Strage di eucalipti in viale Kennedy «Colpa del mare inquinato e degli insetti»

Vivono a Catania da secoli ma non sembrano più passarsela tanto bene. Sono gli eucalipti del viale Kennedy, decine di alberi piantati di fronte al litorale cittadino, appena prima della zona industriale. La loro immigrazione in Europa inizia nell’800, osteggiata da molti. «Una specie bistrattata dagli ambientalisti perché alloctona e vista come infestante, ma importante per l’apicoltura siciliana», spiega Santi Longo, ordinario di entomologia agraria dell’Università di Catania. Dove cadono le sue foglie, in effetti, non cresce più nulla. Fogliame che adesso però non è neppure in salute. Percorrendo il viale Kennedy in direzione della zona industriale, sembra essere arrivato l’autunno: sulla destra sfilano alberi tristi, con foglie secche e brune. Una moria improvvisa e generale. «Secondo i patologi vegetali la colpa è dell’aerosol marino (un mix di sale e sostante nocive scaricate dall’uomo nell’acqua di mare, ndr) mentre secondo me c’è di mezzo anche la psilla» dice il docente. Un insetto australiano che da due anni ha scelto l’Italia come nuova casa.

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Ad essere più a rischio sono proprio le foglie. Punte dall’insetto che ne succhia la linfa e produce un follicolo dentro il quale si installa. In questa sorta di guscio – creato con le sue secrezioni cerose – la giovane psilla completa il suo sviluppo: diventando adulta, accoppiandosi e deponendo le proprie uova. «Un circolo che porta ad avere anche diverse generazioni nell’arco di una sola stagione – avverte il professore – E che può arrivare a chilometri di distanza attraverso le correnti aeree». Il problema, infatti, non sembra limitarsi alla zona della Playa cittadina e alla vicinanza con il mare. «Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni anche dall’entroterra siciliano – continua – Lì gli eucalipti sono un pascolo importante per gli apicoltori, perché sono tra i pochi alberi a fiorire d’estate». Periodo in cui il problema delle psille – e l’effetto della loro saliva tossica – si fa ancora più evidente: «A giugno e luglio sono visibili fino a 30, 40 bubboni bianchi per foglia – spiega Longo – Mentre adesso è più facile trovare delle macchie marroncine che segnalano la presenza dei gusci in passato. Una sorta di bruciatura sulla foglia». A questo si aggiunge quello che, per i patologi vegetali, è la causa principale della tristezza degli eucalipti etnei: l’aerosol marino, cioè sale e inquinanti sversati in mare che investono le chiome degli alberi, ustionandole e provocandone l’intristimento.

Due cause che, in un modo o nell’altro, dipendono dall’uomo. Per l’introduzione degli insetti attraverso «piante esotiche portate in Italia soprattutto dai turisti e non controllate bene dai servizi fitosanitari – lamenta il docente – Un problema dovuto alla globalizzazione: negli ultimi anni, infatti, sono aumentati i volumi di importazione delle piante alloctone, costringendo anche ad accelerarne i controlli». E per gli sversamenti che inquinano il mare, «a cui quel tipo di albero è molto sensibile». Ed esposto da secoli. «Lì si trovano gli eucalipti più antichi della città – racconta Francesca Lo Faro, autrice del volume Le scienze, la politica, la città sulla botanica a Catania nel Risorgimento – Sono stati piantati quando quella zona, ancora paludosa, era divisa in latifondi e bisognava decidere che farne. Il primo passo è stato bonificare e rinverdire». Introducendo appunto gli eucalipti – novità del momento – «di cui allora si vedevano solo i vantaggi».

Tutt’ora gli alberi si trovano su terreni privati, in una zona sotto il controllo della Provincia di Catania. «In queste condizioni noi non possiamo intervenire in nessun modo – spiega Carmelo Caltabiano, del servizio viabilità provinciale – E comunque, per noi, meno alberi ci sono sulle strade e meglio è». Che sarà allora degli eucalipti? «E’ difficile dirlo. Per la mia esperienza credo che sopravviveranno e rinverdiranno, appena smaltito l’effetto delle psille – conclude Longo – Ma al momento è impossibile conoscere con precisione l’effetto delle interazioni tra gli insetti e l’aerosol marino».


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Alla Playa sembra essere arrivato l'autunno. Decine di alberi con il fogliame secco e bruno sfilano alla destra di chi si dirige verso la zona industriale. Un problema non isolato, che gli esperti riscontrano anche nell'entroterra dell'isola. Santi Longo, ordinario di entomologia agraria all'università di Catania spiega: «All'aerosol marino, che brucia le chiome, si aggiunge il veleno di un insetto che viene dall'Australia». In entrambi i casi responsabile è l'uomo. Intanto dal servizio viabilità della Provincia fanno sapere che non tocca a loro intervenire. Anzi, «per noi, meno alberi ci sono sulle strade e meglio è», dicono

Alla Playa sembra essere arrivato l'autunno. Decine di alberi con il fogliame secco e bruno sfilano alla destra di chi si dirige verso la zona industriale. Un problema non isolato, che gli esperti riscontrano anche nell'entroterra dell'isola. Santi Longo, ordinario di entomologia agraria all'università di Catania spiega: «All'aerosol marino, che brucia le chiome, si aggiunge il veleno di un insetto che viene dall'Australia». In entrambi i casi responsabile è l'uomo. Intanto dal servizio viabilità della Provincia fanno sapere che non tocca a loro intervenire. Anzi, «per noi, meno alberi ci sono sulle strade e meglio è», dicono

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