Ieri protesta a Catania delle guardie forestali che hanno dato vita a due presidi, uno a San Giuseppe La Rena, l'altro in via Etnea. In un'estate caratterizzata da vasti roghi come quello dello Zingaro, i 26mila lavoratori protestano perché non ricevono lo stipendio da tre mesi «a causa di inghippi burocratici tra il Cipe e la Regione Sicilia», denunciano i sindacati. E a chi li accusa di non essere stati presenti nel pieno dell'emergenza, replicano: «Il 90 per cento degli incendi ha origine in terreni non demaniali, quindi non di nostra competenza»
Incendi, i Forestali respingono le accuse «Noi lavoriamo, ma la Regione non paga»
Sono alla terza manifestazione di protesta nel giro di venti giorni. I 26mila forestali siciliani non ricevono gli stipendi da tre mesi. E ieri sono tornati in strada per chiedere al governo regionale di sbloccare la situazione. Due i presidi a Catania: presso la sede provinciale dellIspettorato Forestale di San Giuseppe La Rena, dove si sono radunati i lavoratori dellantincendio, e davanti alla sede dellAzienda provinciale delle foreste in via Etnea. Qui un centinaio di addetti alla manutenzione ha bloccato il traffico causando la protesta degli automobilisti. Situazione tornata alla normalità nel giro di pochi minuti grazie allintervento della polizia municipale che ha chiuso il tratto di via Etnea sopra langolo con viale Regina Margherita.
«Chiediamo due cose spiega Alfio Mannino, segretario provinciale della Flai-Cgil che la Regione sblocchi i pagamenti e che vengano decretate le perizie per farci lavorare». La questione dei fondi necessari a pagare lesercito di forestali è legata a questioni burocratiche. «I fondi ci sono continua Mannino il Cipe ha destinato alla Sicilia 105 milioni di euro proprio con questa finalità, ma dalla Regione dicono che bisogna aspettare la pubblicazione della delibera». Nel frattempo, per i sindacati, Palermo potrebbe attingere da fondi propri, come già successo in passato. «Con tre milioni di euro sottolinea il segretario Flai potremmo ripartire subito, anche perché sono tanti i lavori urgenti da fare».
Dei 26mila forestali isolani, settemila sono destinati allantincendio, più di 18mila alla manutenzione ordinaria. Eppure lestate appena trascorsa è stata segnata da continue emergenze per i roghi. Dalla riserva dello Zingaro, alla collina di Bellolampo nel Palermitano, fino ad arrivare ai frequenti incendi sullEtna e a ridosso o dentro i centri abitati, come successo a Giarre a fine luglio. Gli uomini della forestale sembravano non esserci o non bastare mai. «Anche per noi è stata una stagione terribile si difende Mannino ma voglio sottolineare un dato: il 90 per cento dei roghi è partito da terreni non demaniali. Questo significa che dove cè tutela certe cose non accadono». Forse la risposta, senza volerlo, la fornisce un lavoratore che fatica a tenere a freno la rabbia. «Noi vogliamo lavorare denuncia Consolato Rosselli ma per mantenere pulito un bosco non serve stare dentro un ufficio».
In sei anni, dal 2006 al 2012, il numero dei forestali siciliani è calato da 32mila a 26mila unità a seguito del blocco delle assunzioni. «Adesso è urgente risolvere questa situazione conclude Mannino perché ci sono interventi, come la piantumazione e la ricostruzione boschiva che vanno fatti ora e non a dicembre, altrimenti è inutile. Così come la pulitura del sottobosco andava fatta a maggio e non a fine giugno come siamo stati costretti a fare». Contemporaneamente ai due presidi catanesi, organizzati da Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil, i segretari regionali hanno avuto un incontro alla Regione da cui i forestali attendono buone notizie. «Altrimenti promettono andremo avanti con le proteste».