Caos piano Giovani, una guida dalla A alla Z La nuova selezione durerà sette giorni

«Dove sono troppi a comandare nasce la confusione», diceva Luigi Einaudi. Forse la confusione che si registra oggi nella gestione del Piano Giovani, da parte della Regione siciliana, è il frutto di tante teste. Risultato: un caos amministrativo nel quale è ormai difficile, se non impossibile, raccapezzarsi. Dal fatidico momento passato alla storia come il flop day, il 5 agosto, non c’è giorno senza che non intervengano novità che fanno lievitare la confusione.

Nel giro di tre settimane le selezioni effettuate con i due click day sono state prima considerate valide, poi annullate, poi era valida la prima e non valida la seconda. Quindi era valida la prima, ma non erano valide alcune parti della seconda.  Oggi – proprio mentre si discuteva sulla riunione della commissione Cultura e Lavoro dell’Ars andata in scena ieri e sulla proposta di affidare tutto al ministero del Lavoro – si materializza una nota del Codacons che annuncia «una mega azione risarcitoria collettiva in favore di migliaia di giovani siciliani gabbati in occasione del click day». Seguendo le istruzioni sul sito web del Codacons, «i giovani danneggiati dalla vicenda potranno far valere i propri diritti e chiedere un adeguato indennizzo in qualità di parti lese».

L’Associazione ha inoltre reso noto di aver presentato alla Procura di Palermo una istanza per l’ammissione come parte offesa e di essersi rivolta alla Corte dei Conti chiedendo «la condanna al completo risarcimento per danno erariale a quanti si sono resi responsabili delle condotte attive ed omissive».

Insomma, ormai la frittata è fatta. Proviamo, per grandi linee, a fare un po’ di luce su questo caos. Cominciando col dire che il cosiddetto Piano Giovani non è farina del sacco del Governo di Rosario Crocetta e dell’assessore Nelli Scilabra. Il Piano Giovani nasce da un’idea dell’ex assessore regionale alla Formazione, Mario Centorrino, e dall’ex dirigente generale, sempre della Formazione, Ludovico Albert. Parliamo, insomma, del Governo di Raffaele Lombardo. Sono loro che decidono di dirottare a Roma una parte delle risorse del Fondo sociale europeo (Fse) 2007-2013 destinato alla Sicilia. Non è una scelta sbagliata.

Tra il 2010 e il 2011 la Regione siciliana è in ritardo nella spesa dei 2,1 miliardi di euro del Fondo sociale europeo. Assessore e dirigente generale dell’epoca dirottano a Roma – nella casse del Miur (Ministero dell’università e della ricerca scientifica) – 453 milioni di euro. Il ragionamento è semplice: siccome la Regione non arriverebbe a spenderli, diamoli a Roma e facciamoli tornare trasformati in fondi nazionali, magari per provare a sfuggire alla rendicontazione con Bruxelles (poi non sarà così perché l’Unione europea ha già chiesto alla Regione notizie su questi fondi).

Il governo Crocetta eredita queste somme che finiscono in un programma di spesa chiamato Piano Giovani e impiega un anno e mezzo per iniziare a spenderle. O, quanto meno, per provare a spenderle. Una parte vanno alla Formazione professionale (sempre con ritardi incredibili). Un’altra parte – circa 100 milioni – vengono destinati ai tirocini formativi. Da questo momento in poi Piano Giovani e avviso per i tirocini formativi verranno identificati. In realtà, sono due cose diverse: l’avviso per i tirocini formativi è una parte del Piano Giovani.

Come assegnare questi tirocini formativi? Si tratta, alla fine, di risorse in favore di imprese e tirocinanti. Ogni tirocinante verrà impiegato in un’azienda per sei mesi e guadagnerà 500 euro al mese. Non c’è alcuna certezza che, dopo il periodo di tirocinio, venga assunto. Chi mastica un po’ di politiche attive del lavoro si rende subito conto che questa non è una grande trovata. Per dirla con il presidente Crocetta, non è, rivoluzionaria. Commentando questa scelta e, soprattutto, il metodo usato per selezionare i giovani, un esponente storico della sinistra siciliana, già parlamentare e assessore regionale, Franco Piro, intervistato da LinkSicilia, dirà: «Questa è una grande operazione clientelare».

