Ortoterapia, come guarire con le piante L’esperta: «Fa bene anche a chi è sano»

Da millenni l’uomo usa le piante per curarsi. Ma non sono solo le sostanze contenute in foglie, fiori e radici ad aiutare la salute: prendersi cura di orti e giardini stimola il senso di responsabilità e la socializzazione, favorisce l’attività motoria e migliora l’umore, attenuando ansia e stress. E le piante sono organismi viventi che rispondono alle cure senza dare giudizi e discriminare. È su questi principi che si basa l’ortoterapia, una disciplina nata negli Stati Uniti negli anni ‘50 e riconosciuta da tempo anche nel vecchio continente, che si propone di far migliorare il benessere fisico e psicologico delle persone con disabilità e non solo. A Catania l’associazione Innovazione e sviluppo onlus porta avanti da qualche anno progetti che coinvolgono persone con problemi fisici e psichici e parallelamente organizza corsi per chi vuole approcciarsi come tutor a questa terapia alternativa.

«L’ortoterapeuta come figura professionale in Italia non è ancora riconosciuta», dichiara Ester Caturano, agronoma e membro dell’associazione. «Il nostro lavoro si svolge in equipe con altre figure professionali come psichiatri, psicologi, neuropsichiatri infantili, fisiatri e assistenti sociali», spiega. Lavoro che consiste nell’incentivare, preparare e affiancare il malato, la persona con handicap o anche un anziano solo, nella cura e nella gestione del verde, nella coltivazione di fiori, ortaggi ed altre piante. Attività che coinvolgono i sensi e che combattono il senso di isolamento.

Uno dei progetti dell’associazione, dal nome OrtoMioBello, ha visto il coinvolgimento di sei ragazzi con problemi mentali. «L’iniziativa – racconta Caturano – è stata voluta dai genitori, preoccupati del destino dei loro figli una volta che loro non ci saranno più». Perché prendersi cura delle piante dà gioia, ma è anche lavoro e impegno. E spesso lo scopo dei progetti di ortoterapia mira all’inserimento lavorativo delle persone coinvolte nell’ambito della cura del verde. «Lavorare con le piante permette agli individui di raggiungere indipendenza psicologica, sociale e fisica», afferma l’agronoma. «Ogni progetto – spiega – nasce dall’esigenza di portare il soggetto a rendersi il più autonomo possibile e a rafforzarne l’autostima per aiutarlo a riconquistare un ruolo attivo nella società».

L’ortoterapia, che si basa sul principio dell’esistenza dell’affinità tra uomo e natura, è in generale il lavoro con le piante. «Ma può essere anche solo visiva – dice l’esperta – È stato infatti dimostrato che un paziente che, affacciandosi dalla finestra della sua stanza di ospedale vede fiori e giardini, guarisce un giorno prima rispetto a chi dalla finestra vede solo un muro bianco». E soprattutto fa bene anche alle persone senza disabilità. Combatte lo stress, aiuta a socializzare e allevia l’ansia. Ed è praticabile anche con i bambini. «Lavorare con i vegetali – spiega l’agronoma – è un’attività che tira in ballo tante discipline, coma la matematica, la geometria, la scienza e la chimica. E perfino il latino, la lingua dei nomi scientifici delle piante».


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Prendersi cura di ortaggi e aiuole aiuta a migliorare il benessere fisico e psicologico di persone con disabilità e non solo. Su questo principio si basa la disciplina nata negli anni ’50 negli Stati Uniti e arrivata in Italia a metà degli anni ’90. Nel nostro Paese, però, la figura di ortoterapista non è ancora riconosciuta. E lavora in equipe con psichiatri, psicologi, neuropsichiatri infantili, fisiatri e assistenti sociali. A Catania l’associazione Innovazione e sviluppo onlus organizza corsi per chi vuole diventarlo

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