Mentre al BOCS fervevano i preparativi per linaugurazione della mostra, abbiamo incontrato alcuni degli artisti protagonisti, entusiasti di potersi confrontare con poetiche e linguaggi diversi dal proprio
Parola d’artista
Qual è la tua espressione artistica?
Agné Jonkuté: Il mio soggetto è sempre lo stesso: gli spazi vuoti che ti danno la percezione che il tempo passi molto in fretta. Cerco soprattutto di fare foto e trasferire alle persone che guardano il mio stato d’animo in quel momento. Ho portato due tele grandi per cercare di provare e trasmettere delle sensazioni anche alla gente di Catania.
Inga Likšaité: Io lavoro sia sui video che sulle tele. In particolare, per questa occasione, ho cucito a macchina alcune frasi di un film cinese. È una sorta di interazione tra film e tele, nel senso che ho messo su tela alcune frasi importanti del film facendo quindi una trasposizione dal video all’esterno, e nel contempo ho interagito nel video attraverso delle intrusioni personali con filamenti o altro.
Filippo Leonardi: Interagisco molto col contesto, anche se questa non è la circostanza, poiché la mostra è stata messa in piedi da una curatrice. Comunque mi sono accorto che il mio lavoro dialoga in qualche modo con quello di un altro artista, poiché c’è in primo piano la natura, il divenire, ovvero una componente fondamentale del mio lavoro e questo mi pare molto interessante.
Da qualche anno lavoro con le installazioni, una tecnica scultorea che si espande spesso nello spazio e realizzata con materiali vari.
Nello specifico che installazioni hai portato qui?
In questa mostra porto un lavoro che fa parte di un ciclo che si chiama “senza ragione”. Sono degli elmetti militari riempiti di terra, al cui interno ho piantato dei cactus. Gli elmetti sono sette, ma solo all’interno di sei ci sono i vegetali, nel settimo è assente qualunque forma di vita, invece c’è un neon con la scritta “senza ragione”.
Cosa pensi di questo spazio espositivo? E dello stato dell’arte in città?
Agné Jonkuté: La galleria è perfetta. Mi piacciono le mura grigie, solo col cemento, non è usuale e si sposa bene col mio lavoro. Lo spazio aperto, poi, avvicina di più le persone, che sono già molto aperte, amichevoli. È affascinante il contrasto di una città piena di gente, calorosa e le strade piccole dove tutto non è perfetto…
Inga Likšaité: BOCS mi piace molto. È uno spazio “naturale” che si adatta all’artista e non al contrario. Catania è caotica, mi affascina proprio perché è molto diversa dalla mia quotidianità. E poi mi piace tanto la cucina, la pasta soprattutto.
Filippo Leonardi: Lo spazio espositivo mi sembra molto interessante poiché si presta a qualsiasi tipo di arte e mi sembra che, vista la diversità di supporti, che ognuno di noi ha usato sia un luogo ideale.
Ci sono delle similitudini e/o divergenze tra Catania e il tuo paese?
Agné Jonkuté: È diverso. Le persone, soprattutto, sono molto più aperte qui. Stamattina al mercato ho incontrato dei vecchietti che giocavano a carte e mi è sembrato molto folcloristico. Dove vivo io, invece, le persone sono molto più chiuse, le cose le fanno a casa…