Andando al metodo scelto, che poi è l’argomento che ha scatenato il caos, il Governo si orienta sul cosiddetto click-day. E’ un avviso un po’ temerario, perché taglia fuori, a priori, tutti i giovani disoccupati della Sicilia che non hanno particolare dimestichezza con il computer. Insomma, chi non naviga su internet è già scartato.
Questo è un passaggio importante. L’Amministrazione può optare per il click day. Ma chi è escluso – e dimostra di essere stato escluso – può inoltrare ricorso. Quando questo avviene non ci sono diversità di vedute tra l’assessore Scilabra e l’allora dirigente generale dei dipartimenti Formazione e Lavoro, dottoressa Anna Rosa Corsello. Il primo click day – quello dello scorso luglio – bene o male, va in porto. Non mancano le lamentele. Perché, di fatto, si è trattato di una gara di velocità nel collegarsi via internet al posto della verifica dei curricula.

Anche questo passaggio è importante: il primo click day, alla fine, ha l’aria di essere stato, almeno in parte, ecumenico. Hanno partecipato in tanti, molti sono rimasti a bocca asciutta, ma sarebbe ingeneroso e ingiusto dire che si è trattato di qualcosa di combinato. Il secondo click day, invece, dà adito a molti dubbi. Il numero di partecipanti è stato maggiore rispetto al primo? Può darsi. Ma la sensazione è che si sia trattato di qualcosa di meno ecumenico dell’appuntamento-web di luglio. L’unico elemento certo, riscontrabile, provato è che migliaia di giovani disoccupati siciliani non sono riusciti a collegarsi. E sono rimasti fuori. Insomma, gli 800 tirocinanti selezionati nei primi di agosto, al secondo appuntamento-web, sembrano molto fortunati. Poiché sono migliaia i giovani disoccupati siciliani che non sono riusciti a collegarsi al sito, c’è il dubbio che qualcosa non abbia funzionato. O che abbia funzionato molto bene.

Il Governo regionale, davanti a una protesta popolare, fa sapere che a cedere è stato il sito. La responsabilità viene scaricata su una società esterna alla Regione, Ett, chiamata ad occuparsi degli aspetti informatici. Con molta probabilità, è da questo momento che i conti non tornano più. E scoppia il caos. A questo punto si scopre che la gestione di questo avviso è stata tutt’altro che trasparente. Piano piano, vengono fuori altre tre società coinvolte nell’iniziativa: Italia Lavoro, società del ministero del Lavoro che opera da anni in Sicilia; il Formez, altro gruppo nazionale, e una società regionale, Sviluppo Italia Sicilia.
In tutti e quattro i casi con affidamenti diretti, senza evidenza pubblica. Su 100 milioni di euro, 12 milioni, forse 15 milioni di euro dovrebbero essere inghiottiti da queste quattro società. Si scopre, insomma, che i soldi del Piano Giovani stanno finendo, almeno in parte, ai vecchi. Intanto, qualche giorno dopo il secondo, fallimentare click-day, ribattezzato flop-day, e precisamente l’8 agosto, la dirigente Corsello presenta le dimissioni al presidente Crocetta.  Il governatore non le rende note, forse la invita a ritirarle. Di certo le chiede di preparare un secondo avviso che si materializza nei giorni di Ferragosto.

Il secondo bando non è sbagliato. Anzi, è lungimirante perché punta a sanare i mille e 600 tirocinanti selezionati, aprendo una finestra per chi è rimasto fuori, aggiungendo le risorse di un altro Piano dell’Unione europea. E’ un modo per mettere una pezza al caos che si è creato. Evitando i ricorsi dei mille e 800 selezionati, qualora venissero esclusi. Ed evitando i ricorsi di chi è rimasto fuori. Quello che succede poi non è chiaro. Si sa che, poche ore dopo la presentazione del secondo avviso – che la dottoressa Corsello ha concordato con il presidente Crocetta – gli assessori  Scilabra e Giuseppe Bruno vengono fuori con un comunicato in cui dicono di non essere stati consultati.
Forse per Bruno potrebbe essere così. Ma non per Scilabra, che ha partecipato a una riunione con il presidente Crocetta e la dirigente Corsello l’11 agosto. Perché i due assessori vengono fuori con un comunicato che, di fatto, mette in discussione un avviso che il presidente della Regione ha concordato con la dirigente generale dei dipartimento Formazione e Lavoro? Forse si sono sentiti scavalcati? Chissà.

