La lezione di Ionesco ai Benedettini

Teatro Stabile Catania Università degli Studi di Catania

 

LA LEZIONE di Eugène Ionesco in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia

 

Elaborazione e messa in scena di EZIO DONATO

 

Elementi scenografici e costumi GIUSEPPE ANDOLFO musiche curate ed eseguite dal vivo da CARLO INSOLIA movimenti coreografici DONATELLA CAPRARO luci FRANCO BUZZANCA

 

Personaggi e interpreti in ordine di apparizione:

 

La governante RANIELA RAGONESE L’allieva VALERIA CONTADINO Il professore PIPPO PATTAVINA

 

Hanno collaborato alla realizzazione: GIUSEPPE ALÌ – ENZO CAMPAILLA – SANTO FLORESTA ORAZIO GERMENÀ – TANIA LAUDANI – SALVO ORLANDO

 

 

 

La serata non promette bene e, data la frenesia dei regali natalizi che in questi giorni (più che mai) manda in tilt il traffico catanese, decido di partire da casa con congruo anticipo. Stasera, all’auditorium dei benedettini, mettono per l’ultima volta in scena “La lezione” di Eugène Ionesco e non vorrei arrivare tardi, rischiando di non trovare posto.

 

Ma i miei timori si dimostrano subito ingiustificati: riesco a sedermi in terza fila, proprio a ridosso delle varie poltrone su cui troneggia la scritta “riservato”, dato che l’auditorium è semideserto. Decido allora di immergermi nella lettura della brochure dell’opera, aspettando che qualcun altro si affolli nelle poltrone accanto.

 

Scopro così che la rappresentazione di stasera è incentrata sul rapporto tra un rigido professore ed un’avvenente studentessa dalle però scarse capacità intellettuali. Il rapporto tra i due è visto in chiave comico-parodica e gioca molto sulla sensualità che la giovine possiede e che attrae irresistibilmente il professore, che però mal tollera la dabbenaggine della sua allieva e porrà fine alla “lezione” in modo drammatico.

 

 

Leggo inoltre che Ionesco stesso definisce questa breve opera un “dramma comico” per via che i due protagonisti sono visti, “riducendo e sdrammatizzando attraverso la dimensione ludica del teatro, gli aspetti della potenziale reciproca seduzione legata all’asimmetrica posizione culturale e alla differenza di genere che posiziona il rapporto maestro-allievo su una sotterranea dimensione erotica” che avrà esiti tragici.

 

È ora di cominciare quando alzo gli occhi dal foglio e mi accorgo che l’auditorium adesso è gremito. Le luci si spengono e gli attori entrano in scena.

 

Dura circa un’ora, la rappresentazione. Le musiche del pianista Carlo Insolia ben si integrano nell’azione scenica dove Pippo Pattavina è eccezionale come sempre e si cala perfettamente nei panni del nevrotico professore attratto dall’affascinante allieva Valeria Contadino. Completa il quadro degli attori la burbera governante Marie (Raniela Ragonese), l’unico personaggio con i piedi “per terra” di questo assurdo dramma.

Gli applausi, meritatissimi, sono tutti per il trio sul palco. E mentre la folla guadagna lentamente l’uscita per rituffarsi in questa fredda serata invernale, realizzo che non avrei mai pensato che il nostro auditorium si prestasse così bene ad una rappresentazione teatrale, ma, con grande gioia, ho dovuto ricredermi.

 

Alla prossima allora.


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