Assistenza disabili, dietrofront della Regione Una mamma: «La Borsellino ci ha ascoltate»

Nuovo cambio di regole per chi gode dell’assistenza semi-residenziale in centri specializzati. L’assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino, infatti, ha emanato una specifica al decreto del due settembre scorso al centro di numerose polemiche, che imponeva la consegna della retta interamente dalla Asp al centro di riabilitazione convenzionato. Con la nuova norma, tutti i soggetti invalidi civili erano tenuti a corrispondere l’assegno di accompagnamento di cui erano beneficiari, mentre la restante parte della quota di compartecipazione rimaneva a carico del Comune. Ma l’assessore Borsellino ha adesso specificato che il decreto vale solo per chi riceve assistenza in modo permanente e non anche per chi riceve assistenza semi-residenziale, che potrà continuare a incassare il sostegno economico e utilizzarlo per le sue necessità.

«Non so se lo ha fatto di sua volontà o perché le sono arrivate molte lamentele, ma sono comunque soddisfatta che abbia tentato di modificare l’errore, seppure il problema non è ancora risolto del tutto», afferma Rita D’amico, mamma di Giovanni, un ragazzo disabile che gode dell’assistenza a tempo parziale e che nelle settimane scorse aveva criticato la decisione dell’assessorato.

Così, tramite i deputati regionali Concetta Raia e Anthony Barbagallo e insieme ad altri genitori, ha partecipato ad un’audizione in commissione Sanità alla Regione lo scorso 20 novembre. Lo scopo era proprio ottenere delle modifiche al decreto, «perché non è giusto che a pagare siano sempre gli stessi, ovvero i più deboli», commenta la mamma. L’assessore Borsellino non si è fatta trovare impreparata. «È arrivata con la modifica già votata e inviata alla Gazzetta ufficiale – continua D’Amico – Ci ha ascoltato, le abbiamo raccontato la vita dei nostri figli e spiegato quanto è importante l’assegno di mantenimento perché possano vivere una vita quanto più normale possibile. Posso dire di essere soddisfatta».

Ripristinato quindi lo status quo precedente al decreto per chi riceve l’assegno d’accompagnamento e gode di assistenza in istituti specifici in stato di semiconvitto, ma rimane «l’errore relativo a chi vive in istituto», sottolinea D’amico. Con il decreto infatti, si decide che questi ragazzi dovranno versare la loro quota all’Asl. «Ma loro non lo prendono proprio l’assegno. Chi deve pagare quindi?», si chiede la mamma di Giovanni.

A quanto pare l’unico soggetto del decreto non oggetto di cambiamenti o specifiche è il Comune che dovrà comunque compartecipare. La retta è infatti pagata dall’Azienda sanitaria provinciale competente al centro di riabilitazione, ma l’Asp ha il diritto di chiedere al Comune di residenza dell’assistito la quota di compartecipazione. Un fardello a carico delle amministrazioni locali che rischia quindi di compromettere ulteriormente l’erogazione dei servizi.

 

[Foto di Marida Augusto]


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