Marletta sindaco, notte di festa a Palagonia I cittadini: «Finalmente ci siamo liberati»

«Valerio uno di noi!». Sembra uno stadio e invece è l’aula consiliare del municipio di Palagonia. E’ questa la prima immagine di festa nel Comune in provincia di Catania all’arrivo dei risultati definitivi del ballottaggio di ieri: Valerio Marletta, 32 anni, di Rifondazione comunista, è il nuovo sindaco. Ha vinto al ballottaggio con il 73,43 per cento delle preferenze contro il 26,57 per cento dello sfidante Francesco Di Stefano, commercialista cinquantenne. C’è chi si abbraccia e chi piange, chi intona Bella ciao e chi sventola bandiera rossa. Bastano pochi minuti perché la folla si riversi attorno al chiosco gestito dai genitori del nuovo primo cittadino, proprio di fronte alla sede del Comune. I palagonesi sfilano rumorosi e fanno il loro ingresso nel palazzo: «un’istituzione che abbiamo sempre visto come chiusa e che pensa per sé», spiega un ragazzo. Applausi per le scale, cori in sala. Qualcuno cerca di riportare il silenzio: «Ora a parrari u sinnucu», urla. Ma Marletta riuscirà a dire solo poche parole: «Questo Comune ritornerà ad essere dei cittadini». E scatta l’ovazione in sala. Una festa che durerà fino a notte, con il comizio serale in piazza, i caroselli per il paese, i canti e i balli dei giovani e non solo.

Una rivoluzione dal basso per il Comune della piana catanese appena passato dalla gestione di due diversi commissari e, prima ancora, «dal potere di una sola famiglia», ammette qualcuno a mezza voce. I Fagone: ex sindaco il nonno, il padre e il figlio. Nessuno di loro, però, ha mai triplicato il risultato degli avversari, raccontano i palagonesi ancora increduli. «Una cosa del genere non è mai successa – dice un pubblico ufficiale che preferisce restare anonimo – Noi siamo otto vigili e in sei abbiamo votato per lui. Solo così le cose possono cambiare. È un momento storico». «Nei giorni scorsi avevamo detto che c’era paura, pensando alla responsabilità che stavate per affidarci – dice il nuovo sindaco dal palco – Adesso la paura è finita. Siamo pronti». L’intenzione è quella di iniziare a lavorare subito. Una volta smaltita la burocrazia, «ripescare dal cassetto le difficili delibere che ci hanno lasciato i nostri predecessori», continua Marletta.

E poi, aprire la strada al cambiamento. Con passi semplici «ma che possano ridare fiducia alla gente». La raccolta differenziata, una più equa distribuzione delle tasse comunali, una maggiore presenza di giunta e consiglieri sul territorio. A ogni punto tra il pubblico in piazza, venuto per ascoltare il primo comizio di Marletta sindaco, scoppia un applauso. «Non permetteremo a nessuno di rimettere le mani su questo paese», promette il nuovo primo cittadino. «Si finieru i cannola!» urla in risposta un anziano signore tra la folla. Il riferimento è ai festeggiamenti dell’ex governatore siciliano Totò Cuffaro – condannato per favoreggiamento con l’aggravante mafiosa – per aver evitato l’accusa di concorso esterno alla criminalità organizzata. Un sentire comune distante da quello dell’ex sfidante Di Stefano che, a pochi giorni dal ballottaggio, dichiarava convinto: «Non credo proprio che a Palagonia esista un’influenza mafiosa».

Un lavoro duro quello che spetta alla nuova giunta. E con pochi mezzi, considerato il buco da più di venti milioni di euro delle casse comunali. Un’emergenza a cui Valerio Marletta risponde con la fiducia nella sua squadra: «Li vedete – dice indicando consiglieri e assessori alle sue spalle mentre sorride – Il nostro non sarà più il consiglio dei ricatti». Facce per lo più giovani, tutte pulite. C’è chi a stento riesce a trattenere le lacrime. Lo stesso sindaco sembra provato: è stanco da una campagna elettorale lunga e complicata, sempre in giro tra la gente. E’ emozionato: durante il comizio fa lunghe pause, si morde le labbra, passa la mano nervosamente sui pantaloni. «Sappiamo cosa ci aspetta – dice – Ma vi preghiamo solo di una cosa: non lasciateci soli». La piazza sembra non averne alcuna intenzione. Si balla e si canta fino a notte, nessuno vuole smettere di festeggiare. «Ormai – dicono i cittadini – ci siamo liberati».

[Foto di Giovanni Scirè]


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