Mascali, servizi pubblici affidati alla mafia La raccolta dei rifiuti pagata due volte

A Mascali si è insediata la commissione straordinaria che gestirà per i prossimi 18 mesi il Comune sciolto per mafia lo scorso 27 marzo. Sarà composta dal viceprefetto Enrico Gullotti, il viceprefetto aggiunto Francesco Milio e il funzionario economico Giuseppe Chiofalo. E insieme a loro è arrivata la relazione con le motivazioni dello scioglimento, il secondo per il comune ionico negli ultimi vent’anni. Il documento, firmato dal ministero dell’Interno Annamaria Cancellieri, è un pesante atto d’accusa che toglie il velo sulle «ingerenze della criminalità che hanno compromesso la libera determinazione e imparzialità degli organi eletti, il buon andamento dell’amministrazione e il funzionamento dei servizi».

Il lavoro d’indagine degli uomini della Prefettura di Catania è durato tre mesi, dal 29 novembre dello scorso anno fino a fine febbraio. Il risultato è una relazione, inviata il 27 febbraio dal prefetto Francesca Cannizzo a Roma, in cui sono denunciati «concreti, univoci, rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalità mafiosa e su forme di condizionamento degli stessi». E non si tratterebbe solo del sindaco Filippo Monforte e del presidente del consiglio comunale Biagio Susinni, a cui il documento dedica ampio spazio, ma di connivenze all’interno degli uffici comunali e di esponenti politici. «La mafia impresa – scrive il prefetto – è entrata in rapporti con istituzioni dell’Ente locale stabilendo un sistema di reciproco scambio tra esponenti politici e l’organizzazione criminale».

All’attenzione degli ispettori è finita la gestione dei rifiuti, di fatto controllata dal clan Cintorino, affiliato dei Cursoti, e oggetto di indagine della Procura di Catania. Ma anche i servizi sociali, i lavori di ampliamento del plesso scolastico di Nunziata dell’istituto comprensivo Leonardo Grassi in cui si sarebbe infiltrato il clan Brunetto di Fumefreddo, i rapporti con la ditta che dal 2008 si occupa in regime di monopolio degli estintori e di altri servizi pubblici, il cui titolare è stato condannato per associazione mafiosa quale appartenente alla famiglia Santapaola. Servizi pagati due volte, o a prezzi maggiorati, il tutto a danno delle tasche dei cittadini di Mascali. E ancora particolare allarme destano i rapporti personali e in alcuni casi anche di «contiguità famigliare» tra Monforte e Susinni ed esponenti di spicco della criminalità organizzata locale.

Prima di prendere in esame i singoli casi, la relazione prefettizia si sofferma sull’esito delle elezioni del 2008, che ha visto nominati a sindaco e a consigliere Monforte e Susinni. I due – si legge – «già facevano parte della compagine eletta nel 1988, quello stesso consesso sciolto il 9 giugno del 1992 a seguito delle vicende giudiziarie che avevano coinvolto proprio i due amministratori. Entrambi si presentarono quali candidati a sindaco, il primo andò al ballottaggio sostenuto dalla lista civica Autonomia per Mascali, riconducibile al Mpa e successivamente, grazie anche all’appoggio di Susinni, riuscì ad essere eletto». A proposito di Susinni, la relazione sottolinea l’anomalo iter della sua elezione (già raccontato da Ctzen). «Non eletto neanche consigliere comunale, lo divenne per surroga a seguito delle dimissioni motivate per ragioni personali di ben sei consiglieri al momento dell’insediamento del consiglio. Divenuto così consigliere, nella stessa seduta fu eletto presidente del Consiglio comunale». Una situazione che «anche in ragione della ricostituzione del binomio Monforte-Susinni, destò forte allarme sociale nella popolazione», si legge. Da quel momento numerosi esposti sono arrivati in prefettura per denunciare irregolarità nella gestione del Comune finalizzate al perseguimento di interessi personali e presunti legami degli amministratori con soggetti mafiosi.

È nel settore dei rifiuti che si saldano gli interessi della criminalità organizzata con quelli della politica e del mondo dell’impresa. A fare da raccordo è Roberto Russo, in carcere dal maggio del 2012, e accusato di associazione mafiosa, presunto uomo di spicco del clan Cintorino di Calatabiano, affiliato ai Cursoti di Catania. E’ lui che, nel doppio ruolo di responsabile tecnico-operativo di zona dell’Aimeri Ambiente, l’azienda milanese titolare dell’appalto per la raccolta e gestione dei rifiuti nei 14 comuni dell’Ato Joniambiente Ct1, e allo stesso di tempo di socio responsabile della cooperativa Alkantara 2001, operante nello stesso settore, dettava le regole. Il meccanismo è finito all’attenzione dei magistrati della Procura di Catania nell’indagine Nuova Ionia. In un contesto di continua emergenza per il malfunzionamento della raccolta da parte dell’Aimeri, l’amministrazione di Mascali affidava alla cooperativa Alkantara lavori di bonifica per la rimozione di microdiscariche, «con compensi – sottolinea la relazione prefettizia – maggiorati rispetto alle esigenze reali e per servizi già compresi nel contratto di appalto con l’Aimeri, quindi liquidati anche a quest’ultima società». Una spesa doppia, dunque, a fronte, peraltro, di un servizio mai funzionante.

Nei giorni scorsi il Tribunale di Catania, su richiesta della Dda, ha sequestrato a Russo beni per il valore di un milione di euro, alcuni dei quali solo formalmente intestati a suoi familiari. Tra questi ci sono anche la cooperativa Alkantara e una quota della società con sede a Fiumefreddo Mar Service Srl, sempre operante nel settore della raccolta dei rifiuti. Oltre a un terreno con edificio, un appartamento con garage, un bar-tabacchi, due auto e diversi conti correnti bancari e postali. Per «gli accertati specifici rapporti» con Russo, sono accusati di corruzione aggravata il sindaco Monforte, l’ex assessore Rosario Tropea e il dirigente Bruno Cardillo. La contiguità degli amministratori con il pluripregiudicato emergerebbe dalle intercettazioni ambientali e telefoniche. Si delinea «non solo un deplorevole rapporto di amicizia – denuncia il prefetto – ma anche rapporti improntati alla massima reciproca disponibilità che sottendono precisi ritorni per entrambi: il sindaco otterrà le assunzioni di personale richieste e di contro affiderà alla cooperativa Alkantara i lavori di bonifica e pulitura di alcune microdiscariche senza indire alcuna gara di affidamento». Una prassi, quella della chiamata diretta, comune a vari comuni della fascia ionica colpiti prima dall’emergenza rifiuti, quindi dalla cenere vulcanica.


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