Serata conclusiva del Marranzano World festival al centro culturale Zo. Divertimento e riflessione su stereotipi troppo spesso accentuati
Il marranzano: tra Sicilia e Oriente
Eccolo lì, ferroso piccolo e semplice, appena visibile nella bocca serrata dei musicisti il protagonista indiscusso di Zo nella serata di Giovedì 20 ottobre: il marranzano.
A questo strumento che da sempre evoca magia e tradizione in un connubio quasi inscindibile è stato dedicato un vasto filone di studi e ricerche, che ha visto reale concretizzazione nella serata di ieri organizzata da Luca Recupero con il vitale supporto dellAME, dellAssociazione Momu Mondo di Musica e dellUnivrsità di Catania, che rientra in un vasto e multisfaccettato evento che prende il nome di Marranzano World Festival.
Oriente e Sicilia i luoghi dambientazione prescelti, con i loro profumi accecanti e le loro malinconiche tradizioni; ad alternarsi sul palcoscenico dellAuditorium vari artisti con diversi tipi di strumenti, marranzani veri e propri e scacciapensieri
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Ha inaugurato levento il giovanissimo Aaron Szilagyi con pezzi storici ungheresi. Figlio darte, discendente dal grande costruttore di scacciapensieri Zoltan Szilagyi, famoso per avere reinventato e ridisegnato questo strumento, il doromb per essere esatti. Aaron ha il merito di aver portato allestremo il virtuosismo e le capacità tecniche del genere combinando gli elementi tradizionali con la sperimentazione per il nuovo, spingendosi fino al campo dellelettronico.
Lovazione del pubblico è cresciuta ancor più quando la scena è stata solcata da Tran Quang Hai, musicista ed etnomusicologo vietnamita residente a Parigi, stravagante e raffinato musicista oltre che divertente istrione che ha dato dimostrazioni di canto armonico e improvvisazione su atipici marranzani creati con posate da tavola, legnetti di bambù ed altri curiosi oggetti che uscivano dalle sue tasche davanti agli occhi stupiti dei presenti come conigli dal cilindro.
In chiusura di spettacolo è stata la volta della tradizione siciliana, espressa nella performance di Fabio Tricomi allo strumento, musicista catanese interessato da sempre a strumenti arcaici quali tamburello, flauto di canna, zampogna, liuti, viella, e Roberto Bolelli, romano di nascita e specialista della tradizione orale per marranzano e voce.
Brani quali Tarantellina, Canto di contadini, Surfatara, hanno fatto battere le mani e partecipare attivamente il pubblico della notte, ebbro di sapori e correnti diverse, incantato dai suoni metallici e caldi del piccolo strumento.
Ma la notte, si sa, è giovane, e musicisti e pubblico hanno continuato il divertimento nella sala attigua con proiezioni, marranzano abbinato a strumenti multimediali, drinks, chiacchere e danze.