Beni culturali, ricostruzioni 3D e virtual tour Malfitana: «Rendere visibile l’invisibile»

«Rendere visibile l’invisibile». È l’obiettivo della sede catanese dell’istituto per i beni archeologici e monumentali (Ibam) del Cnr. Che, insieme a diverse altre realtà siciliane, ha partecipato e vinto un finanziamento ministeriale da 20 milioni di euro per la valorizzazione delle testimonianze antiche soprattutto attraverso le nuove tecnologie. Una delle attribuzioni del sindaco Enzo Bianco nel suo ormai noto ebook delle cose già fatte, ma che in realtà vede partner dell’istituto – oltre al Comune e all’università di Catania, come scritto nel documento – anche i Comuni di Lecce e Centuripe, il museo archeologico di Siracusa e il parco archeologico di Agrigento. Tutti soggetti che dovranno dividersi il finanziamento del progetto Smart cities, non solo destinato a Catania. Squadre diverse e parallele, ma con un linguaggio comune, che in città passa dalla ricostruzione 3D dei monumenti a un tour virtuale all’interno di quel che ne resta, ma anche dalla scansione del sottosuolo etneo.  In una piattaforma che sarà presentata dopo l’estate.

«Stiamo lavorando alla mappatura completa del patrimonio culturale etneo – spiega Daniele Malfitana, direttore dell’Ibam e docente di archeologia di Unict – Non solo la Catania greca o romana, ma anche quella successiva». Beni noti perché ritrovati, testimonianze riportate in bibliografia e tesori di cui si può solo supporre l’esistenza o la posizione nel sottosuolo cittadino. Tutti i dati raccolti vanno a integrare una mappa che prende vita con la tecnologia web-Gis: un sistema informativo territoriale computerizzato. Senza necessità di scavi, «che è molto importante in un periodo di assenza di risorse». È bastato infatti un georadar: un carrellino che funziona come un ecografo del suolo ed evidenzia con un colore diverso le strutture presenti sottoterra. A queste rilevazioni si affiancano dati storici, cartografie e planimetria ma sopratutto l’uso degli open data. Come le autorizzazioni a eventuali lavori edilizi nelle vicinanze, la presenza di cavi o tubi ma anche di eventuali colate laviche in prossimità, mappate con l’aiuto dell’Ingv. Un lavoro prezioso per uno degli utilizzatori finali del progetto: il Comune di Catania, che così potrà facilmente programmare i lavori pubblici senza incappare in ritardi e spese dovuti alla scarsa conoscenza del suottosuolo.

Ma le novità introdotte dal progetto riguardano anche cittadini e turisti. A cui sono rivolte altre due sezioni del futuro portale: la ricostruzione virtuale dei monumenti così com’erano al tempo della loro costruzione e il tour virtuale al loro interno. Nel primo caso, i ricercatori dell’Ibam hanno fotografato ogni piccola parte dei beni per poi ricostruirla al computer con l’aiuto degli architetti. «Il risultato non è quindi una ricostruzione disneyana, ma scientifica», sottolinea Malfitana. Così sarà possibile vedere come appariva l’anfiteatro romano – senza fogne né cedimenti – al suo pubblico del II secolo o le terme Achilliane, quando la loro proprietà, oggi contesa, era l’ultimo dei dettagli. E l’attuale stato dei beni è al centro dell’altro strumento di Smart cities, il virtual tour, simile alla navigazione stradale con Street View di Google Maps. «Una sorta di foto multimediale, a 360 gradi e interattiva, integrata dalle informazioni sui monumenti», spiega Danilo Pavone che si è occupato della realizzazione. Per visitare i beni anche in orari di chiusura e, soprattutto, nelle loro parti chiuse al pubblico.

«Il portale ovviamente sarà visibile anche da mobile ed è ottimizzato per le connessioni lente», sottolinea soddisfatto Pavone. Il lancio pubblico del progetto è previsto per metà luglio, mentre per il suo completamento si conosce già una scadenza esatta: l’estate del prossimo anno. «Un termine tassativo, altrimenti perdiamo i fondi – spiega Malfitana – La scadenza vera è dicembre 2015, ma gli ultimi sei mesi serviranno da test». E per allestire un living lab, una sala multimediale per cittadini e turisti in un locale che verrà concesso dal Comune etneo. «Il mio obiettivo è creare una banca dati aperta, andando oltre le gelosie – commenta Daniele Malfitana – Ognuno ne farà l’uso che vuole, ma spero di stimolare chi è in possesso di altri dati a inserirli, per far crescere la conoscenza».

Al progetto, hanno partecipato decine di professionisti. «E in questo momento la possibilità di fare questi contratti, seppure a tempo, nell’ambito della ricerca è una preziosa opportunità», conclude Daniele Malfitana, responsabile scientifico del progetto. Gli architetti Francesco Gabellone, Ivan Ferrari e Francesco Giuli sono impegnati nelle ricostruzioni 3D; Giovanni Leucci e Lara De Giorgi per le indagini geofisiche; Giovanni Fragalà e Annarita Di Mauro nella raccolta di foto, immagini e carteografie; Giuseppe Cacciaguerra, Alberto Branca, Antonino Cannata, Mario Indelicato, Claudia Pantellaro, Valeria Reina, Maria Luisa Scrofani per la ricerca dei dati storici, archeologici e architettonici; Antonino Mazzaglia, Valerio Noti e Samuele Barone per la gestione del web-Gis; Andrea Guardo al living lab e Danilo Pavone per il virtual tour. A occuparsi del management e della comunicazione Licia Cultroni e Silvia Iachello.


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