Ecco come la mafia potrebbe riprendersi tutto

Proprio mentre in Calabria i giovani gridano “E adesso ammazzateci tutti” e Catania si riempie di manifesti con la scritta “La mafia fa schifo”, il Parlamento discute la revisione della legge 109, cioè quella che prevede la destinazione sociale dei beni confiscati ai mafiosi. In altre parole, quella che ha permesso di trasformare parte del bottino di Riina e di Provenzano in cooperative agricole o scuole. La giustificazione della modifica è garantire le vittime di errori giudiziari, dando la possibilità a chiunque abbia “un interesse giuridicamente riconosciuto” di rivedere i provvedimenti definitivi di confisca. Il rischio, però, non è solo quello che la mafia si riappropri di quei beni, ma anche che quelle cooperative di giovani, che hanno investito duro lavoro e grandi speranze nei loro progetti, si ritrovino senza più nulla.
    
Per questo motivo il  24 novembre, alla Facoltà di Scienze Politiche di Catania, Libera ha organizzato l’incontro “Il dovere della confisca”. Tra i relatori, Dario Montana di “Fare memoria”, la prof. Maugeri dell’ Università di Catania e il dott. Maruccia, magistrato consulente della Commissione Antimafia. Lo scopo dell’incontro era anche far conoscere le implicazioni dannose di questa modifica, che  non sta ricevendo la dovuta attenzione da parte della gente, oltre che dei mezzi di comunicazione. “Ogni volta che l’opinione pubblica è disattenta, l’opera di smantellamento delle normative diventa più facile” , afferma Dario Montana.
    
La modifica prevede di assegnare alle agenzie del Demanio, anche a livello provinciale, la gestione delle confische. “Non solo così si scavalcano i magistrati – spiega il dott. Maruccia – ma si espongono dei semplici funzionari statali alle pressioni mafiose”. Proprio il 24 novembre, infatti, è stato arrestato Francesco Nasca, funzionario del demanio di Trapani ed addetto al settore beni confiscati. Assieme ad altri mafiosi in giacca e cravatta stava aiutando il boss Virga a  riappropriarsi della “Calcestruzzi ericina”, già assegnata agli stessi ex-lavoratori dell’impresa organizzati in cooperativa.
    
Per la dott. Maugeri “bisogna stare attenti ai casi di confisca a persone innocenti. In giurisprudenza l’eccesso patrimoniale diventa indizio per confiscare tutto il patrimonio.” Cioè, se il giudice dimostra che hai più denaro di quello che dovresti avere, non ti toglie solo il surplus, ma anche tutto il patrimonio. “Mi sembra una logica eccessiva e vendicativa.  La sproporzione deve essere seriamente provata […] Si deve confiscare a condanna avvenuta e d il giudice deve essere certo della provenienza illecita dei beni confiscati”. Cosa, quest’ultima, non sempre facile: alcuni capi della Sacra Corona Unita, per esempio, compravano schedine del totocalcio vincenti dai legittimi proprietari per giustificare le loro entrate.
   
La legge 109, in effetti, avrebbe bisogno di altri tipi di modifica. Fin dal 1986, quando venne approvata anche grazie al milione di firme raccolto, la legge risultò essere monca: non prevedeva, come richiesto da Libera, la confisca dei beni relativi ai reati di corruzione. Inoltre, i tempi di assegnazione sono eccessivamente lunghi e gli assegnatari non possono accedere al credito bancario. Come se non bastasse, il numero di beni confiscati e assegnati negli ultimi anni è pesantemente diminuito.
  
Alla modifica non è contraria solo Libera, ma anche molti magistrati e gli stessi procuratori antimafia Vigna e Grasso.
“E’ impressionante l’infiltrazione mafiosa nell’economia – aggiunge il dott. Maruccia – Prima la mafia era padrona assoluta dei propri beni, mentre adesso partecipa ad imprese come un normale azionista, o addirittura gestisce imprese ripulite. Se si sbagliasse la modifica le conseguenze potrebbero essere catastrofiche”. E, in questo caso, la mafia non avrebbe nemmeno bisogno di ammazzare nessuno.

 

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