Corteo di protesta contro Giorgio Napolitano «Siamo la Catania che si sente presa in giro»

«Il presidente Giorgio Napolitano dovrebbe parlare con la piazza e non con le istituzioni perché solo la gente comune e quella che muore di fame gli può raccontare come sta davvero la città di Catania». Giuseppe, uno dei manifestanti che questa mattina si sono dati appuntamento in piazza Roma per contestare la visita etnea del presidente della Repubblica, ha le idee chiare. Il corteo – circa 500 persone secondo gli agenti della Dia – ha animato una parte del centro cittadino e si è concluso all’interno del cortile dell’ex Monastero dei Benedettini, dove peraltro Napolitano è atteso intorno alle 16.

La protesta, pacifica e in alcuni tratti animata dalle note di gruppi di percussionisti, è stata organizzata dal Comitato cittadini e cittadine contro i circhi istituzionali e l’austerity. Hanno partecipato alla contestazione anche gruppi di attivisti di movimenti politici: Movimento Cinque Stelle, Rifondazione Comunista e Catania bene comune. A urlare il proprio dissenso anche i No Muos e una delegazione del Movimento dei Forconi di Sicilia, capeggiata quest’ultima dal portavoce Mariano Ferro, quindi Officina Rebelde e il Coordinamento nazionale infermieri regione Sicilia.

Tante le bandiere politiche, ma ci sono anche i semplici cittadini scesi in piazza per urlare il proprio disagio sociale a causa di tagli al lavoro, alla sanità, all’istruzione, ai servizi sociali e alle pensioni. «Troppi tagli, troppa austerità negli ultimi governi», spiegano i manifestanti. Tra questi anche gruppi di scolaresche e studenti universitari che hanno realizzato un fantoccio in cartapesta del presidente Napolitano, caricato in spalle su una portantina e lasciato sfilare per le strade della città. «Gli facciamo fare il giro di Catania come si fa col fercolo di Sant’Agata», hanno ironizzato gli studenti alludendo alla visita privata di Napolitano alla cattedrale della patrona etnea. I giovani manifestanti avevano anche realizzato delle maschere in cartoncino con il volto di Giorgio Napolitano ma non hanno potuto indossarle per «motivi di sicurezza», hanno spiegato gli agenti della Dia.

«Contestiamo Napolitano perché non lo riteniamo il presidente degli italiani ma della Banca centrale europea e lo consideriamo il padre della politica dell’austerity e – continua Federico, attivista trentaseienne – i suoi governi ci hanno dato sempre meno lavoro, reddito e servizi». Accanto alla sua bandiera No Muos, c’è la scritta nera su un lenzuolo bianco del Movimento vite sospese. Crisafulli, il presidente dell’associazione ci spiega: «Siamo scesi in piazza per protestare a favore della libertà di cura, dell’uso delle cellule staminali e di tutte le cure di cui hanno bisogno quelli che stanno morendo».

Disoccupazione giovanile, fuga dei cervelli dalla Sicilia, rabbia per governi non legittimati da elezioni, caro vita, insostenibilità della pressione fiscale, trattativa Stato-mafia sono le tematiche che hanno riguardato gli slogan urlati al megafono dai manifestanti. E nemmeno il neoeletto presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato risparmiato dagli slogan degli attivisti. Per lui un concitato «Renzi go home».

«C’è una Catania diversa da quella che Enzo Bianco sta mostrando al presidente della Repubblica – racconta Matteo Iannitti, di Catania bene comune – la città si sente presa in giro; manifestiamo contro questa visita e contro le stanze del potere messe a nuovo». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Mariano Ferro del Movimento dei Forconi di Sicilia. Si consulta con gli altri attivisti e poi sbotta: «Il Comune ha speso 300 o 400 mila euro per far venire a Catania Napolitano, per parlargli di sviluppo in una città e in una regione che però muore».


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