Muos, perito Tar smonta la relazione dell’Iss Tra misure sbagliate e rischi sottovalutati

«Le problematiche riguardanti il campo elettromagnetico irradiato dalle parabole del Muos in asse, fuori asse e in particolare in prossimità del terreno, il livello del campo elettromagnetico irradiato dalle antenne della base statunitense di Niscemi nel breve e nel lungo periodo, i possibili effetti causati dall’interazione di aerei con il fascio del Muos sono trattate rispettivamente da Iss, Ispra ed Enav in maniera non esaustiva e come tale suscettibile di ulteriori doverosi approfondimenti». Un macigno sulle relazioni che hanno consentito alla Regione di procedere alla revoca della revoca delle autorizzazioni del Muos. A metterlo è Marcello D’Amore, un tecnico super partes: il perito del Tar di Palermo, ingegnere, professore emerito di Elettrotecnica dell’università La Sapienza di Roma. A lui il tribunale amministrativo aveva affidato il compito di effettuare una prima perizia sull’impianto militare di telecomunicazioni.

Nella relazione depositata a luglio sottolineava come i controlli effettuati fino ad allora fossero insufficienti. Il Tar ha quindi dato un ulteriore compito al docente: un’integrazione alla luce delle relazioni dell’Istituto superiore di sanità e dell’Enav. Cioè di quei documenti su cui l’assessorato all’Ambiente della Regione Sicilia ha basato il provvedimento di revoca della revoca delle autorizzazioni, dando sostanzialmente il via libera alla realizzazione del Muos. Una decisione su cui è aperta un’indagine. L’associazione Rita Atria ha infatti denunciato il dirigente dell’assessorato all’Ambiente, Gaetano Gullo, per falso in atto pubblico. Il giudice aveva respinto la richiesta di archiviazione presentata dal pm affermando che il provvedimento era «in palese contrasto con il contenuto delle conclusioni dell’Istituto superiore di sanità, che sarebbero state travisate palesemente e deliberatamente». Adesso la nuova relazione di D’Amore mette un altro importante tassello in questa vicenda, perché sottolinea come le analisi dell’Iss non affermano, come si è voluto far credere, che il Muos non comporta rischi per la salute umana.

Il docente di Elettrotecnica passa in rassegna i punti critici della relazione dell’Istituto superiore di sanità. Per prima cosa, sottolinea che la descrizione del caso peggiore (cioè lo scenario peggiore che si possa ipotizzare) è stata realizzata in modo errato. «L’Iss, a causa del tempo limitato previsto per svolgere le proprie valutazioni, non è stato in grado di procedere all’acquisizione né dei codici di calcolo, né dei dati dettagliati necessari, per cui è dovuto ricorrere a procedure di calcolo semplificate ritenendo che tali procedure potessero dare indicazioni nell’ottica del caso peggiore». Invece, i valori calcolati da D’Amore – segnatamente quelli di picco della densità di potenza e del campo elettrico lungo l’asse del fascio – «risultano superiori ai limiti previste dalle normative nazionali». Qui il docente fa un’altra puntualizzazione e precisa che le leggi italiane costituiscono «il solo riferimento di legge nel contesto della verificazione in atto». Invece l’Iss cita spesso i limiti, inferiori, della Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti.

Secondo punto: i possibili danni su una persona che, nel caso di malfunzionamenti dei sistemi di puntamento o di eventi sismici, venisse esposta al fascio del Muos. Secondo l’Iss i danni sarebbero «trascurabili. D’Amore sostiene che questa affermazione «non è condivisibile e che un tale evento, al contrario, deve essere evitato».

