Consiglio, manca il numero legale e salta aumento Tari Tra 24 ore l’ultima chiamata prima «del nuovo dissesto»

«Seduta rinviata per mancanza del numero legale». La frase è sempre la stessa e ormai da mesi accompagna le sedute del Consiglio comunale di Catania, chiamato a votare la delibera che prevede l’aumento della tariffa sulla tassa dei rifiuti. Un più 18 per cento da sommare a un prezzo medio per famiglia di 504 euro che fanno di Catania il capoluogo più costoso d’Italia. Ieri sera l’ennesimo nulla di fatto con l’aula, tra presenti e collegati in via telematica, che si è progressivamente svuotata fino a rimanere deserta. Alla fine restano in 16 con 10 votanti di cui nove favorevoli e uno contrario, gli altri sei sono tutti astenuti. Se ne riparlerà mercoledì in una data, quella del 31 agosto, che rappresenta il termine ultimo, previsto dalle legge, per l’approvazione del bilancio di previsione. A lanciare l’allarme sulle possibili conseguenze di un voto contrario alla delibera è stato l’assessore al Bilancio e sindaco facente funzioni Roberto Bonaccorsi. «Vi chiedo un atto di responsabilità perché stasera non si vota l’aumento della Tari ma il possibile dissesto del dissesto del Comune di Catania».

Sul municipio, infatti, pesa già un debito che supera il miliardo e mezzo di euro. «Il legislatore – continua Bonaccorsi – ci impone di smaltire i rifiuti nella discarica più vicina (quella di Lentini gestita dalla società in amministrazione giudiziaria Sicula Trasporti, ndr) e il costo in sei mesi è passato da 107 euro a 240 euro a tonnellata. Paghiamo anche le conseguenze della guerra e dei prezzi dell’energia». Parole che trovano approvazione dai banchi della maggioranza, in particolare con il consigliere Santi Bosco che Bonaccorsi lo chiama a più riprese «sindaco». Dall’altro lato ci sono le critiche dei colleghi d’aula Graziano Bonaccorsi, Peppe Gelsomino e Lidia Adorno. Nel mirino anche l’ormai ex sindaco Salvo Pogliese e il presidente della Regione Nello Musumeci, entrambi destinati al trasferimento a Roma dopo la candidatura in Fratelli d’Italia. «Pensate di risolvere il problema del dissesto aumentando la Tari? – si chiede Bonaccorsi – Io dico che per le attuali condizioni il Comune nel 2023 si andrà nuovamente in default».

Prima della chiusura e del voto c’è spazio per le repliche del sindaco facente funzioni: «Nel 2022 senza la guerra avremmo avuto una riduzione della tariffa, ci voleva la palla di vetro per prevedere tutto quello che è successo nel mondo negli ultimi mesi». Parole e appelli alla responsabilità che, almeno per il momento, si tramutano in un nulla di fatto. Prima del tema caldo della serata a catturare l’attenzione dei pochi presenti ci pensa il consigliere Salvo Di Salvo con una richiesta di chiarimenti sull’operatività degli assessori, con la giunta ormai decaduta che ha la possibilità di occuparsi dei soli atti indifferibili e urgenti. «Mi risulta però che gli assessori continuino ad andare negli uffici e a dare direttive, ricevendo pure persone – spiega Di Salvo – Domani farò un giro ed eventualmente sono pronto a presentare un esposto in procura». In apertura della seduta l’aula affronta un minuto di silenzio, richiesto dalla consigliera Sara Pettinato, per ricordare Federica Wagner, la giovane trentenne di Tremestieri travolta e uccisa, mentre era in macchina, da un automobilista che percorreva ad altra velocità viale Africa. Arteria su cui da più fronti arrivano richieste di messa in sicurezza ma che rimane totalmente al buio. 


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