ora è molto richiesta in Spagna e Portogallo. Insomma, è tosta pure lei, che non si stanca di fare marketing territoriale. Tanti tipi tosti faranno crescere la nostra terra. Ne sono sicuro”.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               Leggi l’intervista di Cinzia Ficco su Tipi tosti


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