Timpa di Leucatia, parla una residente «Qui vivo il bello della campagna in città»

Donne intente a lavare i panni e bambini che sguazzano in una vasca ben più antica di loro. Oggi nascosta alla vista dalla fitta vegetazione. Con gli anni, a riabitare quella zona di via Lavatoio, a cavallo tra i Comuni di Catania e Sant’Agata Li Battiati, sono stati piante e animali. Ma anche tossicodipendenti e coppiette. Il tutto in un piccolo giardino cittadino abbandonato accanto a via Tito Manzella, a Canalicchio. È la timpa di Leucatia, destinataria di un progetto dell’amministrazione etnea che lascia perplesse le associazioni ambientaliste che chiedono chiarezza. Insieme a loro, anche i residenti, affezionati all’ambiente umido, unico in città, nonostante i disagi che spesso provoca. Tra tutti, l’allagamento di garage e cantine.

«Abito qui da più di trent’anni e la facciata posteriore della mia casa dà proprio sulla timpa», racconta una signora che preferisce rimanere anonima e che chiameremo Giovanna. La residente conosce benissimo gli effetti dell’acqua che attraversa copiosa l’ambiente umido. Un tempo incanalata dai monaci benedettini nel loro acquedotto e oggi divisa in due rami: una che scende per via Leucatia, in un conduttore, e l’altra che va a finire nelle case a valle. «Qui c’è una palazzina che ha sempre problemi perché garage e cantine si allagano. Un costo e un danno per i proprietari, ma anche un pericolo per la stabilità del palazzo», racconta la signora. Che si chiede: «Ma non è un peccato far perdere quest’acqua e non usarla per cose più utili?».

Ad aprile 2013, quando autorità, volontari del Rotary club e militari di Sigonella hanno inaugurato il nuovo volto della timpa – ripulita e con dei pannelli didattici apposti – c’era anche la signora Giovanna ad ascoltare. Direttamente dal balcone di casa sua, non ha dovuto nemmeno scendere in strada. «Quel giorno, il sindaco di Sant’Agata Li Battiati (Carmelo Galati, ndr) ha annunciato la volontà di creare un percorso per far visitare la zona con delle guide. Una bella idea, ma non se n’è fatto niente – continua la residente – Lui diceva anche che l’acqua a monte non si può incanalare, per non far morire la timpa che altrimenti resterebbe senza irrigazione».

E infatti nel progetto del Comune di Battiati per mettere in sicurezza la zona ed evitare gli allagamenti sono state previste delle trincee drenanti a valle: dopo l’ambiente umido ma prima delle case. Così come nel progetto parallelo del 2007 del Comune di Catania. Ma il documento, oggi, sarebbe stato rivisto, e nessuno sa quali siano le modifiche apportate al piano. Nonostante i numerosi vincoli imposti dalla soprintendenza etnea. Di certo c’è che la zona, nonostante le richieste delle associazioni, continua ad essere inaccessibile, al buio e per nulla valorizzata.

«Fino a qualche tempo fa si fermavano i ragazzi che si drogavano – racconta la signora – Si vedeva che si mettevano il laccio emostatico… Ma ora invece ci sono solo le macchine che si fermano». «Le coppiette», dice con un po’ di imbarazzo. Che lasciano a terra una scia di fazzolettini e preservativi usati. «Certo, sarebbe bello se valorizzassero la timpa. Io da un lato abito in città e dall’altro in campagna – conclude la residente – La mattina sento gli uccellini che cinguettano e di giorno, a volte, passano persino i falchetti. Mi piace guardarli mentre volano, mi dà un grande senso di libertà».


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