Lontani o vicini? Un’assemblea studentesca a Teheran

Il 70% della popolazione iraniana ha meno di 30 anni. Perciò nelle elezioni di venerdì prossimo, per l’elezione del presidente della repubblica islamica, gli studenti conteranno. Nel 1997 la scelta degli universitari a favore del riformatore Khatami fu determinante. Ma adesso devono fare i conti col reazionario Ahmadinejav, sostenuto dall’estrema destra religiosa. (NdR)

Mai nella vita Ali Akbar Hashemi Rafsanjani si sarebbe sognato di tornare un giorno nell´aula magna dell´università di Teheran, dove non metteva piede da anni, e venire accolto dagli applausi.
E mai in cento lustri gli studenti della Facoltà di ingegneria – la più combattiva, quella che tradizionalmente è stata il motore di tutte le rivolte studentesche – si sarebbero aspettati di scandire slogan a favore di colui che chiamavano il Pinochet dell´Iran.

Ma la politica iraniana riserva spesso sorprese. E così, alle tre del pomeriggio di ieri, l´amato nemico è entrato nell´aula magna superaffollata da migliaia di studenti che scandivano in coro “Hashemì Hashemì, barayé raf e fascism, hemayatat mikonìm“, “Hashemi Hashemi per sconfiggere il fascismo noi ti sosterremo”. Un sostegno condizionato, come si vede, ma determinato.

“Un voto deve diventare dieci, dieci devono diventare cento e cento devono diventare diecimila”, ha detto un rappresentante dell´Associazione studentesca “Tahkim e Vahdat” che venerdì scorso aveva proclamato il boicottaggio delle elezioni e oggi invita invece a votare per Rafsanjani. Di fronte alla vittoria inaspettata dell´ultraconservatore Ahmadinejav, architettata a sorpresa dagli ultrà religiosi, gli studenti e la società civile si sono improvvisamente resi conto che in Iran non è in atto solo una “stagnazione instabile”, come dicevano i sociologi, ma che il paese potrebbe ripiombare bruscamente negli anni Ottanta: quelli dell´isolamento internazionale e della totale sottomissione ai dogmi degli ayatollah.

Rafsanjani si godeva palesemente lo spettacolo. Con un sorriso ancora più ironico del solito, gli occhi come sempre pungenti, il turbante bianco e la tunica marrone dell´hojatoleslam l´ex presidente si è seduto sul palco e subito dopo – come in tutte le riunioni dei dignitari della Repubblica islamica – un addetto ha intonato dei versetti del Corano.

La platea, fatta di ragazzi che visibilmente ne hanno fin sopra i capelli dei preti, è stata colta di sorpresa e ha mantenuto il silenzio con qualche fatica. Ma alla fine della lettura del Corano la sala si è sollevata in piedi e ha intonato “Ei Iran, ei Marze poy gohar“, “Oh Iran, terra piena di tesori”, l´inno patriottico dei tempi di Mossadegh e degli inizi della Rivoluzione (prima che fosse sostituito dai canti islamici). E questa volta è stato Rafsanjani ad ascoltare in silenzio.

Un rappresentante degli studenti, seduto accanto all´ex presidente, ha ricordato le ultime parole dell´imam Khomeini: “Le forze militari devono tenersi al di fuori dei giochi politici. Se lo facessero, l´Islam e il paese intero andrebbero in rovina ed è compito del Leader supremo bloccare immediatamente questo pericolo”. Applausi a non finire. “Noi ci battiamo senza riserve per la democrazia e i diritti umani, e vogliamo sentire da ashemi i punti nuovi del suo programma che ci aiuteranno meglio a decidere”, ha detto il rappresentante degli studenti, e ha enumerato le richieste studentesche.

Primo, togliere al Consiglio dei Guardiani il diritto di veto. Secondo, liberare tutti i prigionieri politici. Terzo, garantire la libertà di espressione e di stampa. Quarto, sviluppare l´economia con un impegno mirato alle classi più povere e alla giustizia sociale. Quinto, lasciare voce in capitolo agli studenti e libertà alle associazioni studentesche islamiche e non islamiche. Sesto, abolire le “istituzioni parallele” e il “reato politico”. “C´è oggi per la prima volta l´opportunità di una grande alleanza delle forze nazionali e religiose”, ha concluso.

“Vedo che qui come oratori siamo in due”, ha commentato
Rafsanjani sorridendo dell´enfasi del giovane. “Nella situazione molto sensibile del paese e della regione è indispensabile che voi siate vigili”, ha detto e ha promesso che se il Consiglio dei Guardiani dovesse cambiare i risultati al secondo turno “si opporrà con tutti i mezzi di cui dispone”” Applausi. Risatine incredule quando Hashemi dice di ritenere di essere stato lui a “gettare le basi delle riforme”. Poi Khatami è andato avanti, riconosce. “Ora le riforme devono essere continuate”. Applausi convinti.

In qualche momento la riconciliazione col nemico è sembrata lì lì per spezzarsi, come quando Rafsanjani ha insistito sul rispetto della legge mentre la sala scandiva: “Liberate i prigionieri politici” e “Ganji, Ganji”, il nome di un giornalista messo in carcere per aver denunciato le trame dei servizi segreti, e attribuendone la responsabilità direttamente a Rafsanjani.

Ma l’ex presidente ha tenuta ferma la sua linea di “moderazione” e di “barriera contro l´arretratezza e l´estremismo”. Ha promesso agli studenti un open space dove tutti possano esprimere senza paura le proprie idee. E il rispetto della privacy: “Se qualcuno guarda nella casa di un altro e gli arriva una freccia nell´occhio la colpa è sua perché non doveva guardare”.

Ma niente illegalità. “La legge deve essere rispettata, dai cittadini e anche – ha sottolineato – dallo Stato”. Non tutte le leggi sono buone e bisogna spingere per cambiarle. Solo questa è la strada giusta che porta al successo, “forse un successo non immediato ma sicuro”. Su questi basi, “l´Iran ha tutte le risorse, umane e naturali, per diventare il primo paese della regione e uno dei più importanti del mondo”. Entro vent´anni, non di più.
Ma questi “cardini di moderazione devono essere mantenuti”, ha ripetuto. Gli estremismi sono “estranei al Corano”. Applausi.      

(Vanna Vannuccini: Iran. La svolta dell´Università, “La
Repubblica” del 22 giugno 2005)


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