Schegge/3 Calogero e Carmelo Comaianni Il frutto innocente dell’assassino

A Corleone, nell’estate 1944, la guardia campestre Calogero Comaianni arrestò in flagranza di reato Luciano Leggio, detto Liggio, e un suo complice mentre stavano rubando del grano appena mietuto. Liggio meditò da subito la vendetta che si consumò fredda, gelida dopo che ebbe scontato tre mesi di galera.

Calogero Comaianni allungò il passo quando si accorse di essere inseguito da due individui incappucciati e riuscì a salvarsi, quella sera. Ma l’indomani mattina per lui non ci fu scampo: Liggio ed il suo complice Giovanni Pasqua lo attesero nei pressi della sua casa, lui cercò di rientrarvi precipitosamente non appena si accorse del pericolo. Ebbe il tempo di riconoscere gli assassini, di vedere il ghigno di Liggio e di urlare il nome di Giovanni Pasqua che gli stava sparando addosso.

La moglie Maddalena Ribaldo vide tutto e denunciò i due ai carabinieri e alla polizia, testimoniò in tribunale contro Liggio ed il suo complice.

A Corleone un anno e mezzo dopo nacquero due bambine: Maria e Gina. Maria era figlia di Carmelo, primogenito di Calogero Comaianni, Gina era figlia di Giovanni Pasqua. La mamma di Gina non poteva allattare e la piccola sarebbe morta se Carmelo non avesse accolto la richiesta di alcuni vicini di casa di fare allattare al seno di sua moglie la piccola Gina.

E così Carmelo Comaianni salvò la vita della figlia dell’assassino di suo padre.

 

Elio Camilleri, Schegge di storia siciliana, Di Girolamo 2012

[Foto di Addiopizzo Travel]


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