Porti, l’Europa torna a guardare a Sud «Catania e Augusta divise? Un disastro»

«Fino ad ora l’Europa ha scelto di guardare ad Est, adesso forse si ricomincia ad andare verso Sud. La Sicilia non può perdere un’occasione simile. Mentre noi discutiamo, ad esempio se creare un sistema Catania-Augusta, il resto del mondo corre». Il professore Francesco Russo, docente di trasporti e logistica all’università di Reggio Calabria, domani volerà a Barcellona per partecipare alla riunione dell’Unione per il Mediterraneo, l’organo tecnico-amministrativo scelto dall’Ue per supportare la realizzazione della Rete Trans-Mediterranea dei Trasporti. Un sistema strategico fatto da strade, ferrovie, porti, aeroporti ed interporti su cui investire. Non solo nei paesi comunitari che si affacciano sul mare nostrum, ma anche in quelli extraeuropei.

Lo scorso novembre a Bruxelles, per la prima volta in modo esplicito, i ministri dei trasporti dell’Unione europea e quelli dei Paesi della sponda Sud hanno affermato l’esigenza di realizzare questa rete e connetterla a quella trans-Europea dei trasporti, cioè quei nodi infrastrutturali ritenuti Core da cui lo scalo di Fontanarossa è stato escluso. Ma sono andati anche oltre, esprimendo la volontà di individuare i progetti prioritari su cui investire. «E’ il fischio d’inizio di una nuova partita», commenta Russo.

Di processo di integrazione tra paesi del Mediterraneo si iniziò a parlare a Barcellona nel 1995. Ma passarono dieci anni prima di sedersi di nuovo intorno a un tavolo nella prima conferenza di Marrakesh. Ce ne sono voluti altri otto per arrivare alla seconda, quella di Bruxelles dello scorso novembre. «Un ritardo comprensibile a livello governativo, stante la trazione nordista con lo sguardo continuo ai rapporti con i paesi del Nord e dell’Est europeo, e con il problema Expo che riporta in Lombardia soldi e sviluppo in modo turbocompresso. Ma non non è comprensibile nelle regioni del Meridione, che attualmente leggono il Mediterraneo solo come provenienza dei disperati che fuggono dagli orrori e che sbarcano in Calabria e in Sicilia», analizza il docente.

Che armi può mettere in campo la Sicilia nella partita appena iniziata? «Se considerassimo insieme Augusta e Gioia Tauro, avremmo il sistema portuale più forte di tutto il Mediterraneo, con oltre 60 milioni di tonnellate di merci transitate in un anno, divise grosso modo equamente tra le due infrastrutture. Lo dice il mercato, lo evidenziano i dati», spiega Russo. Invece di un progetto simile non si parla. «Anzi, sono due isole –  sottolinea il professore – Così come sembra lontana un’idea perfino più semplice: unire Augusta a Catania. Tenerle separate è un ragionamento da retroguardia». I concorrenti sono moltissimi: nella sponda ovest ci sono i sistemi Barcellona e Valencia, Napoli e Salerno, e poi Marsiglia e Genova. In quella est a farla da padrone sono il porto greco del Pireo, base navale delle compagnie cinesi, e quelli egiziani di Port Said e Alessandria. Proprio i porti egiziani – insieme a Tangeri in Marocco e Tunisi ed Enfida in Tunisia – sono alcuni di quelli indicati dall’Ue come partner privilegiati per l’Europa. «E Catania ed Augusta cosa fanno? Continueranno a giocare ognuna per conto proprio? – si chiede il docente – Servirebbe un’unica forte autorità portuale. La proposta deve venire dal presidente della Regione, invece attualmente restano due commissari».

Sul futuro delle autorità portuali, tuttavia, la partita più importante si sta giocando a Roma. Dove si discute della riforma degli enti. Quattro le proposte sul tavolo: le due delle commissioni Trasporti della Camera e del Senato, quella del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi – che prevede solo otto autorità in tutta Italia e una sola in Sicilia, a Palermo – e il progetto presentato da Debora Serracchiani, responsabile Infrastrutture del Partito democratico. Quest’ultima proposta – su cui sembrerebbe convergere quella di Lupi – prevede di mantenere le autorità nei porti inseriti dall’Unione europea nella lista Core, cioè quelli considerati strategici. «Solo che nell’elenco fatto dalla Serracchiani manca Augusta, l’unico porto nella Core europea in cui la deputata Pd non prvede un’autorità – spiega Russo – Se venisse confermato, sarebbe un disastro dal punto di vista economico, oltre che una vicenda paradossale: l’Europa considera Augusta strategica, l’Italia no».

Nelle prossime settimane ci saranno ulteriori sviluppi. Nel frattempo domani a Barcellona tecnici e professionisti cominceranno a discutere concretamente della nuova rete di trasporti mediterranea. Tra i temi più importanti c’è il finanziamento: dove prendere le ingenti risorse necessarie. Un argomento che sarà al centro anche della prossima conferenza dei ministri dei Trasporti, fissata nel 2014. A novembre il sottosegretario del governo Letta, Rocco Girlanda ha avanzato la candidatura dell’Italia per ospitare l’importante meeting, visto che a luglio inizia il semestre di presidenza italiana dell’Ue. «Eppure nessuna città del Mezzogiorno finora si è fatta avanti», conclude Russo che lancia una proposta: «Come Paese non possiamo lasciarci sfuggire questa occasione. Perché quindi non proporre Catania?».


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I ministri dei Trasporti dell'Ue hanno deciso di realizzare una rete strategica di infrastrutture che unisca i Paesi comunitari e quelli della sponda Sud del Mediterraneo. Strade, porti, ferrovie, aeroporti su cui investire. In questi giorni se ne parla al meeting di Barcellona, a cui parteciperà Francesco Russo, docente di Logistica a Reggio Calabria. «E' il fischio d'inizio di una nuova partita. Augusta insieme a Gioia Tauro sarebbe il primo sistema portuale, invece non si riesce ad unire neanche a Catania». Nel frattempo a Roma si parla di riforma delle autorità portuali, da cui Augusta potrebbe rimanere fuori

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