Teatri, il lungo elenco degli ingressi omaggio Ma a Catania l’affitto ai privati è bandito

«Mettiamo il caso che uno pensi di affittare un teatro in Sicilia. Se il teatro è privato, si paga l’affitto al gestore e via. Se il teatro è pubblico, si paga l’affitto al Comune ma… Bisogna accettare alcune condizioni contemplate dal regolamento. Tra esse l’ingresso omaggio che spetta di diritto a…». Segue un lungo elenco di personalità a cui è concesso di entrare gratis: dal sindaco alla deputazione locale presso il Parlamento nazionale e l’Assemblea regionale, dai carabinieri alla guardia di finanza. A sollevare il tema, con uno sfogo affidato alla sua pagina Facebook, è Pompeo Benincasa, animatore della rassegna Catania Jazz e storico operatore del settore nel capoluogo etneo. Una denuncia senza riferimenti specifici. Ma, facendo un rapido giro sul web, è facile trovare qual è la struttura in questione e l’ente che lo gestisce. Si tratta del teatro Maugeri, di proprietà del Comune di Acireale.

Nella disciplinare che regola l’affitto a terzi del teatro, insieme a tutte le norme da rispettare e al tariffario, un paragrafo, l’articolo 20, è dedicato agli ingressi gratuiti. «Hanno titolo di libero ingresso, a norma di legge, in relazione a funzioni di vigilanza e controllo proprie del servizio e se muniti di speciale tessera di riconoscimento: i funzionari del ministero delle Finanze; gli ufficiali, sottufficiali e militari di truppa della guardia di finanza; il comandante della compagnia dei carabinieri; il dirigente della polizia di Stato; i funzionari ed agenti Siae». Qui finisce il primo blocco, quindi l’elenco continua con «il sindaco; il prefetto; il questore; la deputazione locale presso il Parlamento nazionale e l’Assemblea regionale; l’assessore alle Attività culturali; le compagnie ospiti, nella quantità massima di due persone a spettacolo; i giornalisti accreditati; gli sponsor del teatro, in ragione dei singoli accordi presi per le sponsorizzazioni; gli handicappati in carrozzella e il loro accompagnatore; gli abbonati che richiedono di cambiare temporaneamente turno di abbonamento, qualora vi siano posti disponibili».

Il lungo elenco ha lasciato sorpreso Benincasa. «Tutti quei biglietti omaggio sono un’imposizione insopportabile – denuncia – Anche perché la normativa impone di fare entrare gratis solo le figure che devono svolgere un servizio. È un regolamento illegale e di paese che al Nord Italia non si troverebbe mai». Ma per Maria Leonardi, assessore alla Cultura del Comune di Acireale l’anomalia non sussiste. «Quando abbiamo scritto il regolamento, ci siamo confrontati con i migliori teatri italiani», spiega. Concetto ribadito da Rosario Russo, il funzionario che in prima persona si è occupato della vicenda. «Non c’è un elenco pletorico – sottolinea – abbiamo esaminato molti regolamenti nazionali, come quello de La Fenice di Venezia e dei teatri di Modena e Reggio Emilia e, alla fine, abbiamo ridotto al minimo gli ingressi omaggio».

La normativa che regola il settore è ampia e impone che, per motivi di servizio, possano entrare senza pagare il biglietto uomini della guardia di Finanza, funzionari della Siae e un medico. In totale meno di dieci persone. Ma come funziona negli altri teatri italiani? Al teatro Romolo Valli di Reggio Emilia esiste un palco riservato a sindaco, prefetto, questore e ai comandanti della guardia di finanza, dei carabinieri e dei vigili del fuoco. Ma, quando la struttura viene concessa a terzi, non corre nessun obbligo di riservare posti omaggio a queste autorità. «Per i concerti organizzati dalla Fondazione li facciamo entrare gratis, altrimenti lasciamo la scelta alla discrezione di chi organizza – spiegano dalla segreteria del teatro – Giustamente c’è chi li fa pagare e capita spesso. I politici, poi, pagano sempre». Discorso simile al teatro La Fenice di Venezia, dove la gestione è affidata ad una fondazione, di cui il Comune è uno dei partner principali. «Gli ingressi omaggio sono a nostra discrezione – spiegano dalla Fondazione – alle figure di servizio che ne hanno diritto per legge, di solito si aggiungono il sindaco, il questore, il prefetto e il consiglio di amministrazione».

Ovunque, in ogni caso, la concessione a terzi dei teatri pubblici è una prassi consolidata che porta considerevoli entrate nelle casse comunali. Ovunque, meno che a Catania. Nel capoluogo etneo i teatri pubblici sono due: il Vincenzo Bellini e il Sangiorgi. «Entrambi – denuncia ancora Benincasa – non vengono mai dati in affitto. Il Sangiorgi, in particolare, è usato solo per le prove dell’orchestra del Bellini. Abbiamo provato più volte a chiderne la concessione ma non ci hanno mai nemmeno comunicato il tariffario. Quanto costi affittarlo è un mistero di Fatima». Il motivo? «Nei grandi teatri europei un giorno si fa lirica e il giorno dopo rock, ci sono i ristoranti e una maggiore imprenditorialità – conclude l’animatore di Catania Jazz – Da noi invece c’è ancora una stupida mentalità attaccata alla sacralità del luogo».

 

[Foto dalla pagina Catania]


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Affittare un teatro pubblico in Sicilia comporta spesso accettare regolamenti che impongono un elevato numero di ingressi gratuiti: dal sindaco ai politici locali, dalle forze dell’ordine agli sponsor. Succede al teatro Maugeri di Acireale, nella cui esigente disciplinare si è imbattuto Pompeo Benincasa, animatore della rassegna Catania Jazz. «Siamo sugli standard nazionali», replicano dal centro ionico. Ma nel resto d’Italia le personalità non sono trattate allo stesso modo. Mentre il capoluogo etneo fa storia a parte

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