È ripreso ieri a Catania il processo sull'edificio di proprietà dell'imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone. In aula due testimoni e un consulente della difesa per parlare di cambio di destinazione d'uso e aumento del volume edificabile. Per l'accusa ci sono 6mila metri cubi in più rispetto alla struttura preesistente. «L'area non è più sottoposta a vincoli ed era lecito procedere ad una ristrutturazione edilizia» replicano i testi
Mulino Santa Lucia, parola ai testi della difesa «Possibile demolire e ricostruire l’edificio»
A guardare il confronto fotografico realizzato recentemente dal Gruppo Azione Risveglio tra il vecchio mulino Santa Lucia e la nuova struttura sotto sequestro, è facile riconoscere la vistosa differenza della sagoma. Ieri, alla ripresa del processo sullex mulino di proprietà dellimprenditore Francesco Bellavista Caltagirone si è parlato anche di questo: del presunto aumento di volumetria rispetto alledificio preesistente e del cambio di destinazione duso.
Gli imputati per abuso dufficio e lottizzazione abusiva sono cinque: Giovanni Cervi, amministratore della Grand Hotel Bellini, Maurizio Pennisi, amministratore della Italgestioni Edilizie, Giovanni Beneduci, amministratore dellAcqua Marcia Holding, Vito Padalino, ex dirigente della direzione Urbanistica e Gestione del territorio, e lavvocato Mario Arena, componente della Commissione edilizia e del Collegio della difesa.
«Il mulino Santa Lucia svolgeva sia unattività industriale che commerciale, nel passaggio a centro direzionale non cè stato un cambio di destinazione duso, perché entrambe le funzioni rientrano nella grande categoria delle attività produttive». Così lingegnere Bruno Maccarrone, uno dei due testi chiamati in aula dal collegio di difesa, ha risposto alle domande del pubblico ministero Andrea Ursino in merito alla trasformazione dellimmobile da opificio a centro direzionale. La storia della destinazione duso della zona a ridosso di piazza Borsellino parte da lontano. Dallapprovazione del piano regolatore generale della città, ormai vecchio più di 40 anni. Nella planimetria del piano regolatore del 1969, ricorda il pubblico ministero, sullarea dove ora sorge limmobile sotto sequestro era prevista una strada. Tuttavia il progetto iniziale fu immediatamente stoppato dalla Regione, che nel decreto di approvazione del piano, come sottolinea Maccarrone, precisava che «era da disattendere la realizzazione di strade nelle zone del centro storico, perché si sarebbe trattato di un vero e proprio sventramento, quindi soggetto non a un piano regolatore, bensì a un piano particolareggiato o di recupero». Tuttavia il piano particolareggiato non è stato mai realizzato e, alla scadenza dei termini previsti dalla legge, cioè tre anni, i vincoli sullarea sono decaduti. «A questo punto conclude lingegnere sulledificio preesistente è possibile intervenire con una ristrutturazione urbanistica».
Cosa si intenda e quali sono i limiti di una ristrutturazione urbanistica in questo contesto lo spiega il secondo teste della difesa, Luigi Passanisi, ex assessore allUrbanistica nella giunta Scapagnini ed ex presidente della commissione di valutazione del Comune di Catania. «In questo caso era lecito anche demolire e ricostruire per intero ledificio con una semplice denuncia di inizio attività sottolinea Passanisi ed era possibile anche cambiarne la sagoma e la volumetria ma solo dopo il rilascio della concessione edilizia da parte del Comune».
La volumetria, appunto, è stato lultimo nodo affrontato nelludienza di ieri. Il consulente della difesa, lingegnere Carmelo La Piana, ha criticato la perizia presentata dalla procura che parla di un aumento di 6mila metri cubi dellattuale edificio di via Cristoforo Colombo rispetto alla struttura preesistente. Al centro del contendere un grande punto luce a forma circolare realizzato allinterno dellex mulino. Un «vuoto» a forma di cilindro dal diametro di 17 metri, coperto da una cupola in plexiglass e aperto ai lati, dentro il quale è stato realizzato un corpo scale con ascensore. Per laccusa questo spazio deve essere conteggiato nella volumetria totale. Di diverso avviso il consulente della difesa. «Si tratta di una struttura aperta spiega La Piana sarebbe come calcolare il volume occupato da un gazebo». Laudizione dei testi riprenderà il 24 maggio, mentre prima delle vacanze estive è prevista la requisitoria del pubblico ministero.
[Foto di Gar]