Affissioni, il Comune verso la sanatoria Job creation: «Noi schiacciati dai colossi»

«A Catania gestivamo cento impianti di affissione: settanta li avevamo in concessione dal Comune, trenta sono privati. Adesso, i primi settanta sono vuoti, cioè abbiamo perso il settanta per cento del nostro lavoro. Abbiamo dovuto licenziare del personale». Maurizio Giuffrida è uno degli amministratori della Job creation. L’azienda per cui lavora si occupa di pubblicità e gestiva, fino a un anno fa, il due per cento delle strutture di cartellonistica sul territorio catanese. Settanta impianti, appunto, sui quattromila totali. «Siamo la percentuale che manca affinché ad aver firmato il protocollo d’intesa col Comune siano il cento per cento delle agenzie di affissione etnee – spiega l’uomo – Solo che noi siamo piccoli e siamo stati schiacciati, mentre i colossi hanno perfino avuto una sanatoria delle multe che hanno ricevuto per le loro irregolarità».

La storia della Job creation e dei suoi contenziosi inizia nel 1999, quando la società di Maurizio Giuffrida tenta di entrare nel mercato catanese delle affissioni pubblicitarie. «Nel 1997 il Comune si era dotato del Piano generale degli impianti pubblicitari, accogliendo una legge nazionale che era stata fatta nel 1993». Era una sorta di piano regolatore che, per mezzo di planimetrie dettagliate, stabiliva quante strutture di cartellonistica si potessero costruire e dove. Nel rispetto, anche, del codice della strada e del bisogno di evitare distrazioni agli automobilisti. «Prima della legge, le regole venivano stabilite dai Comuni di volta in volta». Dopo l’istituzione della normativa, «le aziende di settore avevano un anno per adeguarsi, ma nessuna lo ha fatto».

«Nel marasma generale che si crea sempre quando cambiano le regole, nessuno poneva problemi e si andava avanti», prosegue Giuffrida. In quel momento, «a norma di legge», la Job creation si presenta al Comune chiedendo l’affidamento di alcuni degli impianti previsti dal piano generale. «Ma il Comune non ha esaminato la nostra richiesta e noi abbiamo fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale». Il Tar, nel 1999, prima dà ragione alla piccola impresa etnea, poi nomina un commissario ad acta affinché decida se accogliere o meno la richiesta della Job creation. Il commissario dà risposta positiva e in quell’anno assegna all’azienda 68 spazi pubblicitari.

«Comincia con quella vittoria la nostra Odissea – sospira Giuffrida – Da quel momento fino al primo ricorso contro i nostri impianti è passato pochissimo. A impugnare il provvedimento che andava in nostro favore è stato il gruppo Alessi, uno dei più grossi sul mercato: probabilmente non volevano che entrassero altre ditte nel loro settore». Da allora in poi, i ricorsi non si contano più, sia al Tar sia al Consiglio di giustizia amministrativa: «Ogni tanto vincevamo noi, ogni tanto vincevano loro». Finché, dopo un pronunciamento sfavorevole alla Job creation, nel 2008 il Comune impone alla stessa azienda di «togliere gli impianti». «Siamo andati a parlare con l’avvocatura comunale, sottolineando un fatto: la cartellonistica dei nostri concorrenti, di quelli che ci avevano portati nelle aule del Tar e del Cga, era abusiva, poiché mai adeguata al piano generale degli impianti del 1997. Noi, coi nostri pochi spazi, avremmo dovuto chiudere bottega, e loro?». L’obiezione di Giuffrida ferma il provvedimento di rimozione. Temporaneamente.

«Per un’imprecisione in una sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa, continuarono gli esposti contro i nostri 68 spazi pubblicitari: così, tartassati, arriviamo nel 2009, quando abbiamo deciso di rispondere al gruppo Alessi con la sua stessa moneta e lo abbiamo citato in giudizio per concorrenza sleale. Abbiamo perso». Alla fine del 2011, una nuova ordinanza cautelare del Cga impone al Comune di oscurare gli spazi pubblicitari della Job creation. «Siamo riusciti a ottenere un appuntamento col sindaco Raffaele Stancanelli, il quale ha convocato una conferenza dei servizi nel corso della quale sono usciti fuori tutti i problemi legati ai nostri competitor e al fatto che circa 1500 impianti sui 4000 totali erano illeciti».

A maggio 2012 un provvedimento amministrativo permette alla Job creation di tornare al lavoro. «In un mese, sei società legate al gruppo Alessi impugnavano al Tar anche questo atto». Ancora una volta, la ditta di Maurizio Giuffrida perde. «Una piccola azienda locale come la nostra non aveva più nulla», afferma lui. «Mentre noi eravamo bloccati in tribunale, a inizio 2013, il Comune varava dei provvedimenti di riordino, invitando i nostri concorrenti a regolarizzare gli spazi pubblicitari che, secondo i dettami di sicurezza del codice della strada, sono nel posto sbagliato, quindi illegittimi. Neanche in quel caso si è mosso nulla e le multe che sono state fatte in quei giorni ora vengono annullate».

Perché ieri, a Palazzo degli elefanti, il sindaco Enzo Bianco annunciava di aver «affrontato e risolto una questione delicatissima», cioè quella della gestione dei cartelloni promozionali, con un accordo tra le aziende di settore e l’amministrazione comunale. «Per chiudere il protocollo d’intesa – racconta Giuffrida – è stato necessario aggiungere un punto che faceva comodo alle ditte, l’articolo 11». Tramite il quale l’amministrazione si impegna «a compiere gli atti necessari a riesaminare, ai fini della revoca, gli atti di verbalizzazione successivi ai provvedimenti di riordino della Direzione ragioneria generale, adottati nell’anno 2013». «In altre parole, sono le multe, ciascuna del valore di circa 400 euro, che grazie questo punto sono da considerarsi revocate». Una sorta di sanatoria che, se riguardasse tutti gli impianti irregolari, supererebbe i 400mila euro.

«Noi, invece, siamo stati privati della maggior parte del nostro giro d’affari», prosegue il rappresentante della piccola società di Catania. «Si parla di creare lavoro, eppure noi siamo stati costretti a mandare a casa quattro dipendenti». E i settanta cartelloni di loro competenza sono coperti di carta bianca. «Per un’ingiustizia vediamo minato tutto il nostro lavoro, ma non molliamo. Saremo pazzi? Forse, almeno però camminiamo a testa alta».

[Foto di Job creation su Facebook]


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Avevano pochi dipendenti e 68 impianti di cartellonistica. Oggi alcuni di quei lavoratori sono stati licenziati e le strutture pubblicitarie sono coperte. La piccola azienda etnea ha perso una serie di ricorsi contro i più grossi concorrenti del settore e si prepara a continuare una battaglia legale. «Abbiamo chiesto, senza successo, che la nostra posizione venisse regolarizzata - denuncia l'amministratore Maurizio Giuffrida - Mentre agli altri vengono perfino annullate le multe»

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