Libera, mistero sui tre incendi nel Belice «Poche ore prima del bando per le coop»

Ulivi secolari che prendono fuoco misteriosamente, proprio a ridosso della firma di accordi importanti. Sembra che le coincidenze si concentrino nella valle del Belice, soprattutto nei dintorni dei terreni affidati all’associazione antimafie Libera. Nella scorsa settimana sono stati tre i casi che hanno interessato alcuni terreni a Castelvetrano e Partanna, in provincia di Trapani. Gli ultimi due dati alle fiamme martedì. «La cosa che colpisce è che proprio il giorno dopo gli incendi è stato firmato a Partanna un protocollo d’intesa per affidare la gestione dei terreni a una cooperativa con bando pubblico», spiega Maria Teresa Nardozza, referente di Libera a Castelvetrano.

I beni sequestrati e affidati all’associazione fondata da don Luigi Ciotti non sono nuovi a incendi più o meno dolosi. «Le fiamme, sia a Castelvetrano sia a Partanna, sono partite a poche ore di distanza le une dalle altre». E nell’ultima settimana sembra proprio che i volontari siano stati presi di mira con estrema precisione. Tra sabato e domenica, infatti, anche a Mesagne, in provincia di Brindisi, e a Belpasso, nel Catanese, sono andati distrutti rispettivamente 200 quintali di grano e duemila alberi di arance.

«A Castelvetrano da due anni Libera si occupa della protezione dei terreni. È una concessione provvisoria, che speriamo possa diventare al più presto definitiva con la firma di questo bando che affiderà ad una cooperativa quattro terreni, per un totale di circa cento ettari, sequestrati alla famiglia Sansone», afferma Nardozza. «Già due anni fa, a ridosso dell’affidamento della protezione di uno dei terreni di Castelvetrano, è stato distrutto il 60 per cento degli ulivi», racconta. Un incendio strano, avvenuto dopo le operazioni di pulizia del terreno e partito a macchia di leopardo. Le fiamme si sono propagate grazie ad alcuni liquidi infiammabili versati proprio sulle piante e vicino all’impianto di irrigazione.

«Per tutti gli episodi nessuno si sbilancia, non c’è la conferma del dolo», spiega Valentina Barresi, responsabile del presidio partannese dell’associazione antimafie Rita Atria. Difficile trovare qualcuno che confermi l’ipotesi di un attentato intenzionale, visto che  gli stessi abitanti della valle del Belice sono restii a manifestare anche solo la propria vicinanza ai volontari: «C’è stata la solidarietà da altre associazioni, ma dalla gente e dalle autorità nulla», confermano quasi in coro le due donne. «Ma noi non ci facciamo intimidire», continua con sicurezza Barresi. Anche perché il gruppo di cui fa parte – nato da pochi giorni come sede provinciale – sta portando avanti un nome ancora scomodo a Partanna, quello di Rita Atria. La giovane che, assieme alla cognata Piera Aiello, denunciò Cosa nostra nel Belice. Grazie a loro, sono andate a buon fine alcune indagini del giudice Paolo Borsellino nel periodo in cui prestava servizio a Marsala.

I prossimi passi per i volontari di Libera e delle associazioni che la sostengono sono ormai tracciati. Dopo l’affidamento ufficiale ad una cooperativa, si potrà iniziare la formazione dei nuovi lavoratori. «L’agronomo che abbiamo interpellato ci ha detto che complessivamente è andato distrutto l’80 per cento degli alberi – conclude Maria Teresa Nardozza – Ci sarà molto da lavorare, ma non abbiamo timore».


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A Castelvetrano e Partanna sono andati distrutti l’80 per cento degli uliveti sui terreni sequestrati alla mafia. Poche ore dopo è stato completato un altro passaggio per l’affidamento definitivo a Libera. «Le fiamme non sono una novità, ma non ci facciamo intimidire», assicurano i volontari. Da pochi giorni a Partanna, città natale della testimone di giustizia Rita Atria, ha aperto anche la sede dell'associazione che porta il suo nome: «Dalla gente nessuna solidarietà»

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