India, perché i bambini scompaiono La conseguenza inaspettata del boom

India è uno di quei Paesi che gli investitori chiamano mercato emergente. E’ terra vergine, linfa per il capitalismo finanziario moderno. Le multinazionali sono ben accolte in tutti i settori: commercio al dettaglio, aviazione, energia, comunicazioni. E’ la loro terza destinazione preferita, seconda solo a Cina e Stati Uniti. E i risultati si vedono: il prodotto interno lordo indiano era di circa 500 miliardi di dollari nel 2000; ora corre verso i 2 trilioni.

Nascosto dietro la crescita economica e i nuovi grattacieli sta però inerte il sistema giudiziario. Non cresce, non migliora. Soprattutto nei confronti del più cruciale problema sociale indiano: la scomparsa dei bambini. Un’associazione no-profit, Bachpan Bachao Andolan, dichiara che 117.480 minori sono stati dichiarati ufficialmente scomparsi negli ultimi due anni. Ed è solo la punta dell’iceberg. La cifra non conta tutti quei casi in cui i cui genitori non sono andati dalla polizia a denunciare, per scetticismo o ignoranza.

Fino a pochi anni fa il mistero non disturbava la società indiana. E’ stato il sangue, come al solito, a svegliare le menti. Nel gennaio 2007 sono stati ritrovati i corpi di diciassette ragazze scomparse in un quartiere di Nuova Delhi. L’oltraggio fu tale che l’opinione pubblica, finalmente, accolse con gioia le grida di chi denunciava i crimini da tempo.

Le ragioni dei rapimenti sembrano avere lo stesso sapore del traffico di esseri umani negli altri Paesi. I bambini sono usati come cavie per test medici e nella compravendita di organi. Sono costretti a prostituirsi, rubare, chiedere l’elemosina. C’è, però, una particolarità tutta indiana: la stragrande maggioranza è al lavoro forzato, nei campi.

La crescita economica indiana è trainata in buona parte dalle campagne. Il Paese è il secondo al mondo nel commercio di beni agricoli e di allevamento, aree che occupano il 50% dei lavoratori. Riso e latte di bufala sono i prodotti più diffusi. La crescita del settore è tale da aver creato una profonda scarsità di forza lavoro a poco prezzo. Ed è qui che entra il business dei bambini. Una miriade di mani per un tozzo di pane al giorno.

Le forze dell’ordine hanno poche armi e poca preparazione per contrastare il fenomeno. In India, paradossalmente, non esiste ancora una definizione legislativa di traffico di minori. E’ inaccettabile, ma senza quel punto di inizio magistrati e polizia non possono far molto. Sarebbe come accusare qualcuno di un reato che non esiste.

Manca anche la volontà politica. Il governo centrale e i vari governi federali sono sordi alle richieste di creazione di una database nazionale che racchiuda tutte le informazioni disponibili sui bambini scomparsi. Forze di polizia in regioni diverse non hanno modo di condividere i dati, né questi sono di facile accesso ai non addetti ai lavori.

Sono quelle che gli economisti chiamano conseguenze inaspettate. Lo sviluppo economico ha fomentato una forte domanda di forza lavoro low-cost, ed è stato il crimine organizzato a soddisfarla, libero di muoversi grazie alla stagnazione della giustizia. Non c’è crescita se la crescita è sbilanciata.

 

[Foto di ahmedbashu3]


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Dietro l'incredibile crescita economica del paese asiatico si celano una serie di problemi che hanno alla base il mancato sviluppo del sistemo giudiziario. Non cresce, né migliora. Soprattutto nei confronti del più cruciale problema sociale indiano: la scomparsa dei bambini. Secondo un’associazione locale 117.480 minori sono stati dichiarati ufficialmente scomparsi negli ultimi due anni

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