Progetto per parco eolico nel mare davanti a Catania «Pale alte 268 metri, ma dalla costa non si vedranno»

Dopo le Egadi e il golfo di Gela, lo Ionio. I progetti per i parchi eolici in mare arrivano sulla costa orientale della Sicilia. A presentarne uno, da una settimana sottoposto alla verifica preliminare da parte del ministero per la Transizione ecologica, è stata la Repower Renewable, società per azioni con sede a Venezia. Il campo offshore prevede l’installazione di 33 aerogeneratori per una potenza complessiva di 495 megawatt. Il tratto di mare interessato è quello antistante Catania: i cavi sottomarini, stando ai documenti visionati da MeridioNews, verrebbero collegati alla terraferma in un punto a sud dell’aeroporto Vincenzo Bellini per poi percorrere circa dieci chilometri interrati fino al punto di connessione con la rete di trasmissione nazionale dell’energia elettrica che si trova nei pressi della centrale di Terna, dalle parti di Pantano d’Arci. «La collocazione degli impianti in mare ha il vantaggio di offrire una migliore risorsa eolica e quindi una migliore producibilità energetica, una maggiore durabilità delle parti meccaniche e una migliore reperibilità di siti, essendo i siti onshore soggetti a saturazione, anche per la non facile accettazione da parte delle popolazioni locali nelle aree di installazione», si legge in una relazione introduttiva presentata da Repower Renewable.

Per quanto il tema delle rinnovabili sia ormai al centro delle politiche non solo ambientali ma anche economiche del governo nazionale, anche per l’incidenza del conflitto russo-ucraino nella capacità di approvvigionamento energetico, l’idea che i parchi eolici vengano realizzati in mare ha comunque incontrato resistenze. Dal punto di vista paesaggistico, ma anche per quel che concerne i possibili effetti su altri aspetti; i riflessi su fauna e flora e le eventuali limitazioni alle attività di pesca sono solo alcuni esempi.  «Gli impatti visivi e ambientali che possono essere generati dall’installazione di un parco offshore sono generalmente inferiori rispetto a quelli generati da un campo a terra», rimarca la società. Stando ai piani, ogni turbina, costituita da un rotore a tre pale, sarà alta almeno 268 metri e saranno sorretti da fondazioni galleggianti, a loro volta collegate al fondo del mare. Le turbine entreranno in funzione a partire dai venti di tre metri al secondo per arrestarsi quando la velocità supererà i 30 metri al secondo. Nonostante l’imponenza, chi si troverà a terra non dovrebbe accorgersi di nulla di particolare: il parco eolico è stato localizzato a oltre 36 chilometri dalla Sicilia e a una distanza simile dalla costa calabrese. 

La Repower Renewable le cui quote sono in mano a imprese controllate a loro volta da una società francese e una svizzera ha previsto un cronoprogramma triennale prima dell’entrata in funzione che dovrebbe avvenire nella seconda parte del 2025. Prima, però, bisognerà ottenere le autorizzazioni ambientali. Sul punto i progettisti ritengono che non esistano particolari criticità da superare ed escludono interferenze tanto con le aree naturali quanto con il turismo, assicurando che le pale saranno «sostanzialmente indistinguibili, anche per giornate soleggiate con visibilità perfetta». Per quanto riguarda il settore ittico, la società ritiene che i pescherecci armati a palangaro, ma anche quelli che utilizzano altro tipo di attrezzatura, non risentiranno dell’impianto. «L’analisi preliminare – si legge nella relazione – consente di affermare l’assenza di interferenze sensibili tra le attività della pesca e l’installazione del parco eolico, anche considerando che il cavo sottomarino che va a terra sarà interrato a profondità adeguata da non interferire». Discorso simile per quanto riguarda i trasporti – «si è scelto di ubicare il parco eolico nella porzione di mare meno interessata dalla navigazione» – e le rotte migratorie. «L’impianto è collocato tra due rotte principali migratorie dell’avifauna non interferendo con esse e perciò non presenta una minaccia per la possibile collisione degli uccelli con le turbine installate», garantiscono i progettisti. 

Dove invece bisognerà in qualche modo intervenire per rendere compatibile il progetto con gli strumenti urbanistici è a terra. Il cavidotto, infatti, ricade in una porzione di territorio regolata dal Pua, il piano urbanistico attuativo che negli anni passati ha fatto tanto discutere a Catania. «Il primo tratto di cavidotto terrestre, subito dopo lo sbarco a terra, interesserà aree individuate come sistema integrato del litorale e aree destinate a campeggi/colonie – si legge nella relazione – Le aree del sistema integrato del litorale sono le aree comprendenti l’intero arenile della Plaja a est di viale Kennedy, da riqualificare per una valorizzazione ambientale e per una migliore fruizione per il tempo libero e la balneazione». Attività che poco avrebbero a che fare con il passaggio di un cavidotto diretto a una centrale elettrica. Ma Repower Renewable confida nella capacità di trovare una soluzione: «Nello sviluppo del progetto sarà posta particolare attenzione per individuare delle modalità di posa in opera del cavidotto terrestre e del pozzetto di giunzione con il cavo marino compatibili con le destinazioni d’uso prevista dal Piano».


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