Fatto sta che ormai i telefoni tra i due assessori e la dirigente generale si sono rotti. Inizia una polemica a colpi di dichiarazioni che si protrae fino al giorno in cui la commissione Cultura e Lavoro dell’Ars convoca la dottoressa Corsello e i due assessori. Questo avviene una decina di giorni fa. Il giorno della seduta la dottoressa Corsello fa sapere di essersi dimessa l’8 agosto. E si presenta con una relazione puntuale dove racconta, passo dopo passo, tutti i passaggi amministrativi. Dimostrando, con i documenti, che il click-day non è opera sua e che il contratto con Italia Lavoro è stato imposto dal Governo. L’assessore Scilabra prende la parola subito dopo e attacca a testa bassa la dirigente generale. La strategia dell’assessore è piuttosto chiara: leggi Bassanini alla mano (le leggi nazionali di fine anni ‘90, recepite in più riprese dall’Ars, che hanno introdotto la separatezza tra politica e burocrazia: la politica dà gli indirizzi, la burocrazia firma gli atti, a partire da quelli di spesa), dice a chiare lettere che in tutti gli affidamenti alle società esterne alla Regione c’è la firma della dottoressa Corsello.

La difesa dell’assessore Scilabra è fragile: perché nella relazione letta dalla Corsello si dimostra, carte alla mano, che quasi tutti gli atti firmati dalla dirigente generale hanno, alle spalle, atti del Governo come le delibere di Giunta. La polemica prosegue ininterrottamente fino a ieri. Quando torna a riunirsi la commissione Cultura e Lavoro dell’Ars. Questa volta a leggere la relazione è l’assessore Scilabra, che torna ad attaccare a testa bassa la dottoressa Corsello ormai dimissionaria e sostituita da Gianni Silvia al dipartimento Formazione professionale e dall’agronomo e dirigente regionale Lucio Oieni al dipartimento Lavoro. La dottoressa Corsello non è presente.

Colpisce un passaggio della relazione dell’assessore. Che sugli affidamenti alle società esterne alla Regione precisa che, trattandosi di società pubbliche, non c’è bisogno di ricorrere alle evidenze pubbliche. La cosa colpisce perché l’Unione europea dice l’esatto contrario per scongiurare alterazioni del mercato. La verità è che non si capisce – o si capisce benissimo? – il motivo per il quale, per assegnare i tirocini formativi, l’Amministrazione regionale abbia fatto ricorso a ben quattro società esterne! Questo particolare apre uno scenario rimasto un po’ in ombra: perché, per assegnare questi benedetti tirocini formativi il Governo Crocetta non ha utilizzato gli uffici e il personale della Regione? L’assessore Scilabra dice che questa scelta è stata voluta dalla Corsello. Che replica dicendo l’esatto contrario.

Il dato di fatto, oggettivo, è che il Governo regionale, nei mesi scorsi, ha licenziato circa mille e 800 dipendenti degli sportelli multifunzionali, che si occupano, anzi che si occupavano proprio di politiche del lavoro. Tra attuali uffici regionali e sportelli multifunzionali, per assegnare questi tirocini non ci sarebbe voluto alcun click-day: tutto sarebbe andato in automatico. Il Governo Crocetta ha optato, invece, per una via tortuosa, creando una confusione incredibile.

Domanda finale: oggi a che punto siamo? Il secondo avviso della dottoressa Corsello – così dice l’assessore Scilabra – verrà ritirato. Metà dei giovani selezionati non avranno i tirocini perché il metodo è stato dichiarato sbagliato. Poi ce ne sono altri sui quali sono in corso controlli. Confusione su confusione. Il Governo fa sapere che non ci sarà più il click day. Dovrebbe gestire tutto il ministero del Lavoro. Sempre via internet. Ma la possibilità di accesso e la gestione degli incroci tirocini-aziende durerà sette giorni, non più uno solo.

Che dire di una Regione a Statuto Autonomo che delega le politiche del lavoro al Ministero? In pratica, la sconfitta del governo Crocetta e della politica siciliana. Per non parlare del fatto che il Governo ha nominato due dirigenti generali – i già citati Silvia e Oieni – per poi delegare tutto a Roma. Intanto ieri sera, dopo la seduta della Commissione, i grillini dell’Ars hanno formalizzato la mozione di censura all’assessore Scilabra con richiesta di dimissioni: «Questa storia non può finire a tarallucci e vino», hanno detto le parlamentari grilline Valentina Zafarana e Gianina Ciancio. Stamattina anche Forza Italia, con il capogruppo Marco Falcone, ha presentato una mozione di censura con richiesta di dimissioni. Mercoledì prossimo gli azzurri terranno una conferenza stampa per illustrarla. Ci saranno pure i parlamentari del Pid-Cantiere Popolare e il coordinatore in Sicilia del Nuovo centrodestra, Francesco Cascio.

[Foto di Massimo Cuomo]


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