Differenziata, bruciati venti cassonetti Il Comune: «Il sistema non piace ai parassiti»

«Quando si mettono delle regole c’è sempre qualcuno che non le sopporta. A Catania l’ordine dà fastidio». E’ arrabbiato l’assessore all’Ecologia e Ambiente del Comune etneo, Claudio Torrisi, dopo l’appena trascorsa Pasquetta di fuoco. Letteralmente. Sono stati almeno 18 i cassonetti dati alle fiamme ieri mattina in otto punti della città: tutti destinati alla raccolta differenziata e tutti nell’unica zona dove questa viene gestita dall’amministrazione comunale. Zona in cui i contenitori erano già pochi. Se si considerano le ultime due settimane, il numero di cassonetti bruciati sale a più di una trentina. Tra questi, però, anche alcuni della ditta appaltatrice, la Ipi-Oikos. «E’ la risposta dolosa, l’ennesima purtroppo, alla nostra azione di trasparenza e legalità che portiamo avanti tra mille ostacoli rimuovendo le tante incrostazioni parassitarie che ancora resistono nella raccolta dei rifiuti a Catania – scrive il sindaco Raffaele Stancanelli in una nota – dove per decenni ha allignato il malaffare portandoci agli ultimi posti quanto a efficienza ed economicità». Senza considerare il danno ambientale. Stamattina, la direzione Ecologia del Comune di Catania ha sporto una formale denuncia contro ignoti ai carabinieri etnei. Mentre Torrisi rassicura: «I cassonetti verranno sostituiti tra oggi e domani».

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La prima segnalazione ai vigili del fuoco è arrivata ieri mattina alle 10,28 dal viale Ionio. In un’ora, gli interventi si sono susseguiti tra via Firenze, corso Italia, via Martino Cilestri, via Verona, Via Milano, via Ramondetta e via Cervignano dove alle 12.30 i resti dei cassonetti erano ancora fumanti. Ai pompieri sono servite due squadre, più una di rinforzo da Acireale. Un’azione incendiaria che è subito apparsa coordinata, ma di cui non è stato possibile individuare i responsabili. Forse dei vandali oppure un’intimidazione, come sostengono i dirigenti dell’amministrazione comunale. «Credo che a qualcuno diano fastidio le misure messe in atto dal Comune per controllare che la raccolta differenziata venga effettuata come si deve – spiega Torrisi – Dalle multe agli ispettori ambientali». «Periodicamente succede che vengano incendiati dei cassonetti, ma non come ieri – aggiunge Carlo Chillemi, funzionario che si occupa di raccolta differenziata presso la direzione Ecologia del Comune che stamattina ha presentato la denuncia – Non credo però che si tratti dell’utenza».

Un sospetto rafforzato dalla particolarità  della zona presa di mira dagli incendiari. Tutte le vie in cui si trovano i cassonetti bruciati fanno parte, infatti, del quadrilatero in cui la raccolta dei rifiuti è ancora di competenza del Comune e non della Ipi-Oikos. Ditta appaltatrice per il resto della città che ha sostituito la Multiservizi, partecipata comunale a cui è rimasta la sola zona compresa tra corso Italia, viale Odorico da Pordenone, viale Vittorio Veneto e via Caronda. Almeno fino a quando il Comune non avvierà un progetto per la raccolta porta a porta: elaborazione prevista tra una decina di giorni. «Chiunque sia stato, comunque, non si rende conto di aver provocato anche un danno ambientale e ai cittadini – aggiunge l’assessore – Perché bruciare la plastica significa liberare delle sostanze cancerogene». Motivo per cui Torrisi ha intenzione di proporre al sindaco di sporgere una seconda denuncia a carattere igienico-sanitario, per tutelare la salute pubblica. L’unico danno scampato, al momento, sembra essere quello economico. Per sostituire i cassonetti bruciati, infatti, il Comune non dovrà spendere un euro. «Ne abbiamo un grande numero di riserva, acquistati cinque anni fa dall’Ato – conclude Torrisi – Contiamo quindi di sostituirli subito, tra oggi e domani». Fino ad esaurimento scorte.


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