Un anno dalla morte di Battiato, il ricordo del tastierista «Andato via solo fisicamente. La sua presenza è costante»

Parla di «Franco» chiamandolo per nome, ma nel tono delle sue parole si nota il profondo rispetto e l’affetto per quello che considera un «punto di riferimento». Angelo Privitera, musicista acese che dal 1988 è stato il tastierista e il programmatore di Franco Battiato, racconta la sua collaborazione ultra trentennale con il cantautore morto lo scorso anno. Insegnante di pianoforte al Conservatorio di Catania, col passare degli anni Privitera ha stretto con Battiato un rapporto familiare, in nome di una produzione artistica «quotidiana, che iniziava subito dopo l’alba». È rimasto insieme a Battiato fino ai suoi ultimi giorni. A pochi mesi dalla morte del cantautore, Privitera, insieme ad altri artisti, ha promosso e preso parte a due eventi musicali dedicati al maestro. Dopo Caro Franco, di settembre, all’arena di Verona, lo scorso novembre – insieme al cantautore Fabio Cinti, il Nuovo Quartetto Italiano e l’orchestra del Conservatorio – ha dato vita al concerto in ricordo dei 40 anni dell’album La voce del padrone, che si è tenuto al teatro Vincenzo Bellini di Catania. Adesso è tra i promotori di Over and over again, concerto che si terrà al teatro antico di Taormina mercoledì 18 maggio – giorno che segna il primo anno dalla morte di Battiato – con la partecipazione di Carmen Consoli e Red Canzian, bassista e voce dei Pooh. «Quella di Franco è una mancanza enorme. A Taormina sarà un evento d’amore – dice nel corso dell’intervista a MeridioNews – Dopo la sua dipartita ero deciso a non continuare, ma i miei cari e la sua famiglia mi hanno spinto fortemente a tramandare quanto fatto da lui».

Per Franco Battiato era uno di famiglia, più che un collaboratore. Com’è nato tutto?
«L’ho conosciuto a metà degli anni Ottanta. Nell’88 è ritornato ad abitare giù in Sicilia dopo l’esperienza a Milano. Così è iniziata questa strettissima collaborazione. Poi è andata avanti fino all’ultimo suo momento di vita terrena. Una perdita enorme, anche se Franco è sempre vivo: è andato vita fisicamente, ma per me è una presenza costante».

Cosa rappresenta, ancora oggi, per lei?
«È un grande punto di riferimento: stiamo parlando di uno dei più grandi artisti italiani. Che, a 360 gradi, ha spaziato dal cantautorato alla pittura. Impegnato nella musica leggera, in quella sperimentale, passando dalla classica fino a quella sacra. Si è distinto nella regia di film. Ci ha lasciato tanto. È sempre presente, perché i suoi insegnamenti sono sempre attuali».

Come ha vissuto l’anno appena trascorso? La sua quotidianità è cambiata.
«Il nostro rapporto era quotidiano. Il lavoro in studio iniziava già alle 7 e mezza del mattino, subito dopo l’alba. Avevamo in comune il fatto di essere molto mattinieri. Inevitabilmente le mie giornate sono cambiate, la sua mancanza la sento ogni giorno ed è un dolore che mai si allontanerà da me».

È tutto pronto per Over and over again, l’evento di mercoledì al teatro greco di Taormina dedicato interamente a Franco Battiato, che vede anche lei tra gli organizzatori. Significa anche una bella responsabilità.
«Over and over again è un evento-ricordo per Franco, nella sua terra, dove un’iniziativa del genere non era ancora stata fatta. È soprattutto un evento d’amore in cui le persone che hanno vissuto Franco racconteranno gli aneddoti e i ricordi condivisi con lui. Oltre alla musica, si sentirà la voce di Franco raccontare le sue barzellette e i suoi momenti felici, ma ci sarà anche la parte mistica con la partecipazione di Guidalberto Bormolini, padre gesuita che è stato accanto a Franco negli ultimi mesi di vita. Tra tutti ci saranno Carmen Consoli e Red Canzian, che ha vissuto il periodo degli anni ’70. Ci sarà anche un intervento di Vincenzo Mollica. Di base c’è tutto l’affetto che riserviamo a Franco».