Terzo aspetto: l’impatto della raffineria di Gela sul territorio del comune di Niscemi e il profilo di salute della popolazione residente nello stesso comune. «Rispetto alle statistiche della Regione Sicilia si evidenziano per il genere maschile eccessi significativi per i tumori maligni nel loro complesso, tra cui il tumore al polmone e tumori maligni delle ossa e della cartilagine, e per il genere femminile un eccesso per tumori maligni del sistema linfoematopoietico». Il rapporto dell’Iss ritiene che le cause di questa concentrazione di tumori siano di varia natura – in alcuni casi legati ad esposizioni in ambito agricolo – ma non afferma che una possibile causa potrebbe essere l’esposizione a campi elettromagnetici. Sempre l’Istituto di sanità sottolinea che «gli studi internazionali non consentono di pronunciarsi in modo positivo o negativo sugli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute».Per D’amore «una tale affermazione potrebbe da sola giustificare l’adozione del principio di precauzione».

Quarto punto: le 46 antenne già presenti nella base americana. La relazione del docente della Sapienza sottolinea «macroscopiche discordanze» tra le misure che per anni ha condotto l’Arpa Sicilia sui valori del campo elettrico irradiato e quelle che ha condotto l’Ispra in un periodo limitato a dieci giorni. «I valori raccolti in quest’ultimo caso sono notevolmente inferiori nei siti prossimi alla base, in particolare in località Ulmo, a quelli misurati in passato da Arpa Sicilia in prolungati periodi di tempo». D’Amore scrive quindi che questa differenza sarebbe dovuta essere approfondita dalla stessa Arpa visto che poi «le analisi dell’Ispra sono state utilizzate dall’Istituto di sanità per dimostrare che i campi elettromagnetici irradiati dalle antenne rispettano i limiti previsti dalla normativa nazionale e sarebbero irrilevanti nell’eventuale cumulo con il campo elettromagnetico irradiato dalle antenne Muos. In mancanza di tali approfondimenti – continua D’Amore – le risultanze sperimentali del rapporto Ispra non possono essere considerate dirimenti ai fini della valutazione dell’impatto elettromagnetico prodotto dalle antenne della base NRTF in prolungati periodi di tempo ed i conseguenti rischi di esposizione per la popolazione».

Quinto punto: lo studio dell’Enav sulle interazioni tra Muos e traffico aereo. Ma solo con l’aeroporto di Comiso, precisa subito D’Amore nella relazione. L’Enav non ha infatti tenuto conto della presenza degli scali di Catania e di Sigonella. «L’analisi del possibile attraversamento del fascio di onde del Muos da parte dell’aereo è svolta da Enav basandosi erroneamente sul calcolo del campo lontano, come la stessa Enav riconosce nelle conclusioni. Andrebbe poi verificato che il rischio di effetti su dispositivi elettroesplosivi a bordo degli aerei (eventualità che aveva fatto escludere Sigonella come sede del Muos ndr) sia effettivamente scongiurato». Di questo la relazione dell’Enav non parla. Per tutte queste ragioni, scrive D’Amore, «le interazioni del sistema Muos con aerei e con gli aeroporti interessati, dovrebbero essere oggetti di una nuova approfondita indagine che oltre alla verifica del rispetto delle normative, tratti in maniera rigorosa i rischi ai quali la popolazione ed il territorio limitrofo potrebbero essere esposti».

Il Tar di Palermo, che adesso dovrà tener conto della nuova relazione del suo perito, ha fissato la prossima udienza per il 25 ottobre. Soddisfatti gli avvocati del Movimento No Muos. «Finalmente un tecnico indipendente ha certificato quanto affermato da tempo dagli avvocati e dai comitati riguardo il fatto che l’elaborato dell’Iss conteneva degli elementi di preoccupazione che non giustificavano la cosiddetta revoca delle revoche. Anzi, c’erano tutti gli elementi per confermare e mantenere la revoca (o meglio l’annullamento) delle autorizzazioni». «D’Amore conferma che l’Iss non ha mai detto che il Muos è innocuo – commenta Goffredo D’Antona, legale dell’associazione Rita Atria – finalmente qualcuno fa il suo lavoro e in Italia basta questo per essere contenti. Invieremo una copia della relazione alla procura di Palermo a proposito della nostra querela nei confronti del dirigente Gullo».


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