Laurea in Scienze gastronomiche come in Piemonte «Ormai anche per il lavoro al pub servono studi specifici»

«Sempre più spesso i laureati del settore umanistico trovano impiego nel campo dell’enogastronomia, e d’altro canto, ormai anche per lavorare in un pub o in un supermercato si rende necessario un titolo di studio specifico». A sostenerlo è Dora Marchese, italianista dell’università di Catania, che da anni si muove nel settore emergente dei food studies, analizzando il rapporto fra cibo e letteratura. È lei la promotrice del primo corso di laurea catanese interamente dedicato al gusto. Scienze dell’alimentazione e della gastronomia – questa la denominazione – partirà a settembre 2015, ma sarà anticipato da un corso di perfezionamento per diplomati, dal titolo Gastronomia e cultura nell’area del Mediterraneo. Il tutto nasce da un accordo fra l’università telematica San Raffaele di Roma e il campus Don Bosco di Tremesteri Etneo, un’intesa che ha anche ottenuto il patrocinio del neonato Cunes, il coordinamento dei Comuni Unesco di Sicilia presieduto dal sindaco catanese Enzo Bianco.

«Si tratta di un’università privata online che, ovviamente, offrirà i vantaggi dell’e-learning. Ma l’obiettivo è quello di avere ricadute sul territorio – spiega Marchese – promuovendo non solo seminari, ma accordi con le aziende e inserendo nei piani di studi discipline che valorizzino i prodotti locali, ad esempio i vini siciliani». L’autrice del Gusto della letteratura – che, rivestirà anche il ruolo di docente – ci tiene a ricordare che «la nostra regione vanta un numero di siti Unesco fra i più alti», e che «ormai anche la vite di Pantelleria è entrata a far parte dei patrimoni immateriali dell’umanità assieme alla dieta mediterranea».

Almeno sulla carta ci sarebbero, dunque, tutti i presupposti per rilanciare il turismo enogastronomico partendo dalla formazione. «Anche se l’offerta didattica si reggerà sull’asse scientifico – continua – daremo spazio al turismo e agli studi umanistici. Del resto, il cibo sta diventando sempre più una categoria che avvicina settori che difficilmente si incontrerebbero e sempre più spesso le strade del gusto tendono a coincidere con quelle degli scrittori». La tavola sarebbe, perciò, un ponte di comunicazione fra un geometra e un letterato: «La letteratura è spesso vista come materia da addetti ai lavori, mentre mangiare è una cosa che facciamo tutti. Parlare di cibo e letteratura equivale a dire che tutti possiamo capire la letteratura».

Strade del gusto, ristoranti letterari, enogastronomia come disciplina nei piani di studio delle facoltà di lettere, laboratori su letteratura e cibo: tutti fenomeni che si moltiplicano in Italia, negli ultimi anni, e in linea con il tema dell’imminente Expo di Milano. «L’esposizione ha sicuramente fatto da volano», ammette Marchese. Ma, per l’italianista, «anche nel resto della penisola, le facoltà che fanno del gusto il cardine dell’offerta formativa sono ancora poche». La più famosa è anch’essa privata: si tratta dell’università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – frazione di Bra -, in Piemonte. La tendenza sembra però aver varcato anche lo stretto, se si considera che anche l’università degli studi di Messina offre da oltre dieci anni un corso di laurea triennale con la stessa denominazione. Che però fa capo al dipartimento di Scienze biomediche, odontoiatriche e delle immagini morfologiche e funzionali (abbreviato in Biomorf). In tutti i casi menzionati, la classe di laurea è comunque la L-26, in Scienze e tecnologie agro-alimentari


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