Muos, stop ai lavori e la rivincita di Niscemi Stato e Regione si preparano allo scontro

«Ma sei serio?». «Ti sembra che scherzo con queste cose?». Dopo le promesse, i ripensamenti, le lungaggini burocratiche, i militanti No Muos non ci credevano più. E invece lo stop ai lavori di completamento delle antenne militari Usa nel territorio siciliano è arrivato finalmente ieri sera, con la decisione del presidente regionale Rosario Crocetta. Che ha dato mandato all’assessore regionale all’Ambiente Mariella Lo Bello e al direttore dello stesso ufficio Giovanni Arnone – che nel 2011 aveva dato parere positivo alla costruzione – di firmare il documento necessario: non una sospensione, ma la revoca immediata delle autorizzazioni. Un atto che apre adesso diverse strade, ma anche una rivincita sugli Usa per gli attivisti No Muos che, l’11 gennaio, avevano perso un’importante battaglia: fermare il passaggio della gru necessaria a sollevare le tre parabole del sistema e a completare l’installazione. Un epilogo, almeno per ora, anticipato ai militanti dalle parole dei presidenti di commissione Sanità e Ambiente a conclusione dell’audizione di ieri all’assemblea regionale siciliana.

La decisione di Crocetta arriva in serata, dopo una lunga audizione all’Ars davanti alle commissioni regionali congiunte Ambiente e Sanità, durata sei ore e disertata dallo stesso governatore. Che, in contemporanea, ha fissato una riunione di giunta a Catania, durante i festeggiamenti della patrona etnea Sant’Agata. «Crocetta, con la sua assenza, ha perso un’occasione», commenta amaro Fabio D’Alessadro, del comitato No Muos di Niscemi. Per poi aggiungere scherzando, dopo la notizia della revoca, «Sarà Sant’Agata che ci ha fatto la grazia!».  Ad aver permesso lo stop è in realtà soprattutto la presenza, nell’area in cui dovrebbe sorgere il Muos, della riserva naturale Sughereta. «Solo per questo all’epoca (nel 2011, durante il governo di Raffaele Lombardo) era stata chiesta un’autorizzazione che oggi noi revochiamo – spiega l’assessore Lo Bello – Altrimenti avrebbero costruito senza interpellarci». «Ma quello che andava messo all’interno della riserva non è, ad esempio, un carrarmato – prosegue – E’ un Muos, per il quale serve anche il parere dell’assessorato alla Salute, mai richiesto».

Agli Usa, per il momento, non resta che prendere atto del documento che rende illegale l’intera costruzione. Tre le strade possibili per la marina militare degli Stati Uniti: smantellare quanto fatto finora, ricominciare dal principio l’iter autorizzativo, oppure ricorrere alla garanzia dello Stato. Se le prime due opzioni sembrano impraticabili, considerato l’ingente investimento compiuto sul Muos, la terza è la più probabile. «Siamo pronti a un’impugnativa da parte dello Stato», conferma l’assessore Lo Bello. La strada più complessa, che metterebbe di nuovo in dubbio la pvittoria degli attivisti. Le cose andrebbero più o meno così: lo Stato, che ha già dichiarato il Muos sito di interesse strategico nazionale, scavalca la Regione nella decisione. La Regione solleva allora un conflitto di competenze: chi deve decidere per cosa? La Corte costituzionale risponde al quesito, ponendo fine alla questione. E se, nell’attesa, gli Usa decidessero di ignorare il provvedimento regionale, continuando i lavori? «Un’eventualità che spero sia poco concreta – conclude Lo Bello – Ma a cui comunque ci opporremo come possiamo».

Di tutto questo, all’Ars, non si è ancora discusso. All’inizio dell’audizione, ieri, nulla sembrava così scontato, nonostante promesse e annunci. Alla fine, invece, le conclusioni dei due presidenti di commissione facevano sperare in un atteggiamento fermo da parte dell’amministrazione regionale. «Comportamenti omissivi, documentazione incompleta, pareri sommari: è l’ennesima pagina di storia triste della Sicilia – dice in conclusione il capo della commissione Sanità Giuseppe Di Giacomo – Mi sono convinto che quest’atto lo potete fare, direttore (dice riferendosi al funzionario Arnone ndr), e anche con una certa fermezza». Più duro Giampaolo Trizzino, presidente della commissione Ambiente in quota M5s: «Mi sembra che ormai siano chiari gli errori commessi finora. E che ci siano tutti gli elementi per procedere alla revoca delle autorizzazioni, senza nemmeno discutere più di sospensione. L’unica verità è che, se Crocetta vuole, può farlo». E qualche ora dopo il governatore, seppur al telefono da Catania, l’ha fatto. Tra l’incredulità e la diffidenza degli attivisti. «Per ora godiamoci il momento e pensiamo a festeggiare. Abbiamo fatto un pezzo di storia – commenta felice il membro No Muos D’Alessandro – Al resto, penseremo dopo».

[Foto di No Muos]


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Dopo la decisione di ieri del governatore siciliano Rosario Crocetta di revocare con effetto immediato le autorizzazioni per la costruzione dell'impianto militare di antenne Usa, si aprono diverse strade. La più probabile è una battaglia legale davanti alla Corte costituzionale per stabilire chi, tra Stato e Regione, abbia le competenze necessarie per decidere. L'assemblea regionale, a conclusione dell'audizione di ieri con i movimenti No Muos, sembra intenzionata ad andare fino in fondo. Ma tra i militanti, dopo promesse e incertezze politiche, il sentimento principale è ancora la diffidenza

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