Posto che probabilmente a Battiato avrebbe importato poco, ma a Catania si attende ancora un monumento in suo omaggio. L’amministrazione comunale aveva annunciato di intitolargli il lungomare con la realizzazione di un’opera a lui dedicata. È stata anche presentata una mozione in Consiglio comunale.
«L’evento al Bellini, a novembre scorso, e quello del prossimo 18 maggio, a Taormina, finora, sono stati gli unici che sono stati fatti in Sicilia. Franco ne meriterebbe a centinaia di questi tributi: è importantissimo dare il giusto riconoscimento alla sua arte. Molto umilmente faccio la mia parte. So dell’idea di un monumento: lo faranno, ma si sa che in Sicilia le amministrazioni vanno molto a rilento».

Specie per chi è nato e vissuto alle pendici dell’Etna, sembra come se qualcosa oggi sia cambiata. Senza Battiato è come se tutto il territorio avesse perso ciò che lo rendeva ancora più suggestivo. Come se non fosse rimasto più nessuno a evocare i miti leggendari di questa terra. Non crede?
«Indubbiamente. Si sente la grande mancanza di Franco. Qui si avverte sempre, costantemente. Non dimentichiamoci che per 24 anni abitò a Milano, ma poi ritornò in Sicilia, perché la nostra terra richiama sempre i suoi figli. La sua casa di Milo era un paradiso per qualsiasi artista che veniva in Sicilia».

Negli ultimi anni di vita Battiato è stato circondato da un’aura di riservatezza. Non si è saputo moltissimo di lui, della sua malattia, fino al giorno della sua morte. Poi i funerali in forma privata. Parte del pubblico ha percepito tutto ciò come se Battiato fosse stato sottratto ai fan.
«Non sono d’accordo. Battiato non è stato sottratto al pubblico. La famiglia ha deciso di fare il rito funebre in privato, all’insegna della semplicità che contraddistingueva Franco. Hanno fatto quello che ritenevano più opportuno. Ed è stato giusto così».

Nell’era di Spotify, della musica online e delle playlist create dagli algoritmi c’è il pericolo di un ascolto poco attento dei brani? Battiato esigeva un’attenzione che oggi sembra venire meno.
«In genere, oggi non si va a comprare il disco o l’album che sia. Si ascolta la musica, forse troppo velocemente, su internet. C’è senz’altro una fruizione molto frettolosa, veloce e facile da reperire, di fronte a un oceano di musica. Prima c’era una scelta, c’era una consapevolezza più precisa».

Battiato, anche inconsapevolmente, ha insegnato ad andare oltre l’ascolto e ad allenare le emozioni.
«Ogni canzone ha un proprio testo. Quelli di Franco vanno ascoltati e studiati. Una delle tante caratteristiche di quei testi è quello della bellezza: E ti vengo a cercare, Lode all’inviolato, L’ombra della luce sono dei testi veramente alti, inarrivabili. Una fruizione veloce non aiuta sicuramente ad allenare le emozioni».

A proposito di questo, secondo lei, anche dalla sua professione di insegnante al Conservatorio, esistono ancora ragazzi propensi all’ascolto attento e approfondito?
«Devo dire che ci sono i ragazzi molto attenti e curiosi in maniera incredibile. Ci sono diversi giovani, per esempio, che si sono avvicinati alla musica sperimentale di Franco, quella dei suoi esordi negli anni 70′. Logicamente è una fetta di pubblico, ma esistono».

Lei ha in programma nuovi progetti?
«Sono da quattro anni direttore artistico a Recco, vicino Genova, dove curo gli eventi per il Comune, e a Gibellina, nel Trapanese, dove c’è un museo d’arte contemporanea bellissimo. Oltre alla professione di insegnante al Conservatorio di Catania, continuo questi percorsi».

Quanto è importante adesso continuare a perpetuare il ricordo di Franco Battiato?
«Nel momento successivo alla sua dipartita, avevo deciso di non fare più nulla, poi la sua famiglia e le persone a me care mi hanno esortato a riprendere tutto e continuare a portare avanti ciò che Franco mi ha insegnato, a continuare diffondere la sua musica. Il concerto Over and over again è basato sugli arrangiamenti de La voce del Padrone, che l’anno scorso ha compiuto 40 anni. Ne avevo parlato con lui del fatto che avremmo dovuto fare un evento in ricordo dell’album. C’è bisogno moltissimo di portare avanti quello che ha fatto: importante e necessario ricordare sempre quello che ci ha lasciato, i suoi messaggi e la sua arte».


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