Giardino di via Biblioteca, riqualificazione passa dai cittadini «Luogo da tempo fuori dai radar. Ora si ascoltino le proposte» 

Hanno raccolto le idee di residenti e studenti attraverso mappe e post-it affissi sui muri in piazza Dante e in via Biblioteca. Le proposte arrivate per iscritto dalla comunità hanno dato vita alla mappatura promossa da Officine Culturali, l’associazione che si occupa di organizzare le iniziative all’interno del monastero dei benedettini, che oggi ospita il dipartimento di Scienze umanistiche di Unict, con l’intento di coinvolgere i cittadini nella riqualificazione del giardino incastonato tra il monastero dei Benedettini, la chiesa di San Nicolò l’Arena e Palazzo Ingrassia. L’occasione della mappatura è stata da stimolo per i cittadini per proporre iniziative rivolte all’intero quartiere Antico Corso, che oltre al monastero dei benedettini vede la presenza di aree ad alto interesse archeologico e dell’ampio spazio che è sorto dopo la demolizione dell’ex ospedale Santa Marta. «Con questa e altre iniziative vogliamo sottolineare come il Monastero debba essere luogo accessibile a tutti, senza barriere, non soltanto a chi frequenta l’università – afferma a MeridioNews Ciccio Mannino, presidente di Officine Culturali – In questo contesto, il giardino di via Biblioteca fa da cerniera: parliamo di uno spazio bellissimo che però negli anni versa sempre più in stato d’abbandono».

Il giardino di via Biblioteca, col suo ingresso rappresentato da un arco settecentesco, è un polmone verde di circa cinquemila metri quadrati che col tempo ha cambiato fisionomia. Nei secoli, l’area a verde è riuscita tuttavia a mantenere il fascino antico, con i grandi alberi e il basolato lavico. Con il restyling degli anni 80′, l’architetto Giancarlo De Carlo era riuscito a coniugare questo fascino antico a una struttura moderna, realizzando un pergolato alla cui ombra cresceva un albero di carrubo. Negli ultimi anni è stato anche una rimessa per auto, fino a quando, nel 2006, con una convenzione tra Comune e Università, l’amministrazione si impegnava a mantenere pulita l’area. Secondo il documento, il Comune dovrebbe provvedere alla manutenzione e pulizia dell’area, fornitura idrica ed elettrica, oltre che garantire la fruizione al pubblico e la custodia del giardino. «Per dieci anni la convenzione ha funzionato – spiega Mannino – Poi la cosa è lentamente venuta meno fino alla situazione attuale. Per questo motivo abbiamo sondato gli umori di chi quello spazio lo frequenta e lo utilizza: ci hanno chiesto pulizia, la realizzazione di alcuni gazebo, ma anche l’istallazione di nuova illuminazione, il ripristino dell’impianto irriguo e la gestione degli spazi verdi. Possono essere cose ovvie – aggiunge il presidente di Officine culturali – ma prima nessuno le aveva messe per iscritto».

Alla parte relativa alla pianificazione della mappatura dei beni di comunità hanno collaborato anche alcuni docenti del dipartimento di Ingegneria e Architettura di Unict. Tra le richieste c’è stata quella portata avanti dalla docente di Storia Emma Baeri di affiancare al nome di via Biblioteca quello di Filomena Cacia, che durante la seconda guerra mondiale prese il posto di custode lasciato dal fratello impegnato al fronte. Cacia faceva le pulizie all’osservatorio, ma col tempo e con lo studio diventò meteorologa. «C’è un estremo bisogno dei servizi di base e, dunque, di innalzare la qualità della vita – fa notare Mannino – È venuto fuori un degrado generale. Nel corso dell’incontro di giorno 21 abbiamo incontrato i pareri favorevoli della direttrice del Disum Maria Caterina Paino e del presidente della prima municipalità Paolo Fasanaro. Stiamo cercando di dialogare con l’Università – conclude – a cui invieremo la lista di proposte e una comunicazione ufficiale in cui chiediamo come vorranno affrontare la situazione. Dal canto suo, l’ateneo vedrà come dare il suo contributo alla questione. Speriamo in risposte immediate». L’iniziativa rientra nel progetto Community Heritage sostenuto dall’8×1000 della Chiesa Valdese. Alla mappatura dei beni di comunità, inoltre, ha partecipato anche il comitato del quartiere Antico Corso i cui componenti, pochi giorni fa, si sono opposti all’iniziativa da parte di Unict di realizzare due aule-conferenza nell’area archeologica della Purità, tra via Bambino e via Plebiscito


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