Muos, Commissione Difesa chiede lo stop «Il governo ha abbandonato i siciliani»

«Rivedere totalmente l’autorizzazione a procedere con il programma Muos – Mobile User Objective System –  presso la base militare americana NRTF-8 di Niscemi e avviare nell’immediato le necessarie iniziative per una moratoria sia per quanto riguarda la costruzione del Muos, sia per il sistema di antenne già presente nella riserva». È questo l’impegno che la IV commissione Difesa della Camera dei deputati chiede al governo presieduto da Mario Monti. Lo ha deciso con una risoluzione nella seduta di venerdì 12 ottobre «alla luce dei recenti sviluppi e dell’inchiesta della magistratura», si legge sul documento pubblicato sul sito della Camera.

Un’altra importante piccola vittoria per il movimento no Muos, che si oppone al mega impianto di antenne satellitari in costruzione da parte degli Usa all’interno della riserva naturale Sughereta di Niscemi in contrada Ulmo, dopo il sequestro dell’impianto per violazione delle leggi sull’ambiente da parte della Procura di Caltagirone. L’autorizzazione all’installazione nasce dalla stipula di un accordo bilaterale Usa-Italia del 2001 e ratificato nel 2006, mentre l’avvio dell’inchiesta è del 2011. La base di Niscemi dovrebbe aggiungersi alle tre stazioni a terra già installate in Virginia, nelle isole Hawaii e in Australia, ma sarebbe l’unica così vicina al centro abitato. Le altre si trovano infatti in zone desertiche.

Numerose le premesse della risoluzione. Innanzitutto l’uso del Muos: «Sarà utilizzato per coordinare capillarmente tutti i sistemi militari statunitensi dislocati nel globo, in particolare i droni, aerei senza pilota che saranno allocati anche a Sigonella». In realtà i droni sono già presenti a Sigonella, vengono utilizzati almeno da un paio di anni, e insieme al resto dell’arsenale bellico e al numero di soldati statunitensi, sempre più grande, spingono sempre più a pensare la Sicilia al centro dello scacchiere bellico internazionale.

Viene poi considerata la pericolosità delle antenne e del sito in cui si vorrebbero costruire. Già adesso, infatti, ci sono «41 antenne in banda HF e una banda F alta circa 140 metri e con potenza di emissione nell’ordine dei 500-2.000 KW» e secondo studi «basati sui dati raccolti dall’Arpa Sicilia è scientificamente fondato il timore che l’installazione attuale superi già i limiti di legge imposti sulle emissioni elettromagnetiche». Per non parlare degli alti rischi per la riserva naturale, inserita nella Rete natura 2000 come sito di importanza comunitaria e dove non è concesso realizzare nuove costruzioni e infrastrutture compresa l’installazione di antenne e tralicci secondo il piano territoriale del 2008 di Caltanissetta.

Non solo. Vengono sottolineate anche le proteste dei numerosi cittadini siciliani preoccupati per «la salute umana, l’ecosistema della Sughereta di Niscemi, la qualità dei prodotti agricoli, il diritto alla mobilità e allo sviluppo del territorio, il diritto alla pace e alla sicurezza del territorio e dei suoi abitanti» e che hanno raccolto migliaia di firme e organizzato cortei. L’ultimo si è tenuto lo scorso 6 ottobre, proprio il giorno in cui è stata diffusa la notizia del sequestro del sito. Vengono poi sottolineati i rischi per patologie legate al sistema emolinfatico, leucemie, specialmente infantili e l’interferenza su qualunque apparecchiatura elettrica come by-pass, sedie a rotelle, pace-maker, anche a distanza di oltre 140 chilometri.

Il messaggio sulla pericolosità che costituisce la costruzione del sistema di antenne Muos è stato lanciato da più parti, adesso anche dalla quarta commissione Difesa, ma la richiesta di un’eventuale moratoria agli Usa è solo nelle mani del governo. In ogni caso bisognerebbe vedere cosa ne pensa la controparte, perché l’Italia ha già autorizzato la costruzione del Muos. Nonostante, come si legge nel documento della commissione, questo abbia significato «abbandonare al loro destino i cittadini non solo di Niscemi, ma di tutta a Sicilia».


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