Acireale, il Consiglio approva l’aumento della Tari Opposizione polemica ma mantiene numero legale

L’auspicio è sempre quello di vedere arrivare da Palermo un aiuto, ma così non fosse i cittadini di Acireale, a partire dai primi mesi del 2023, si troveranno a pagare una Tari del 36 per cento più cara. L’aumento è stato approvato ieri dal Consiglio comunale, a pochi giorni dal termine ultimo per presentare il nuovo piano economico-finanziario ed evitare futuri collassi dell’ente. Un epilogo diverso rispetto a quello che si rischia di avere a Catania, dove anche ieri sera il senato cittadino non è riuscito a discutere lo scottante tema per via del mancato raggiungimento del numero legale. Ad Acireale, invece, ieri sono stati 14 i consiglieri presenti. Ne sarebbero bastati dodici per consentire la seduta. Al momento del voto sono stati otto i favorevoli e sei i contrari. Tra loro anche figure che all’origine della sindacatura facevano parte della maggioranza del sindaco Stefano Alì

Sulla carta sarebbe bastato che tre dei contrari uscissero dall’aula per far venire meno il numero legale e mandare a monte la discussione, ma così non è stato. Tra le valutazioni che inevitabilmente sono state fatte c’è anche quella riguardante il rischio di ritrovarsi in futuro a dover fronteggiare possibili contestazioni da parte della Corte dei conti. Ad Acireale, infatti, il primo tentativo di approvazione dell’aumento della Tari era stato bocciato dal Consiglio. Una dura presa di posizione, che – messe da parte le motivazioni strettamente politiche e le critiche alla gestione amministrativa del servizio di raccolta della spazzatura – avrebbe potuto portare anche a conseguenze personali. Lasciare l’ente senza un piano finanziario capace di garantire l’equilibrio dei conti comunali avrebbe rappresentato l’anticamera del dissesto.

«Il voto favorevole è stato un atto di responsabilità da parte dei consiglieri, adesso avremo diversi mesi per cercare le strategie giuste per ridurre la Tari», dichiara a MeridioNews Alì. Il primo cittadino, due sere fa, ha superato la prova della sfiducia: la mozione presentata da una quindicina di consiglieri non è passata per la mancanza di un voto. Un’assenza, ufficialmente per motivi di lavoro, letta da molti come una trovata da Prima repubblica; un lapsus dietro cui si celava la mancanza di reale convincimento nello staccare la spina all’amministrazione nata sotto il segno del cinquestelle ma che nel corso degli ultimi anni ha perso diversi pezzi. «Esiste ancora la possibilità di abbassare il tributo – continua il primo cittadino – e ciò passa dal contributo che il governo regionale dovrebbe stanziare a sostegno dei Comuni per ammortizzare i maggiori costi derivanti dall’aumento dei conferimenti nei siti di trattamento e smaltimento dei rifiuti. Da parte nostra quello che faremo è continuare a scovare evasori e morosi. Negli ultimi 18 mesi, abbiamo intercettato circa duemila soggetti che finora non pagavano la Tari. La lotta ai morosi – sottolinea Alì – è altrettanto fondamentale perché ci consentirà di ridurre la voce in bilancio relativa agli accantonamenti per i crediti di dubbia esigibilità».


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