Le Malmaritate, un progetto per dare voce alle donne Dall’incontro con Carmen Consoli al primo album

«Ognunu havi ‘n sigretu». Anche l’alchimia che lega le Malmaritate sembra essere un mistero. Il gruppo, nato sotto l’ala protettrice e l’etichetta discografica di Carmen Consoli, ha pubblicato lo scorso 25 novembre il primo album. Ognunu havi ‘n sigretu, appunto. Quattro donne – Gabriella Grasso (voce e chitarra), Valentina Ferraiuolo (voce e tamburi), Emilia Belfiore (violino) e Concetta Sapienza (clarinetto) – unite dalla voglia di fare musica, ma non solo. «L’idea parte da Carmen – racconta Grasso – è stato un incontro divertente e da lì, empaticamente, è nata l’idea di portare assieme le nostre esperienze».

Non siete sole. Usateci, siamo disposte a darvi voce

La data di lancio dell’album non è casuale: il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. «Il messaggio che vogliamo far passare è incoraggiare queste donne che si nascondono dietro paure familiari, dipendenze forti». «Abbiamo voluto riproporre il tema del legame tra le tradizioni popolari e il ruolo della donna», le fa eco Valentina Ferraiuolo. «Tradizionalmente le sono affidati tutti i momenti di collettività – prosegue – Era lei a costituire il collante». Le quattro componenti del gruppo hanno alle spalle esperienze diverse, ma «guidate da una mano come quella di Carmen abbiamo messo dentro le nostre storie e abbiamo sposato una causa». Il messaggio lanciato attraverso la musica – «un grande vettore, un mezzo diretto che va dritto al cuore», la definisce Grasso – «è un incoraggiamento a tutte le donne. Ma non è un progetto femminista – tiene a precisare – È voler creare valore, attraverso la collaborazione». «Non c’è femminismo in questo – sottolinea Ferraiolo – ma una grande autostima, reale; dei valori che abbiamo il dovere morale di divulgare».

L’idea di legare il progetto a un tema, quello della violenza sulle donne, nasce grazie a Valentina Ferraiuolo, che da anni cura progetti sociali coinvolgendo anche i più piccoli. «Abbiamo abbracciato questo mio impegno e facciamo campagne nelle scuole, è da lì che si deve partire». «Non dobbiamo accendere per forza il televisore per sentire storie di violenza – riflette Gabriella Grasso – ne abbiamo alla portata del nostro orecchio e del nostro occhio». Il nome del gruppo prende spunto da qualcosa di lontano, ma non troppo: «La condizione delle malmaritate nasce nel medioevo – racconta la musicista – Si tratta di donne destinate a uomini non amati, costrette a rimanere in queste relazioni. Loro attraverso la poesia e la canzone esternavano questo disagio: scrivevano per esorcizzare un disagio relazionale molto importante». Con il passare del tempo si superano i matrimoni combinati, ma oggi «siamo noi che ci imponiamo queste condizioni». Dalle malmaritate per creare alleanze o procurare guadagno alle famiglie, si è passati ai matrimoni per amore, ma svantaggiosi. «Sempre malmaritate siamo», ride la chitarrista. «Oggi mi sento veramente malmaritata – concorda la percussionista – ma per scelta. Scelgo bene il mio matrimonio, scelgo di non rifarmi a matrimoni per interesse. E questo è un messaggio positivo da lanciare». 

«Carmen Consoli dice sempre che le Malmaritate sono un contenitore artistico – spiega Grasso – Mettiamo dentro la nostra esperienza, il nostro stato emozionale. Abbiamo collaborato con diversi artisti». Prosegue Valentina Ferraiuolo: «È un lavoro individuale, ma anche di gruppo». Hanno prestato la propria voce per il progetto Nada, Claudia Gerini, Donatella Finocchiaro. E poi c’è l’apporto della Cantantessa. «Di lei che devo dire? – sorride Gabriella Grasso – Nei secoli la donna ha acquistato credibilità: nella musica l’abbiamo acquistata attraverso figure come la sua». «Sunamo? Sunamo!», è lo spirito che ha contraddistinto la genesi dell’album. All’interno brani apparentemente divertenti, come Mamma ciccu mi tocca, che celano messaggi che invocano un risveglio. Oppure il racconto di momenti drammatici, come Arrivaru i cammisi sul massacro di Bronte. Non poteva mancare la tradizione, rappresentata da Terra Ca Nun Senti di Rosa Balistreri, Remedios di Gabriella Ferri e Canzone Arrabbiata di Nino Rota.

«Il disco è il frutto di un lavoro durato un anno e mezzo, curato nei dettagli. C’è molta spontaneità, molto cuore», dice con un pizzico di emozione Gabriella Grasso. Lo scopo di tutto questo impegno lo riassume Valentina Ferraiuolo: «Noi serviamo a dire “non siete sole”. Siamo il mezzo con il quale possiamo aiutare: usateci, siamo disposte a darvi voce».


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