Etna, com’è cambiato il cratere di sud est Protagonista da guinnes dal 2010 a oggi

Un cratere da guinnes dei primati. «Il più giovane cresciuto più velocemente sul pianeta terra», che avrebbe da contendersi l’attenzione forse solo con la nuova isola avvistata in Giappone in questi mesi dopo un’eruzione vulcanica. E’ il cratere di sud est dell’Etna, protagonista dei più spettacolari parossismi degli ultimi anni. Eventi che ne hanno cambiato la conformazione, come mostra la sequenza cronologica di scatti – dal 2010 al 2013 – dell’associazione Etna Walk. Una rapida evoluzione che lo ha portato ad essere secondo in altezza solo al cratere di nord est della muntagna etnea e che affascina gli esperti, con tante curiosità ancora non soddisfatte. «E’ stato ancora impossibile stabilire la sua altezza precisa – spiega Giuseppe Di Stefano, presidente di Etna Walk – Così come non è possibile dire se continuerà a crescere o avrà dei cedimenti strutturali». Domande la cui risposta arriverà solo con i prossimi parossismi.

A provocare la rapida crescita degli ultimi anni è stato in realtà un giovane pit crater, nuovo cratere a pozzo nato sul cono del vecchio cratere di sud-est a causa di un cedimento del terreno. Due aggettivi, nuovo e vecchio, utilizzati per mesi dall’Ingv per distinguere i due crateri, ma ormai superato. «Noi abbiamo sempre preferito non fare differenze perché l’asse eruttivo è sempre lo stesso – continua Di Stefano – Nel 2009 si è solo spostato un po’ più verso est, partendo dal fianco per poi ingrandirsi fino a circondare il vecchio cratere». Così, quella che sembrava una palla da tennis – che dava vita a un piccolo bagliore visibile nella foto dell’ottobre 2010 – è ora un gigante, «cresciuto con i materiali depositatisi dopo i vari parossismi di questi anni».

Ma non solo solo le dimensioni a fare la differenza tra lo scatto del dicembre di tre anni fa e quello di oggi. «Al centro tra il nuovo e il vecchio cratere, nella foto di oggi si nota un rigonfiamento dal colore più scuro: è la colata di ottobre che ha distrutto Torre del filosofo. Lì, nel 2010, c’era invece un piccolo cono», aggiunge Di Stefano. Sulla destra delle foto si notano i segni della gran parte delle colate laviche degli ultimi anni, dirette verso la valle del Bove. «Gli altri crateri non hanno avuto una crescita così veloce, anche perché gran parte delle attività degli ultimi tre anni sono state concentrate a sud est – spiega Di Stefano – Gli altri crateri interessati hanno avuto attività diverse, senza fontana di lava e quindi senza crescita, se non minima».

E’ così che il cratere di sud est si sta guadagnando rapidamente il primo posto. «Se continua a crescere, diventerà il cono più alto dell’Etna: mancheranno una sessantina di metri per superare i 3329 metri del cratere di nord est, al momento il più alto». Sebbene l’instabilità dei fianchi non permetta di fare previsioni più precise. «E’ possibile che qualche parte collasserà – continua Di Stefano – Sicuramente non crescerà tantissimo, perché i crateri sommitali di solito si allargano ma non si allungano molto». In ogni caso, al momento, resta l’attrazione principale dell’Etna. Soprattutto in mancanza di neve.

Assente nelle ultime settimane, solo da qualche giorno la cima della montagna ha cominciato a imbiancarsi. «La neve di oggi, quasi sopra la pineta di Nicolosi, è un primo accumulo che servirà da base per le piste, se si manterranno queste condizioni climatiche – conclude Di Stefano – Ma la stagione sciistica ancora non decolla». Non troppo in ritardo rispetto alla media degli ultimi anni, ma comunque attesa da addetti ai lavori e appassionati.


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