In viale Nitta non corre buon sangue tra i residenti delle case popolari, al civico 12, e quelli di alcune palazzine che si trovano alcune decine di metri più in là, al civico 14. Da un mese a dividerli, anche fisicamente, è un fiume di liquami. «Un'otturazione dovuta a materiali impropri versati nelle condotte fognarie. Chiederemo agli abitanti un contributo», fa sapere il Comune. Ma i cittadini, tra accuse incrociate, rispediscono la proposta al mittente. Guarda le foto
Librino, guerra tra vicini per puzza e liquami I residenti: «Noi l’espurgo non lo paghiamo»
«Personalmente pagherei, magari 50 o anche 100 euro per non avere più la fogna a cielo aperto e la situazione risolta definitivamente», afferma Giuseppe, 25 anni, residente in viale Nitta 12. Da circa un mese un rivolo di liquami segna il confine con il vicino civico 14, che si trova più in basso di una decina di metri. Una ditta di espurgo pozzi neri «è venuta con un camion tre volte in due giorni per aspirare l’acqua», fa sapere il giovane. Il contributo economico è invece una proposta che giunge direttamente dalla voce dell’assessore ai Lavori pubblici Luigi Bosco e servirebbe a «ripagare il Comune degli interventi straordinari, costati 30mila euro, e dovuti all’otturazione delle fognature con materiali impropri».
Nonostante il parere dell’amministratore, non tutti nel complesso di cinque palazzoni popolari di Librino sono pronti ad assumersi questo onere come il giovane Giuseppe. «Non è un mese, sono dieci anni che la fogna è così, e il Comune non ha mai fatto nulla», spiega un uomo. «L’espurgo ce lo siamo pagati anche noi, più di una volta», sbotta una donna. A pochi metri di distanza il camion della ditta che ha eseguito l’operazione di pulizia delle condotte sta andando via, sorvegliato da un folto pubblico composto dai ragazzi della zona. Sono le 15.30: del rivolo di liquami, adesso, resta solo la puzza. «Prima però era molto peggio», assicura Giuseppe.
«Doveva vederlo nei giorni scorsi, era un fiume. Tanto che quando è arrivata la ruspa del Comune per fare i lavori è sprofondata», spiega il signor Giovanni, che preferisce non usare il suo vero nome. Abita al civico n. 14, in una serie di palazzine basse, costruite con edilizia convenzionata. «E tutte le schifezze delle case popolari sono arrivate sotto al mio balcone», spiega affacciandosi dal primo piano. Ma senza rabbia, perché «per fortuna mi so muovere nelle questioni burocratiche, e con i vicini siamo riusciti a risolvere il problema. Si spera definitivamente». Prima di arrivare a questo risultato, ha dovuto fare «esposti alla polizia municipale e all’assessorato. Poi si è interessato un amico consigliere di municipalità. Infine ho mandato una lettera ai giornali e così la situazione dopo un mese si è sbloccata», spiega Giovanni. Che di pagare non ha nessuna intenzione: «È dimostrato ormai che la causa del problema è il civico 12 spiega l’uomo Dovremmo essere pagati noi per il danno subito anzi», conclude.